Corriere della Sera, 12 aprile 2023
Il vaccino contro il cancro spiegato da Alberto Mantovani
Entro il 2030 saranno disponibili vaccini contro il cancro e le malattie cardiovascolari grazie alla tecnologia a mRna, la stessa che è stata sviluppata a tempo di record contro il Covid. È l’annuncio ottimistico fatto da Paul Burton, direttore sanitario dell’azienda americana Moderna, che, in un’intervista sul quotidiano inglese The Guardian, si spinge a parlare di «milioni di vite» salvate.
Non è certo l’unico a usare toni entusiastici per descrivere le potenzialità della tecnologia a mRna, che, dopo essere stata decisiva per i vaccini anti Covid, potrebbe cambiare le terapie di moltissime altre malattie. La particolarità più importante che riguarda i futuri vaccini e medicinali basati su mRna, è che questa macromolecola, prodotta in laboratorio, è in grado di ordinare alle cellule quali proteine fabbricare, tanto che la terapia consiste in pratica in una «lista di istruzioni»: si può sfruttare l’mRna per ordinare alle cellule di costruire molecole in grado di riparare organi danneggiati, organizzare la risposta immunitaria contro un virus, migliorare la circolazione sanguigna (e di conseguenza abbassare il rischio di ictus e infarti), combattere le malattie ereditarie e anche i tumori.
«Penso che non sia appropriato avere aspettative miracolistiche, ma anche che questa sia una tecnologia che ci aiuterà ad affrontare alcuni problemi – spiega Alberto Mantovani, Presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca —. La rapidità e la versatilità offerte dalla molecola di mRna e dalla sua ingegnerizzazione stanno facendo fare passi avanti importanti. Ci sono dati pubblicati già da un certo numero di anni, ad esempio, che mostrano come i vaccini a mRna nelle fasi precoci di sperimentazione clinica contro il melanoma hanno dato risultati clinici estremamente incoraggianti».
Riguardo all’uso contro i tumori la procedura futura prevederebbe di eseguire una biopsia sulle cellule tumorali del singolo paziente per identificare le mutazioni specifiche che guidano la crescita del tumore. La molecola di Rna messaggero iniettata si tradurrebbe in parti di proteine identiche a quelle trovate nelle cellule tumorali, che allenerebbero le cellule immunitarie a riconoscere e distruggere le cellule tumorali che trasportano le stesse proteine.
«Oggi le sperimentazioni seguono tre diverse strategie – chiarisce Mantovani —: il vaccino personalizzato, disegnato sul singolo individuo, il vaccino su più tumori che cerca il “minimo comun denominatore” che unisce tumori diversi con un possibile bersaglio comune e la combinazione del vaccino a mRna con altre strategie terapeutiche immunologiche, in particolare con le cellule Car-T».
Quello contro il cancro sarebbe comunque un vaccino di tipo terapeutico: in presenza di un tumore ci sarà una terapia, chiamata «vaccino», che aiuterà il corpo a reagire: «Bisogna essere chiari – specifica Mantovani —: mi preoccupa che ci sia la speranza di un vaccino universale contro il cancro. Questo, sulla base di quello che sappiamo, non è all’orizzonte. Ci auguriamo però di avere vaccini terapeutici mirati contro diversi tipi di tumori, sia che siano vaccini a mRna sia che siano vaccini tradizionali (come quello esistente contro il papillomavirus umano, ndr)».
Non solo una prospettiva contro i tumori, ma anche un’applicazione per le malattie cardiovascolari: Moderna ha annunciato di lavorare a un vaccino capace di fornire una molecola in grado di ricostruire i vasi sanguigni cardiaci in chi è stato colpito da infarto, in modo da aumentare le probabilità di sopravvivenza.
«Anche questa è una speranza, ma una speranza fondata – conferma Mantovani —. Vale la pena ricordare che la tecnologia a mRna è stata sviluppata in origine pensando all’intervento sulle malattie cardiovascolari, ma in questo caso il bersaglio è diverso perché si tratta di medicina “riparativa”, con una logica completamente differente, ancora oggetto di ricerca».
Altri vaccini a mRna puntano invece a fornire alle cellule le istruzioni per generare proteine di cui abbiamo bisogno tutti i giorni ma che, a causa di malattie genetiche rare o degenerative, non produciamo. Anziché riparare i geni difettosi l’idea è quella di «insegnare» alle cellule a fabbricare le proteine per le quali non esistono le istruzioni.
Se si parla infine di vaccini «preventivi» a base mRna si possono menzionare quelli contro le malattie infettive: abbiamo quelli anti Covid (che abbiamo imparato a conoscere e usare) e sono allo studio vaccini antinfluenzali, contro l’herpes zoster e uno (che sta dando buoni risultati in Usa già in fase avanzata) contro il virus respiratorio sinciziale Rsv.
Riguardo ai tempi, uno degli appelli degli scienziati in questo ambito è quello per le risorse: «In generale senza risorse non si fa niente – conferma Mantovani —. In questo caso credo, però, che sia molto difficile fare una previsione. Mi auguro siano veri i pochi anni menzionati, ma dobbiamo aspettare i dati. Non bisogna aspettarsi miracoli dalla scienza, ancora meno dalla ricerca biomedica, ma ogni tanto i “miracoli” accadono».