Corriere della Sera, 15 aprile 2023
Cristina Scuccia naufraga
Ai salti nel vuoto è abituata. A quelli dall’elicottero, meno. «E ho anche paura dell’acqua alta, ma del resto anche la società è un mare in cui bisogna imparare a nuotare se no affoghi». Il 17 aprile torna l’Isola dei famosi (in prima serata su Canale 5). Tra i naufraghi di Ilary Blasi, oltre ai Jalisse, Corinne Clery e Fiore Argento, c’è lei, Cristina Scuccia, per anni suor Cristina, diventata nota dopo aver vinto The Voice, nel 2014. Emozionata, definisce la sua partecipazione come una delle «tante esperienze radicali che ho fatto nella mia vita. In tutte cerco di trovare il bello: in questo caso è il ritorno all’essenziale. E poi il contatto con la natura e lo stare in una comunità... certo, sarà diversa da quella a cui sono abituata».
Perché ha scelto di partecipare a questo reality?
«Ci ho messo molto tempo, avevo paura. Ma quando mi è successo di fermarmi alla paura, mentre attraversavo il mio momento di buio, ho capito che non mi portava da nessuna parte. Se ti metti in gioco, invece, scopri cose nuove, di cui non ti credevi capace».
C’è chi potrebbe vedere la sua partecipazione come una provocazione.
«Vengo da una vita diversa e avevo molti dubbi. Poi mia madre mi ha aiutata, ricordandomi che potrei essere in ogni contesto, ma io rimango sempre io, con i miei valori. Anche le suore dicevano: non bisogna fare ma essere».
Le manca qualcosa di suor Cristina?
«Nulla, a parte l’abito. Io sono sempre io, pregna di quei valori a cui sono stata allenata sin da piccola... Della vita di prima mi manca la routine. Ancora oggi, ogni tanto guardo l’orologio e penso: ora le suore stanno pregando, adesso mangiando... come se fosse uno strano fuso orario».
Lasciato il velo, la vedremo ora in costume. Le fa effetto presentarsi così in tv?
«Sarà una versione del costume rivisitata. Il bikini non mi metteva a mio agio: voglio rispettare i miei tempi e anche quelli di chi mi ha conosciuta in un modo diverso. Io ho metabolizzato il mio cambiamento: arriva dopo un percorso di anni. Ma non tutti si sono abituati, potrebbero pensare che sia impazzita. Non volevo urtare le sensibilità».
Il corpo, però, è suo. E troppo spesso quello delle donne viene giudicato, no?
«Sì, infatti ho deciso di indossare dei pantaloncini principalmente perché non mi sentivo pronta io».
All’Isola, spesso, si litiga.
«Spero di non litigare ma di fare da collante. Poi ho anche io i miei difetti».
Cosa fatica a tollerare?
«Non amo l’invadenza. Sono una persona riservata».
Il suo percorso, però, suscita una certa curiosità, no?
«Sì, se ti esponi vai incontro anche a quello. Ma c’è modo e modo, ecco».
Parlando di curiosità, in molti ora si domandano se e quando si innamorerà di qualcuno. La infastidisce?
«Per ora non sto considerando questo aspetto per niente. Per accogliere qualcuno devi essere ben centrato. Poi l’amore è imprevedibile: non sai mai dove si nasconde».
Magari su un’isoletta...
«Ecco, no. Lì eviterei».
Alle privazioni che vivrà sull’Isola, però, è in qualche modo abituata...
«Vengo da una vita religiosa, le privazioni non sono un problema. Anzi, le vivo come l’occasione per farmi più forte. Quando facevamo le recite con i bambini: i genitori erano affannati a riprenderli e non si godevano il momento. A volte, privandoci di qualcosa ne facciamo tesoro. Vivo la privazione così, come un dono, come in fondo erano i voti».
C’è un messaggio che spera arrivi a chi la guarderà?
«Vorrei che mi si vedesse umana. Come suor Cristina venivo percepita un po’ distante: ora vorrei scoprissero una persona. C’è chi mi giudica senza sapere, ma vengo da un percorso di dolore. L’ingresso in istituto religioso era stato naturale, l’uscita, invece, devastante. Non convincerò tutti, ma sarò me stessa. Se tramite la mia storia anche una sola persona troverà il coraggio per cambiare la sua vita, ne sarà valsa la pena».
La musica è il suo futuro?
«Me lo auguro. Amo trasferire messaggi importanti con quella. La felicità è una direzione è il mio utimo singolo».
Sanremo? Le piacerebbe?
«È il sogno di ogni cantante. Che dire, metto tutto nella mani della provvidenza».