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 2023  aprile 13 Giovedì calendario

La classe di Adriana Asti nei suoi racconti

Se non avete avuto modo di seguirla quando è andata in onda, recuperate subito su RaiPlay l’intervista ad Adriana Asti nel programma Le ragazze (Rai3). Che classe, che eleganza, che understatement! Una che sostiene di non avere alcun talento ha lavorato con registi come Visconti, Pasolini, Bertolucci, Buñuel, Susan Sontag, Vittorio De Sica, Abel Ferrara.
«Ho cominciato a recitare per andare via di casa, non sognavo di fare l’attrice, né credevo facesse per me». Una sera, Giorgio Strehler andò al Teatro Olimpia di Milano, la vide in scena con Noi moriamo sotto la pioggia, una commedia scritta da Enzo Biagi, e la volle subito: «Alla fine dello spettacolo, mi scritturò per la nuova stagione del Piccolo Teatro». All’esordio doveva dire una sola battuta: «Quello francese, maestà?». Disse «Quello mancese, fraestà».«Non avevo dentro il sacro fuoco, i miei erano d’accordo che ero pessima», ma intanto recita in Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci: «Abbiamo avuto una storia insieme. Era un poeta». Poi si sposa con il pittore Fabio Mauri, ramo arte d’avanguardia ed editoria, ma il matrimonio dura poco: lei allaga la casa come segno di insofferenza. Un giorno esce di casa con la scusa di andare a comprare le sigarette e non fa più ritorno.
Alle sue ansie, ai suoi esaurimenti provvede Cesare Musatti, uno dei padri della psicoanalisi italiana: sarà poi suo testimone di nozze quando sposerà l’affascinate Giorgio Ferrara, conosciuto durante la tournée newyorkese dell’Orlando furioso di Luca Ronconi. A proposito di nevrosi, appena nata il dottor Acerbi, nel vederla esclamò: «Uh, che muster d’una tusa!», che mostro di bambina.
Nel 1979 conduce un talk, Sotto il divano, per scavare con intelligenza e spregiudicatezza nel «privato» di personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura, della politica, dell’arte. Un giorno arriva Tinto Brass e si diverte con una filastrocca un po’ ardita: la trasmissione viene subito chiusa.
A parte il complesso di inferiorità, non ha ricordi brutti dell’infanzia sotto le bombe: «Andare nei rifugi era diventata una cosa un po’ mondana. La mamma vi andava con grande cura». Il futuro? «Credo che morirò durante una cena noiosa».