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 2023  aprile 16 Domenica calendario

A Roma l’emorragia delle botteghe storiche

Il numero più eclatante lo fornisce la Confederazione nazionale dell’Artigianato (Cna): nel 1991 a Roma erano censite più di 5mila botteghe storiche. Ora sono meno di mille: quattro aziende su cinque hanno chiuso. Affitti che salgono alle stelle, concorrenza diretta di grandi catene e indiretta legata alla capacità economica dei grandi gruppi di reggere canoni di locazione elevati. E poi, lo spopolamento del centro ormai ridotto a una specie di bed and breakfast gigante; per l’artigianato, l’assenza di scuole che tramandino il sapere di generazione in generazione; il caro bollette e i rincari delle materie prime. La desertificazione delle botteghe e dei negozi storici ha tante cause.
In realtà, i numeri veri sono quasi impossibili da certificare. Il Campidoglio ha un sito (www.turismoroma.it/it/tipo-luogo/botteghe-storiche) nel quale sono elencate un paio di centinaia di botteghe storiche. Ma sono poche e il censimento - il cui impulso iniziale parte dal commerciante o dall’artigiano che deve richiedere il marchio di bottega storica - va a rilento.
IL FATTURATO
Confcommercio stima come Cna un migliaio di esercizi commerciali storici su Roma. Dato condiviso anche da Giulio Anticoli, presidente dell’Associazione Botteghe storiche, che parla di un numero che oscilla fra 700 e 1000 negozi. Per altri, invece, il numero totale sale anche a 3mila botteghe. Da un punto di vista economico, la stima generale è che una bottega storica abbia un fatturato annuo di circa 120mila euro il che porta il volume globale di affari da 84 fino a 360 milioni di euro annui. La proposta di forme di sostegno economico ai negozi storici, però, incontra reazioni contrastanti. Un po’ tutti ovviamente accolgono con favore l’iniziativa ma qualcuno obietta l’insufficienza della misura proposta.
«Noi abbiamo chiuso dopo venticinque anni di attività - spiega Davide Vender, direttore dell’ormai ex libreria Odradek, di via dei Banchi Vecchi, dietro Campo de’ Fiori - e quindi ben venga un sostegno. Ma prima di questo serve evitare lo spopolamento del centro che ormai è diventato una specie di immenso B&B con turismo di transumanza che rimane un paio di giorni, mangia con una ristorazione pressoché miserabile e, di fatto, "consuma" la città senza portare nulla».
«Hanno chiuso botteghe storiche come il caffè della Pace dietro piazza Navona e ultimamente la libreria Odradek di via dei Banchi Vecchi», argomenta Valerio Galeotti, Responsabile Cna Artistico e Tradizionale, che aggiuge: «Altre attività rischiano di disperdere saperi che vengono da lontano e potrebbero lasciare un vuoto incolmabile di conoscenze ed esperienze: oreficerie, alimentari, librerie, falegnamerie, panifici e tanti altri. L’opportunità del disegno di legge che stanzia un fondo potrebbe essere una boccata di ossigeno per chi è riuscito a resistere. Come Cna Roma crediamo che debbano essere utilizzati per supportare gli affitti, sostenere progetti di ristrutturazione e attività di promozione».
LA FORMAZIONE DIGITALE
Per Cna occorre incentivare la formazione digitale per promuovere le botteghe storiche e legarsi ai trend turistici in aumento e incentivare la formazione dei mestieri tradizionali. Quest’ultimo tema è condiviso anche da Anticoli: «Gli esercizi di somministrazione di cibo e bevande possono ancora reggere il costo degli affitti mentre aziende artigiane no. Più il caro bollette. Ma è necessario rilanciare gli antichi mestieri che si perdono: servono le botteghe scuola dove si possano formare i giovani apprendisti. E serve di trovare un compromesso sulla tassazione di Imu e Tari per le botteghe storiche».