Corriere della Sera, 12 aprile 2023
May Pang parla della storia d’amore con John Lennon
Il primo amore non si scorda mai. Per May Pang era John Lennon. «Fu Yoko Ono a chiedermi di avere una relazione con lui», racconta Pang in The Lost Weekend: a Love Story, un documentario che arriva nei cinema americani il 13 aprile, cinquant’anni dopo. Quel periodo tra il 1973 e il 1975, che durò 18 mesi e coincise con una separazione tra Lennon e Ono, è stato soprannominato «il weekend perduto» (titolo di un film del 1945 di Billy Wilder su uno scrittore alcolista), perciò molti pensano che sia stata una fase di eccessi e rimpianti. May, allora 22enne, racconta una storia diversa. «In un certo senso Yoko si approfittò di me, perché ero ingenua. Ma mi diede un dono: John e io ci innamorammo».
Nata ad Harlem da genitori cinesi, rifiutata dal padre che non voleva una femmina, Pang aveva un’anima ribelle e una passione per il rock’n’ roll. Con spirito di iniziativa si fece assumere dalla Apple Records e poi fu scelta da Yoko come assistente personale della coppia (le toccò andare a caccia di mosche per il film «Fly» in cui volano sul corpo nudo di una donna eroinomane). Sa di non essere stata l’unico amore di Lennon. «Amava Cynthia, amava Yoko, ma anche me».
Che cosa le disse Yoko?
«Venne nel mio ufficio. Da tre anni lavoravo per loro. Ed esordì: “John e io non andiamo d’accordo”. Chiunque lavorasse con loro lo sapeva, ma non ne parlavamo, erano i nostri capi. “Comincerà a vedere altre persone”. E poi aggiunse: “Tu non hai un fidanzato, giusto?”. Io alzai lo sguardo e risposi: “Non è una cosa che mi interessa”. Ma lei: “Penso che saresti perfetta”. Dicevo di no, lei insisteva. Poi si è alzata e se n’è andata. E io sono rimasta là, in lacrime. Ma non cominciai a frequentarlo perché me l’aveva chiesto lei. Fu lui a corteggiarmi. Più avanti John mi disse che Yoko era andata anche da lui: “È tutto risolto. Puoi uscire con May”. Ma John era scioccato quanto me. All’inizio non voleva».
Lei sostiene che Yoko volesse avere una storia con un altro musicista. Alla fine cosa si aspettava?
«Ha detto una volta a qualcuno che era sorpresa che la nostra relazione sia durata così a lungo, pensava che sarebbe finita in due settimane».
Perché ha deciso di tornare su questa vicenda oggi?
«Negli anni la gente ha iniziato a riscrivere la mia storia, nonostante il mio libro, Loving John del 1983. La mia amica Eve Brandstein, una dei registi con Richard Kaufman e Stuart Samuels, mi aveva proposto di fare un documentario 25 anni fa, ma dissi di no. Sei anni fa ne abbiamo riparlato: ero pronta».
Lennon era un uomo complesso, problematico, abusava di droghe. Un paio di volte fu violento con lei.
«Non dico che non ne facesse uso, ma non costantemente. Tutti dicono: era sempre ubriaco e non è vero. Io bevevo solo Coca-Cola. E spesso si dimentica che quello fu il periodo più produttivo per John dopo i Beatles: era felice, si riunì con i suoi “fratelli”, collaborava con Elton John, Bowie, Harry Nilsson, scriveva continuamente (sono gli anni di Mind Games, Walls and Bridges con il single Whatever Gets You Through the Night, Rock’n’Roll, ndr).
Lei racconta che Yoko evitava di passare a John le telefonate di suo figlio Julian.
«Ero molto preoccupata per Julian. So cosa si prova, perché mio padre non mi aveva voluta. Aiutai anche la madre di Julian, Cynthia, a recuperare un dialogo con John».
Alla fine però lui tornò da Yoko . Il controllo e la sicurezza di una figura materna ebbero un peso?
«Forse. Lui non la vedeva così, ma gli altri potevano percepirlo. Lei aveva 17 anni più di me. John disse che la ragione era che aveva paura che gli rifiutassero la Carta verde per stare negli Stati Uniti: glielo aveva detto Yoko. Per me fu uno choc: stavamo per comprare casa insieme».
L’ultima volta che si parlarono, Pang disse a Yoko: «Congratulazioni, hai riavuto John, dovresti essere felice». Lei rispose: «Felice? Non credo che lo sarò mai». Pang sposò Tony Visconti, uno dei più importanti produttori di musica rock. «Un italiano – dice —. Avevamo una compagnia di produzione e due figli di cui sono orgogliosa».