la Repubblica, 15 aprile 2023
Tokyo invasa dai pollini
È una vera emergenza in Giappone, tanto che il primo ministro Fumio Kishida ha dovuto annunciare una task force, con tanto di esperti di Intelligenza artificiale, per debellarlo. Il nemico è silenzioso, precipita dall’alto senza alcun avvertimento, ma non parliamo dei lanci di missili provenienti dalla Corea del Nord ormai a ritmo quasi settimanale. Parliamo del polline, in modo specifico quello del cedro giapponese.Tutto è iniziato durante la Seconda guerra mondiale quando, a causa della carenza di rifornimenti, le foreste vennero disboscate per ottenere materiali di vario tipo e combustibile, e la deforestazione aumentò enormemente l’impatto dei tifoni. Fu così che il governo decise di avviare una campagna di ripopolamento delle piante, in particolare del cedro. Che è stato scelto perché è una specie endemica del Giappone, facile da lavorare e utilizzata per una vasta gamma di scopi.Inoltre, con il boom economico degli anni ‘60 la domanda di legname è aumentata per favorire la costruzione di alloggi, a quel punto la conversione delle foreste naturali in foreste artificiali è divenuta realtà.
Così a partire dagli anni ‘60, il numero di alberi di cedro che producevano una grande quantità di polline è aumentato in varie regioni e con questa la pollinosi del cedro, esplosa esponenzialmente già a partire dagli anni ‘70. A soffiare sul fuoco c’è poi stato l’aumento delle temperature estive, a causa del riscaldamento globale, che ha prodotto a sua volta un ulteriore aumento della produzione di polline. E così il numero di pazienti con allergie è aumentato fino a toccare il 40% della popolazione.
Parlano chiaro i dati citati in un rapporto pubblicato dal Ministero dell’Ambiente, basato su un’indagine nazionale sulle allergie nasali rivolta alle famiglie che è stata condotta tre volte nel 1998, 2008 e 2019, all’incirca ogni 10 anni.
Secondo il rapporto, la prevalenza della febbre da fieno era del 19,6% nel 1998, del 29,8% nel 2008 e del 42,5% nel 2019, con un aumento di quasi il 10% ogni 10 anni.
Ma non c’è solo il cedro a causare problemi. Sarebbero quasi 60 i tipi di polline di fiori che provocano allergie: sono in aumento infatti anche le pollinosi delle poaceae e dell’ambrosia, che hanno raggiunto il 25,1% nel 2019. Si ritiene che per scampare alla febbre ci siano solo due luoghi: Hokkaido e Okinawa. A quanto pare lì i cedri non sono mai stati piantati.
Attualmente sono 4,44 milioni – ovvero circa il 18% dell’area forestale del Giappone – gli ettari coltivati a foreste di cedro, la maggior parte delle quali è stata piantata da più di 30 anni. Tuttavia, poiché la quantità di fiori maschili e la quantità di polline prodotto variano ogni anno a seconda delle condizioni meteorologiche, anche la quantità di dispersione del polline varia notevolmente di anno in anno. E quest’anno il problema ha assunto proporzioni preoccupanti. Questo ha spinto il primo ministro, Fumio Kishida, a elaborare un piano nazionale per affrontarlo. Tra le proposte in ballo ci sono l’abbattimento secco dei cedri per sostituirli con specie che producano meno polline, e l’utilizzo di software di Intelligenza artificiale per prevedere con maggiore precisione il periodo in cui il polline è più intenso e mettere sull’allerta la popolazione per consentire di ridurre al massimo l’esposizione. E, dunque, ridurre il danno. Anche economico.
L’impatto infatti è notevole: c’è chi non può uscire di casa senza iniziare a grattarsi compulsivamente,per tacere dei violenti raffreddori: e la produttività individuale ne risente. Secondo un sondaggio del 2020 del colosso dell’elettronica Panasonic, il Giappone subisce ogni giorno una perdita economica di oltre 220 miliardi di yen (circa 1,5 miliardi di euro) nel pieno della stagione dei pollini. Quanto basta per far intervenireil governo.