il Giornale, 14 aprile 2023
Intervista a Blanco
Blanco, dopo le rose di Sanremo è stato travolto. «Mi è dispiaciuta molto la reazione di parte del pubblico. Ci sta che non si apprezzi l’esibizione, ma tirare (metaforicamente) persino i pomodori, mi sembra troppo». C’è stato un derby, Blanco sì Blanco no. «Poco prima del Festival avevo scritto un post sulla pasticceria che ho aperto a Brescia, L’isola delle Rose, ma per fortuna l’avevo tolto. Altrimenti me l’avrebbero bruciata». I più moderati hanno scritto che non era stato capace di gestire la situazione. «In realtà il giorno prima avevo segnalato in prova per tre volte che non sentivo bene. E quella sera, dopo che per lo stesso inconveniente avevo già cantato male Brividi con Mahmood, ho parlato del problema al tecnico che, in cuffia, mi ha detto vai avanti. Allora la situazione è degenerata». Dicono che il «rosicidio» sia stato preparato. «Non è così. E non è neanche stata una provocazione. L’ho anche detto sul palco in diretta che non sentivo. Comunque più di metà delle rose erano finte». Su questo Blanco si rabbuia. «La questione del Festival mi ha fatto maturare molto» ripete più volte con quegli occhioni azzurri dentro un viso ancora adolescente, ma si capisce che la ferita brucia ancora e neanche poco. In certi momenti Blanco, ossia Riccardo Fabbriconi, classe 2003 di Brescia, è il golden boy spaccone e sex symbol che ha già vinto un Sanremo, convinto una generazione e collezionato oltre 2,7 miliardi di stream e l’altro giorno ha cantato in bilico sulla balaustra di Piazzale Michelangelo, a strapiombo su Firenze. In altri è il ragazzino candido e ben educato che ha idee chiare e le spiega chiaramente parlando proprio come canta, cioè oltre i limiti di velocità. Lo ha fatto anche con il nuovo disco che si intitola Innamorato, esce oggi e sarà seguito a giugno da un docufilm su di una piattaforma streaming: «L’abbiamo girato in Bolivia, la foto di copertina è stata scattata nel deserto Salar de Uyuni, nella giungla abbiamo mangiato di tutto, anche risotto alla scimmia (ride – ndr)». A modo suo, Blanco è punk e ha una attitudine furiosa e ribelle anche nelle nuove canzoni come l’asciutta, sentitissima Lacrime di piombo (che ha cantato qui guardando Palazzo Vecchio in piedi sul vuoto) o Vada come vada che «per me è la mia filosofia di vita». Non a caso l’unico feat (ormai i duetti sono feat) è con la più punk di tutte, ossia Mina. D’accordo ma allora perché intitolare il disco Innamorato? «Perché io sono innamorato in senso largo. Sono innamorato della mia fidanzata Martina, ma anche della vita, della mia famiglia, dell’Italia. In Italia ci sono tante cose bellissime che non vengono valorizzate, anche la musica italiana dovrebbe essere riconoscibile nel mondo». Ad esempio? «I Måneskin in concerto fanno dieci pezzi in inglese ma anche dieci in italiano ed è un bel messaggio. Bisogna avere una identità precisa». Parla tanto di Italia. «Ma non sono fascista eh». Il suo disco è Innamorato. Quello della sua quasi coetanea Madame si intitola L’amore. La Generazione Z non ha paura di esporsi su questo argomento. «Mi piace il disco di Madame e gliel’ho scritto, non ha fatto canzoni paracule». Mina. «Avevo questa canzone, Un briciolo di allegria, che in realtà a me non piaceva tanto ma ai miei collaboratori sì. Così ho provocato: la canto con Mina. Mi hanno risposto che erano d’accordo. Pensavo scherzassero e invece...». Vi siete incontrati? «La adoro, ci sono suoi brani come Capirò che sono straordinari, ma forse è meglio che non l’abbia incontrata: quando ho conosciuto i miei idoli mi hanno deluso». Idoli? «Anche Edoardo Vianello mi piace da pazzi». Però dopo Mina con chi canterà in futuro? «Vorrei trovare una ragazza sconosciuta per farla diventare la nuova Mina». Non ha mezze misure. «Voglio provare sempre cose nuove, anche se so che bruciare le tappe non va bene». A proposito: a luglio suona a San Siro e all’Olimpico. «C’è l’ossessione del sold out, ma sticazzi: ho visto concerti bellissimi con 50 persone». Riempire gli stadi a vent’anni. «Mio padre, giustamente mi ripete sempre: scordati di avere vent’anni, sei giudicato come un uomo di quaranta». E sua madre? «Dice che ha perso un figlio perché non ci sono mai». Blanco, tornerà a Sanremo? «No, ci andrò quando sarà il caso. In ogni modo, ho capito una cosa. Quando vai in tv, tutti ti invitano a essere te stesso. Ma quando mai! Non è vero, non si può: in tv nessuno può essere sé stesso».