il Fatto Quotidiano, 11 aprile 2023
Ostaggi di AirBnB: 12 sindaci chiedono una legge sugli affitti
L’ultimo in ordine di tempo, forse il più sorprendente, è stato il sindaco di Rimini, che il 7 aprile scorso, in una nota, ha chiesto urgentemente al governo di intervenire con una legge nazionale sugli affitti brevi. L’impennata che stiamo registrando, secondo il sindaco Jamil Sadegholvaad, “ha avuto come effetto collaterale quello di alterare le dinamiche immobiliari in particolare nelle località a più spiccata vocazione turistica, con la crescente difficoltà per famiglie, lavoratori, studenti a trovare un appartamento”. Una posizione netta che segue quelle, variamente espresse, dei suoi colleghi di Milano, Bergamo, Napoli, Firenze, Lodi, Torino, Padova, Verona, Roma, Parma, Bologna: “I sindaci non hanno gli strumenti per affrontare il problema. Serve una legge a livello nazionale per colmare un vuoto normativo”.Un vuoto raccontato più volte. Circa 700 mila annunci extra-alberghieri in Italia nel 2022 – erano meno di 20 mila nel 2011 – e nessuna possibilità a oggi per le città di limitarli, ma solo di ottenere la tassa di soggiorno – previa comunicazione di inizio attività. E una realtà sempre più evidentemente fuori controllo. Solo su AirBnB, la principale piattaforma, si contano 7.300 annunci a Venezia, 8 mila a Napoli, 11 mila a Firenze, 20.300 a Milano, quasi 25 mila a Roma, concentrati nei quartieri più centrali.
Le amministrazioni
Non è una situazione nuova, già nel 2019 i numeri erano simili. Ma il tamtam politico ha visto una netta accelerazione nelle ultime settimane, in particolare dopo l’assemblea, a metà marzo, del movimento Alta Tensione Abitativa, promotore di una legge che è stata fatta propria, nei giorni successivi, dall’assessore alla casa del Comune di Milano Pierfrancesco Maran: “Serve un intervento dell’esecutivo che da un lato metta ordine in questo mercato senza penalizzare i piccoli proprietari”, aveva detto Maran il 19 marzo. E poi, il 7 aprile, in un evento a Bologna, le 12 amministrazioni citate si sono dichiarate pronte e sostenerla. Un’accelerazione tale da aver spinto anche il sindaco di Venezia – unica città dotata, sin dall’estate scorsa, di poteri speciali per regolare gli affitti brevi, richiesti da tutte le altre –, Luigi Brugnaro, intervistato dal Resto del Carlino, a parole dure: “Chi deciderà di affittare solo per 120 giorni, deve sapere che in tutti gli altri 245 giorni avrà Polizia locale e Guardia di finanza alla porta. A controllare”. D’altronde, come questi affitti turistici impattino sulla vivibilità delle città, anche di fronte al caro-affitti in corso, è ormai visibile a parti sempre più ampie dell’elettorato. Tanto che l’amministrazione riminese nota che il problema “non riguarda solo le classi economiche più fragili, ma che riguarda anche i ceti medi e coinvolge anche i lavoratori stagionali del turismo, che non trovando un alloggio si trovano spesso a dover rinunciare all’occupazione”.
I numeri, diffusi dal portale Inside AirBnB, parlano chiaro. A Venezia, su AirBnB, ci sono 1.400 alloggi affittati per 250 giorni l’anno, a Firenze e Milano quasi 1.600, a Roma 3.200. La larga parte degli annunci – l’80% a Firenze e Milano – riguardano appartamenti interi, non stanze.
Il mito dei “grandi players”
Per questo, quando gli assessori di Milano, Bologna o Rimini parlano di intervenire contro i “grandi player”, non è chiaro cosa intendano: a Milano i primi 50 host su AirBnB gestiscono insieme il 15% degli annunci totali. A Venezia, Firenze, Bologna, Roma, sono migliaia gli “host” che gestiscono più di 10 alloggi. “Ma, con migliaia di persone che in ogni città affittano casa propria ai turisti, concentrarsi sui multiproprietari non è sufficiente” spiega Giacomo Salerno, tra i redattori della proposta di legge. Al momento di fissare paletti, con una proprietà immobiliare diffusa come in Italia, tanti sono gli interessi contrapposti di cui gli amministratori dovranno tenere conto. La proposta di legge in questo è chiara, lasciando mano libera ai sindaci nel decidere che e quanti freni mettere, a seconda delle specificità della città ma anche dell’area e del quartiere: anche per questo trova tutti d’accordo. Ma su alcune basi solide: la necessità di un’autorizzazione per affittare una casa ai turisti, e poi il puntare ad avere l’affitto breve come integratore del reddito – un proprietario, un affitto –. “Anche il limite dei 120 giorni, su cui sembra stiano puntando le amministrazioni di Venezia e Firenze”, spiega Filippo Celata, docente dell’Università la Sapienza di Roma “nella situazione di congestione e saturazione attuale non basta: dati alla mano, solo attivando un sistema di licenze per tutti”, tranne chi affitta la propria casa di residenza per meno di 90 giorni annui “si può ottenere un’inversione di tendenza”.
Un equilibrio (im)possibile
Parole a parte, non sarà semplice trovare un equilibrio per gli amministratori. Molti proprietari sono restii a sottoscrivere contratti di locazione a lungo termine a causa di tutele insufficienti in caso di morosità o di sfitto e non solo per l’estrema competitività degli affitti turistici rispetto a quelli per residenti. Mentre, equiparando le locazioni turistiche delle piattaforme ad attività economiche, queste dovrebbero anche essere dotate della possibilità, come gli alberghi, di offrire più servizi o di promuoversi, e prevedibilmente si registrerebbe una crescita dei prezzi. Non è un caso che Venezia, dotata della possibilità di regolare gli affitti brevi da luglio, non abbia ancora trovato la quadra. Appena il sindaco ha annunciato a fine marzo – dopo molti mesi di silenzio – che una bozza di regolamento era quasi pronta, la levata di scudi non si è fatta attendere: “Con noi, il sindaco non ha condiviso nulla”, ha detto a La Nuova Venezia Mario Vidal, vicepresidente dell’Associazione Locazioni Turistiche a Venezia, per poi ricordare “che il regolamento, per essere approvato, dovrà trovare i numeri in consiglio comunale. E non so se su questo provvedimento il sindaco li abbia”. Il riferimento è all’opposizione di Fratelli d’Italia. La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, si è già detta contraria all’idea di dare ai Comuni più densamente turistici la possibilità di darsi delle regole. Anche all’interno della coalizione di amministrazioni che si dicono pronte a sostenere la proposta di legge di Ata, tutte di centrosinistra, le divergenze e i distinguo non sembrano mancare. “Aderire a una proposta non costa nulla, ma servono i fatti: vediamo i Comuni continuare a gloriarsi degli afflussi turistici, ma ormai trovare casa è diventato impossibile” nota Anna Fava, coautrice con Alessandra Caputi del libro Privati di Napoli. A Venezia la bozza di regolamento dovrebbe approdare in consiglio comunale nelle prossime settimane, mentre la proposta di legge nazionale potrebbe arrivare presto in Parlamento. A quel punto, però, si dovrà trovare una convergenza.