Tuttolibri, 15 aprile 2023
Su "L’invincibile estate di Liliana" di Cristina Rivera Garza (Sur)
«Siamo loro nel passato, e siamo loro nel futuro, e al tempo stesso siamo altre. Siamo altre e siamo le stesse di sempre. Donne in cerca di giustizia. Donne esauste, ma unite. Ormai stufe, ma con una pazienza secolare. Ormai per sempre furiose». Ci sono libri che raccontano una storia e altri che la storia la scrivono: quest’ultimo è il caso di L’invincibile estate di Liliana di Cristina Rivera Garza, una delle scrittrici messicane più riconosciute, pubblicato in Italia da SUR con una traduzione di Giulia Zavagna. Perché non si tratta solo di un romanzo miracoloso sul femminicidio - quello di Liliana, sorella dell’autrice, assassinata il 16 luglio del 1990 a Città del Messico -, ma anche di un’indagine reale volta ad assicurare alla giustizia il suo autore, rimasto impunito.
«Non si è mai inermi come quando non si ha linguaggio», riflette la protagonista varcando la soglia del cimitero dove riposa senza pace sua sorella, accompagnata dal padre che, a quasi novant’anni, si china ogni giorno a strappare le erbacce dalla tomba della figlia morta appena ventenne. Quando Liliana fu assassinata la parola «femminicidio» non esisteva: esistevano però le insinuazioni sulle ragazze facili, su quelle che, vestite in modo provocante, i guai se li cercano, sulle madri incapaci di educare al pericolo le figlie. Il femminicidio è riconosciuto reato in Messico solo dal 2012, tutti i femminicidi commessi prima di quella data, tra cui quello di Liliana, erano considerati crimini passionali. «Finché non è arrivato il giorno in cui, con altre, grazie alla forza di altre, abbiamo potuto pensare, immaginare forse, che ci spettava anche la giustizia. Che la meritavi tu. Che potevamo lottare, a voce alta e con altre, per portarti qui, alla casa della giustizia. Al linguaggio della giustizia».
L’invincibile estate di Liliana ha come teatro i tribunali e le cancellerie di Città del Messico, capace di accogliere chiunque e di uccidere chiunque, «prodiga e malsana al tempo stesso, cumulativa, soverchiante». Tre decenni dopo la morte della sorella - «è una bugia che il tempo passa, il tempo si blocca»- l’autrice è determinata recuperare il fascicolo dell’assassinio di Liliana nella speranza che il caso venga riaperto e che il colpevole paghi. Al tempo un mandato d’arresto era stato emesso nei confronti di Ángel González Ramos, ex fidanzato di Liliana, volatilizzatosi nel nulla senza che nessuno l’avesse cercato poi così tanto. Del resto in Messico, uno dei Paesi con il più alto tasso di femminicidi al mondo, dieci donne al giorno sono uccise per mano di chi un istante prima dichiarava di amarle. Contro questo orrore, da qualche anno a questa parte migliaia di donne con il fazzoletto in testa sfilano per le strade della capitale chiedendo giustizia e rivendicando il loro diritto di vivere sulla loro terra sporca di sangue.
È stata proprio questa presa di coscienza femminista ad aver animato l’autrice. Dopo tanti anni «ci ritroviamo sempre al punto di partenza: con i piedi imprigionati in una colla dura fatta di lutto e senso di colpa»: non importa se ci vorranno settimane di pellegrinaggio negli uffici del mostro burocratico messicano, non importa se ci sarà chi farà ancora allusioni al fatto che Liliana in fondo se l’era cercata, non importa se servirà un avvocato, centinaia di sigarette e tanta pazienza: «se quel fascicolo muore, come muoiono tutti i fascicoli, morirà la possibilità di localizzare l’assassino e obbligarlo a rispondere al mandato di arresto. Ci sarà un processo. Deve esserci un processo e deve esserci una sentenza. Deve esserci giustizia». Perché è tempo che l’uomo, qualunque uomo impune, finalmente paghi: non si può più accettare che stupratori e assassini continuino a scovare le loro prede nei licei e nelle università di tutto il Messico sapendo che non pagheranno mai.
Dopo la pubblicazione in Messico nel maggio 2021 e dopo essere stato insignito di prestigiosi premi, l’attenzione mediatica ricevuta da L’invincibile estate di Liliana ha contribuito ad accelerare le pratiche per recuperare il fascicolo sull’omicidio e riaprire le indagini a trent’anni dalla tragedia e anche la casa editrice ha istituito una casella email alla quale inviare segnalazioni. Dopo sei mesi, è arrivato un breve messaggio secondo il quale Ramos sarebbe fuggito negli Stati Uniti, dove avrebbe vissuto sotto falso nome fino alla morte, sopraggiunta nel 2020. L’autrice conferma che le indagini per verificare la fondatezza di queste informazioni sono ancora in corso.
Con questo romanzo potentissimo dedicato a una donna che si rifiuta di essere dimenticata, Liliana diventa davvero invincibile trent’anni dopo la sua morte. E con lei tutte le donne: perché la differenza tra lei e noi, tra lei e te, lettore, è solo non aver (ancora) incontrato un assassino.