il Fatto Quotidiano, 16 aprile 2023
La Romagna rischia di diventare zona arida-steppica
In Italia – La prima metà di aprile 2023 è trascorsa più fredda del normale, anche di oltre 2 °C tra il Nord-Est e le regioni adriatiche. Può succedere (più raramente) anche in questi tempi di riscaldamento globale: infatti non era più accaduto da marzo-aprile 2022 di vivere alcune settimane insolitamente “frizzanti”, avendo dominato invece le anomalie calde (il 2022 è stato l’anno più caldo almeno dal 1800 a livello nazionale). Giovedì 13 la depressione “Rudolf” ha prodotto precipitazioni abbondanti su parte di Liguria, Lombardia, Toscana e Nord-Est, soprattutto sul Friuli-Venezia Giulia (118 mm sui rilievi alle spalle di Udine) e, al passaggio del vigoroso fronte freddo, forti temporali con grandine a Novara e Genova, e un tornado che ha danneggiato alcuni cascinali poco a Sud di Ferrara. La neve è tornata a 700-900 m sull’Appennino settentrionale e le Alpi orientali, depositando ben 120 cm di manto ai 1800 m del Monte Lussari presso Tarvisio. Ancora a secco invece il Piemonte occidentale, dove il foehn ha acuito la siccità e favorito un incendio boschivo presso il monastero della Sacra di San Michele, in Val Susa. Numerose le valanghe nonostante l’innevamento mediocre, complici gli instabili accumuli di neve creati dal vento in quota: da inizio aprile, sette vittime tra gli sci-alpinisti in Val d’Aosta e Alto Adige, oltre alle sei del giorno di Pasqua sul lato francese del Monte Bianco. Prima delle recenti nevicate, che peraltro non hanno migliorato in modo apprezzabile la situazione idrica nel bacino padano, il volume di acqua immagazzinato sotto forma di neve in Italia era molto precario: il 9 aprile, secondo la fondazione Cima, 2,59 miliardi di metri cubi, 64% sotto la media del periodo, pari alla risorsa idrica nivale disponibile l’anno scorso a metà maggio (dunque è ben peggio adesso!). L’Autorità di Bacino del Po rinnova la preoccupazione per le portate del fiume sempre ai minimi storici e il cuneo salino dell’Adriatico già risalito a 27 km dalla foce. Un articolo dell’Università di Padova apparso su Agricultural Systems (Climate change-induced aridity is affecting agriculture in Northeast Italy) indica che nell’ultimo decennio l’aridità è già aumentata a danno di una delle aree dall’agricoltura più produttiva del Paese, e senza riduzione dei gas serra entro fine secolo la Romagna potrebbe essere classificata come zona dal clima “arido-steppico-caldo”.
Nel mondo – Il ciclone tropicale “Ilsa” ha investito l’Australia occidentale con raffiche di vento di rara intensità per la regione (oltre 250 km/h, categoria 5), e solo la bassa densità abitativa ha relativamente contenuto i danni e scongiurato vittime. Un eccezionale diluvio da 658 mm in 24 ore mercoledì ha sommerso Fort Lauderdale (Florida) intrappolando innumerevoli veicoli nelle strade e inondando pure l’aeroporto. Eventi che divengono sempre più probabili al surriscaldarsi di aria e oceani, e questi ultimi non sono mai stati caldi come in questa prima parte di aprile, almeno in 42 anni di rilievi satellitari, con una media globale di 21,1 °C, record a cui ha contribuito la recentissima fine della fase fredda “La Niña” nel Pacifico, in transizione verso il caldo “El Niño”. Al tempo stesso l’aumento delle temperature causato dalle attività antropiche, e di conseguenza dell’evapo-traspirazione, nell’ultimo sessantennio si è tradotto in un’accelerazione dell’innesco delle siccità in molte zone del mondo, specie in Eurasia, Nord Africa e costa pacifica del Sudamerica, dice l’articolo A global transition to flash drought under climate change di scienziati cinesi, britannici e statunitensi, pubblicato su Science. All’avvicinarsi dell’estate, una calura precoce ed estrema sta già interessando l’Asia con i primi 40 °C dell’anno in Cina e punte di 44 °C in Pakistan, ma anche Stati Uniti e Canada, 32,8 °C venerdì a New York in luogo dei 17 °C normali per aprile.