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 2023  aprile 15 Sabato calendario

Berlino spegne le ultime centrali nucleari

L’era nucleare tramonta definitivamente oggi in Germania, con la chiusura delle ultime tre centrali atomiche ancora in attività. Lo spegnimento dei reattori di Emsland, Neckarwestheim e Isar II segna la fine di un processo iniziato nel 1998, quando il governo rosso-verde guidato da Gerhard Schröder decise la progressiva uscita della Repubblica Federale dalla dipendenza nucleare.


Il percorso
La lunga strada verso l’addio non è stata priva di colpi di scena. In mezzo c’è stato il doppio ripensamento dell’allora cancelliera Angela Merkel, che nel 2009 aveva corretto la decisione del suo predecessore spostando dal 2022 al 2036 la data dell’uscita definitiva, ma che poi sull’onda dell’emozione provocata dal disastro nella centrale giapponese di Fukushima, l’11 marzo 2011, era tornata sui suoi passi ripristinando il piano originario. La crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina aveva spinto il governo di Olaf Scholz a rimandare la chiusura delle tre centrali ancora aperte, inizialmente prevista per il 31 dicembre scorso.


La decisione
Ma alla fine, nonostante le pressioni degli alleati liberali e dell’opposizione cristiano-democratica che avrebbero voluto tenerle attive, il cancelliere ha deciso lo spegnimento.


Sul piano del fabbisogno energetico tedesco, il contributo delle tre centrali era ormai marginale, meno del 6% del totale. Ma intorno agli impianti si è consumata una battaglia ideologica, che va al cuore dell’identità e della stessa raison d’être dei Verdi, secondo maggior partito della coalizione di governo, che affonda le sue radici proprio nel movimento antinucleare degli Anni Settanta.


La progressiva chiusura delle centrali atomiche ha costretto infatti il Paese a tornare agli impianti a combustibili fossili, nell’attesa che si compisse la completa transizione verso le rinnovabili. Il risultato, paradossale per i Verdi, è stato che la Germania ha contribuito pesantemente al riscaldamento climatico. Dopo l’invasione dell’Ucraina, la scelta di rinunciare alle forniture di gas naturale dalla Russia ha perfino portato alla riapertura di alcune centrali a carbone, già messe in naftalina.


Le alternative
Ora il vicecancelliere e ministro dell’Economia, Robert Habeck, dice di voler puntare sull’idrogeno e su altre tecnologie innovative. Ma la questione climatica sta provocando un rovesciamento dei rapporti interni al governo, dove i liberali sembrano adesso più in sintonia col cancelliere Scholz nell’imporre una frenata all’agenda verde. Più che una storica vittoria, per i Verdi la chiusura delle tre centrali atomiche rischia di essere l’ultimo urrà.