Corriere della Sera, 12 aprile 2023
Biografia di Paolo Scaroni
«Ci sono momenti buoni e momenti difficili. Serve pazienza e aspettare che passino». Parola di Paolo Scaroni. Cui una paziente attesa potrebbe regalare, a 77 anni, il ritorno tra i boiardi di Stato, dopo nove anni di lontananza dalle «poltrone» pubbliche, in cui non si è negato altro tipo di soddisfazioni. Compresa una vittoria nell’ultima giornata di campionato, che è valsa lo scudetto 2022, sfilato all’Inter, alla squadra di cui è presidente da cinque anni: il Milan.
Vicentino, bocconiano, Cavaliere del Lavoro, Legion d’Onore francese, Ordine dell’Amicizia russo. Una moglie, tre figli, sei nipoti. Scaroni, vicepresidente della Banca di investimenti Rothschild dal 2014 («perché per ringiovanire bisogna cambiare»), è tra i manager di lungo corso uno dei più internazionali e versatili. Parte da McKinsey, si fa le ossa in numerose società private ma è l’orbita delle partecipate di Stato ad attrarlo. Cominciando da Enel, a dirigere la quale fu chiamato nel 2002 da Silvio Berlusconi, per tre anni. Passando poi a Eni, dal 2005 al 2014, confermato da esecutivi di vari colori: un decennio che segnerà indelebilmente il destino della politica energetica del nostro Paese.
Già perché Scaroni punta tutto sui rapporti internazionali, scegliendo la Russia tra gli interlocutori principali, sostenuto prima da Berlusconi e poi da Romano Prodi, sotto questi governi si firmano le intese principali. L’accordo con Gazprom prevedeva la realizzazione del gasdotto che poi sarebbe stato il South Stream, in contrapposizione a quel Nord Stream che doveva portare il gas alla Germania. L’intesa del 2006 estese la durata dei contratti di fornitura fino al 2035, facendo di Eni il primo cliente mondiale della Russia e legandoci a filo doppio per il gas. Una direzione che Scaroni non smentì neppure quando l’avvento dello shale gas, quello estratto dalle rocce, ridusse la centralità dei fornitori storici di gas, come la Russia, la Libia e l’Algeria, determinando una progressiva scissione tra il prezzo del gas e quello del petrolio.
L’esplodere di focolai interni in Paesi tradizionalmente amici, come Libia, Egitto, Nigeria e Iraq, spinge Scaroni a inaugurare il fortunato capitolo delle esplorazioni su nuove rotte, che portano alla scoperta di ricchi giacimenti, come quello del Mozambico, e a fare dell’Asia la «seconda gamba» dello sviluppo di Eni, accanto all’Africa. Sulle fonti alternative, come l’eolico e il solare, Scaroni è sempre stato ed è scettico, preferendo sostenere il nucleare, anche quando professarlo era «politicamente scorretto». Ma Scaroni ha spalle forti, lo dimostra anche quando finisce in vicende giudiziarie che lo impegnano per anni, come i processi per l’Algeria e la Nigeria, da cui esce definitivamente assolto l’anno scorso. In tempo, forse, per una nuova avventura.