Corriere della Sera, 15 aprile 2023
Un’altra amante di Matteo Messina Denaro
Non nascondeva il fastidio che nutriva nei confronti dell’altra. La chiamava «Sbrighisi». Lei, Laura Bonafede, maestra e figlia del boss di Campobello, per anni la donna di Matteo Messina Denaro, sapeva che il capomafia aveva altre frequentazioni femminili, come Sbrighisi, appunto. Un soprannome dietro il quale si nasconderebbe un’insegnante di matematica di Campobello di Mazara che, dopo l’arresto del padrino, si è precipitata dai carabinieri a raccontare la sua storia: l’aveva conosciuto al supermercato. Lei stava vivendo una crisi coniugale. Ne era nata una relazione durata fino a pochi giorni prima della cattura del boss.
«Sapeva ascoltarmi, mi faceva sentire importante», ha detto agli inquirenti. Ma che fosse il latitante ricercato in mezzo mondo – ha assicurato – l’ha scoperto solo dopo l’arresto. A lei, l’ex primula rossa di Cosa nostra si sarebbe presentato con una delle sue false identità: il medico in pensione Francesco Salsi. Una versione tutta da verificare, visto che il marito della professoressa ha precedenti per mafia ed è ritenuto uno dei fedelissimi del boss del paese Franco Luppino. Possibile che la moglie non sapesse chi era davvero Francesco Salsi?
Al di là delle inchieste e del gossip resta la storia dell’ennesima donna coinvolta nella vita di un criminale per 30 anni ricercato per delitti efferati e riuscito, nonostante questo, a creare attorno a sé una rete di consenso ai limiti della venerazione. Il gip che ha arrestato giovedì la Bonafede parla di «totale adesione alla latitanza» del boss. Donne disposte a sacrificare la loro vita per Messina Denaro e rimaste legate a lui per anni. Come Laura Bonafede, al servizio del padrino col quale aveva addirittura creato una lingua segreta prendendo in prestito termini e nomi dai libri: Cent’anni di Solitudine aveva ispirato il nome dato a Campobello, «Macondo», Bukowski il «Tania» usato per la figlia della Bonafede. E come Maria Mesi, nome in codice Tecla, amore di gioventù, condannata per favoreggiamento a inizi 2000: la sua casa di Bagheria è stata perquisita, segno che i rapporti col capomafia non apparterrebbero solo al passato. E, poi, lo raccontano le inchieste del Ros, ci sono Lorena Lanceri («Diletta»), la vivandiera del padrino: l’ha ospitato a casa per mesi ed era al centro della sua rete di comunicazioni riservate; le sue sorelle Rosalia e Patrizia Messina Denaro, entrambe in carcere per mafia. Per il fratello minore hanno sacrificato la loro libertà e quella dei mariti, detenuti per favoreggiamento.
L’adorazione del boss prescinde dalla relazione amorosa. Come dimostra l’ultima (per ora) donna a lui legata: Martina Gentile, figlia della maestra Bonafede. Suo padre Salvatore sconta l’ergastolo per due omicidi commissionati proprio da Messina Denaro. Ma nonostante questo lei ha per il capomafia un amore profondo. Lui lo sa e lo racconta alle sorelle. «È come una figlia», scrive. Molto contrastato resta il rapporto con Lorenza Alagna, la figlia naturale che in uno dei pizzini con disprezzo chiama «sciacqualattuga», contrapponendola a Martina, venuta su con i «valori» che lui le ha insegnato.