il Fatto Quotidiano, 12 aprile 2023
Cappuccetto Rosso
Mentre leggete questo articolo, si combattono nel mondo oltre 40 guerre: lo dice l’ultimo rapporto di Amnesty International. Ma si parla soltanto di una: quella in Ucraina, perché l’ha deciso la Nato, che si crede il mondo intero e si finge un’“alleanza difensiva”. I direttori di alcuni quotidiani firmano un sacrosanto appello a Putin contro l’arresto del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, che rischia 20 anni di carcere in Russia per spionaggio per avere svelato i crimini di guerra del gruppo Wagner. Purtroppo si scordano di lanciare un appello a Biden e Sunak contro l’estradizione del giornalista Julian Assange, che rischia 175 anni di carcere negli Usa per spionaggio per aver svelato i crimini di guerra degli americani. E si dimenticano di chiedere a Zelensky di collaborare finalmente – dopo nove anni di depistaggi analoghi a quelli egiziani su Regeni – alle indagini della nostra magistratura sull’omicidio del giornalista italiano Andrea Rocchelli, assassinato nel 2014 dalle sue truppe in Donbass mentre documentava gli orrori della guerra civile.
Grande scandalo per un cablo rubato del Pentagono, svelato dal Washington Post, secondo cui “l’Egitto è pronto a produrre 40 mila razzi per la Russia”. Ma come: il feldmaresciallo al-Sisi, il golpista sostenuto da Usa e Ue per rovesciare nel 2013 il presidente Morsi dei Fratelli Musulmani (l’unico nella storia egiziana a vincere elezioni democratiche), che grazie a Draghi ha aumentato le forniture di gas all’Italia per ridurne la dipendenza dalla Russia, si dimentica degli amici? Stesso scalpore per la notizia che la Turchia dell’amico Erdogan, apprezzato membro Nato, dopo aver armato sia Mosca sia Kiev prima della guerra, è pronta a rifornire la Wagner in Mali e in Ucraina. Ma come: pure l’amico Sultano, mentre stermina i curdi che hanno sconfitto l’Isis per conto nostro e suo, fa il doppio gioco? Di questo passo, scopriremo presto che anche l’Algeria, altro Paese scelto da Draghi per ridurre la nostra dipendenza energetica da Mosca, non solo è retto da una feroce dittatura, ma è partner commerciale e militare della Russia, infatti un anno fa all’Onu s’è astenuto sulla condanna dell’attacco all’Ucraina. Manca solo un cablo top secret che sveli ciò che tutti sappiamo: tipo che, per non dipendere più dalle fonti fossili russe, ora dipendiamo da quelle di Angola, Mozambico, Congo, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Qatar, i cui regimi fanno impallidire l’autocrazia putiniana. Così forse smetteremo di sorbirci la fiaba alla Cappuccetto Rosso (Papa dixit) sulla guerra dei buoni contro i cattivi. E prenderemo finalmente atto della regola numero 1 della geopolitica: “Il più pulito ha la rogna”.