La Stampa, 13 aprile 2023
Ritratto di Paolo Scaroni
Nonostante la resistenza tenace della premier, l’intramontabile legame fra Silvio Berlusconi e Paolo Scaroni ha avuto la meglio. A 76 anni il capo del Milan cinese torna in pista da presidente dell’Enel, di cui era stato amministratore delegato dal 2002 al 2005. Negli appunti consegnati da Forza Italia (e Lega) a Giorgia Meloni il nome dell’ex manager vicentino è sempre stato in cima alle preferenze. Berlusconi e Salvini ne rivendicavano il gran rientro all’Eni, e molti si sono chiesti la ragione per la quale sponsorizzassero colui che nel 2006 aveva trasformato la multinazionale nel primo partner mondiale della russa Gazprom. Fino all’ultimo sembrava Scaroni fosse dirottato alla presidenza di Poste, l’insistenza di Gianni Letta e le difficoltà di Enel – gravata da un pesante debito – hanno convinto la premier a nominarlo al fianco di Flavio Cattaneo. Meloni era poco convinta di sceglierlo per qualunque poltrona: reputa Scaroni un manager troppo vicino al faccendiere Luigi Bisignani e protagonista di un sodalizio (quello con Mosca) preceduto da un mai chiarito affare che coinvolse un imprenditore amico di Berlusconi – Bruno Mentasti – e altri soci russi. Scaroni è stato rincorso dalle inchieste giudiziarie per tutta la carriera. Nel 1992 fu arrestato dai magistrati di Mani Pulite per tangenti al Partito socialista. Allora era a capo del colosso italo-argentino Techint, e i soldi servivano a vincere commesse di Enel. Patteggiò una pena di un anno e quattro mesi rivelando il sistema corruttivo. Da manager pubblico fu inquisito tre volte, ma uscì dalle inchieste sempre assolto. La prima volta nel 2006 da capo dell’Enel per reati ambientali a Porto Tolle. Una seconda e una terza volta da amministratore delegato dell’Eni per presunte tangenti in Algeria e Nigeria. I giudici di Milano accusarono lui e il successore Claudio Descalzi di corruzione nell’acquisto di un giacimento. Verranno entrambi scagionati per insussistenza del fatto. Di recente Scaroni è stato accusato dalla stampa maltese per i rapporti con il premier Joseph Muscat, il quale gli presentò un imprenditore accusato di omicidio, Yorgen Fenech.
Al netto delle inchieste Scaroni è un manager con un curriculum invidiabile. Studente negli Stati Uniti quando l’America era per pochi, vicechairman del London Stock Exchange, è partner di Rotschild e consigliere di amministrazione di svariate società. I ben informati sostengono che i legami con il mondo della finanza saranno utili a gestire il prossimo aumento di capitale di Enel. Nonostante il sodalizio negli anni all’Eni, nessuno crede che oggi Scaroni si intesterebbe una riapertura dei rapporti con Mosca, e lo testimoniano le dichiarazioni pubbliche più recenti. Dopo l’esplosione del conflitto il manager sostenne che il tetto al prezzo del gas era «irrealizzabile», che «la chiusura dei rubinetti russi» sarebbe stata «preoccupante» e che avremmo avuto bisogno di quel metano «per altri dieci anni». Lo scorso gennaio la svolta: sui tagli al gas russo «non si tornerà indietro» per dieci anni.