la Repubblica, 13 aprile 2023
Leo Gullotta: «A 70 anni ho sposato Fabio»
Ha riempito i teatri, lavorato con maestri del cinema — Giuseppe Tornatore, Nanni Loy — conquistato milioni di spettatori in tv:Cuore, Incastrati con Ficarra e Picone, e i varietà di Pingitore, quando i politici sgomitavano per sedersi al Salone Margherita. Chioma d’argento, sorriso gentile, Leo Gullotta a 77 anni non ha rimpianti; ha messo in fila i ricordi nel libro La serietà del comico(Sagoma), scritto con Andrea Ciaffaroni. La prossima stagione tornerà in scena con In ogni vita la pioggia deve cadere, ed è fiero della sua. Quarantaté anni di amore con il compagno Fabio, sposato nel 2019.
«Ho vissuto la mia omosessualità con naturalezza. Come è venuta fuori la possibilità delle unioni civili l’ho colta subito. La strada per i diritti è lunga».
Quando decise di fare l’attore?
«Non ho deciso nulla. Nel 1955 a Catania, ultimo di sei figli, papà pasticciere, ero un bambino curioso, nato in un quartiere popolare. Mi sono ritrovato nei corridoi del C.U.T, il Centro universitario teatrale, che non c’è più. In fila c’erano ragazzi grandi. Fui ammesso tra i dodici universitari a frequentare questi due mesi di scuola di teatro. Nessun fuoco sacro. Mi hanno chiamato dallo Stabile di Catania. Ci sono rimasto dieci anni, e andavo a scuola».
E i suoi che dicevano?
«Mi hanno lasciato libero, papà era fantastico. La domenica andava a trovarlo chi non era pagato, chi non si vedeva riconosciuti i diritti: si batteva per loro e ha portato a Catania la Cgil. Ho conosciuto Turi Ferro, Salvo Randone, Franco Enriquez, Fava, Sciascia. Mi chiedevo: devo stare qua e fare l’insegnante? Papà mi disse: “Mi darebbe fastidio se a 50 anni facessi un lavoro che non ti piace”».
A Roma è stata dura?
«Nessuna mano tesa. Non avevo gli occhi azzurri, i capelli biondi, non mi davano tre lire. Poi ai provini aprivo bocca e le cose cambiavano. Ho abitato per dieci anni in una pensione di via Panisperna, presi lastanzetta che costava di meno, accanto alle vasche dell’acqua.
Quell’umidità ha lasciato il segno».
Vent’anni col Bagaglino: lei è di sinistra, Pier Francesco Pingitore di destra. Discutevate?
«L’incontro fu improntato sul massimo rispetto e sulla stima. Pur avendo idee diverse, è una persona di grandissima civiltà, la chiave che mi fece entrare nelle case degli italiani».
Ha scontato l’interpretazione della signora Leonida?
«La signora Leonida non mi ha tolto niente. Ho sempre preferito una partecipazione straordinaria al ruolo da protagonista in un brutto film».
Prendevate in giro i politici che erano seduti in platea, soddisfatti.
Non era imbarazzante?
«C’era la fila, chiedevano tutti dipartecipare, valeva come una campagna elettorale. Il politico ha la faccia di tolla, pur di portarsi a casa qualcosa va ovunque. Sono venuti tutti, l’intero arco costituzionale».
Berlusconi veniva a trovarvi?
«Durante le prove, portava dei cadeau o faceva consegnare i regali: farfalle gioiello per le donne, per noi maschietti orologi. Io educatamente salutavo, gli altri tutti prostrati, gioiosi. Stavo in camerino e quando veniva il segretario dicevo sempre: “Ringrazio, ma l’ho già avuto”».
Ha mai accettato il dono?
«No. Una piccola scelta di libertà personale, senza suonare i tamburi.
La lezione che mi aveva insegnato mio padre: “Mantieni la libertà del pensiero, quando lo abbandoni sarai sempre complice di qualcosa”».
Nel 1995 ha dichiarato la sua omosessualità, come ha vissuto il coming out?
«Venne fuori come una notizia, per me fu naturale. Alla conferenza stampa del film Uomini uomini uomini un giornalista mi chiese se ero anch’io omosessuale. Serenamente ho detto: “Sì perché?”. Pagine strapiene, allora non c’era il coming out. Fino ai 25 anni ho vissuto la mia vita da eterosessuale. Mi piaceva il cioccolato, poi ho scelto la crema».
Nel 2012 però ha raccontato che non le hanno affidato il ruolo di don Pino Puglisi, perché è omosessuale.
«Un funzionario Rai di allora, essendo don Pino Puglisi in dirittura di beatificazione, si preoccupò che il Vaticano — a cui interessava solo la qualità — non volesse un omosessuale. La pochezza di pensiero porta a questo».
Nel 2019 si è sposato, era importante per lei?
«Stavo con Fabio da 43 anni. Ci sono voluti trent’anni per la legge sulle unioni civili, che è un fatto di civiltà. È un diritto e l’ho preso. Vivo meravigliosamente bene con Fabio».
Per Tiziano Ferro non sono pieni diritti.
«Ha ragione. A tutt’oggi con questo governo è offensivo quello che accade dal punto di vista civile e umano. Sposano la linea di Orban, apprezzando di più la vita non concessa all’omosessualità, con la scusa delle mamme che fanno i figli all’estero, raccontando storie incredibili e negando i diritti a bambini che esistono. Dove sta l’umanità di queste persone?».
Che pensa di Elly Schlein?
«Aprirà porte e finestre, ora lo deve fare. Appare — ed è — una persona serena, sicura di poter guidare il Pd.
Se abbiamo questo governo, è anche colpa della sinistra che gli ha preparato tutto su un piatto d’oro. Un governo che si era concentrato sui rave, poi discorsi imbarazzanti, Dante uomo di destra. Non c’è altro da aggiungere».