Il Messaggero, 11 aprile 2023
Un Klimt per uno stadio
ROMA «Se non possiamo usare i fondi del Pnrr, le risorse del piano europeo, venderemo un quadro di Klimt per finanziare la costruzione dello stadio». Questa l’idea che sta circolando in alcuni ambienti veneziani. Ad avanzare la proposta è stato, probabilmente in maniera provocatoria, Renato Boraso, assessore lagunare alla Mobilità, infrastrutture e viabilità che ha dichiarato alla Nuova Venezia: «Se proprio non si troverà una soluzione, una via d’uscita estrema per recuperare le risorse c’è: possiamo vendere la Giuditta di Klimt. Nel 2015 quando l’idea venne al nostro sindaco Luigi Brugnaro, l’opera era valutata tra 70 e 90 milioni di euro, adesso varrà sicuramente di più. Proprio la somma di cui c’è bisogno».
LA NOTA
Poi dopo essere stato sommerso dalle critiche, l’assessore ha però fatto velocemente retromarcia. Del resto l’idea aveva preso tutti in contropiede e sollevato un vespaio di polemiche.
Il Comune di Venezia non ha alcuna intenzione di vendere la Giuditta di Klimt, ha precisato una nota dello stesso Boraso, sottolineando che si è trattato di «un pesce d’aprile consegnato in ritardo alla Nuova Venezia». L’assessore ha poi ricordato di non essere nuovo a queste boutade: «Il primo di aprile avevo rilanciato su Gazzettino e Corriere del Veneto la ripresa del progetto della sublagunare, con tanto di disegni del fantomatico professore Giappone Mizuno Nasaj, abbandonato in realtà nei primi anni Duemila. Ma le due testate locali, conoscendolo, ne avevano subito colto la vena ironica».
«La Nuova Venezia – ha osservato ancora Boreaso – sta trattando la vendita delle quote della proprietà, forse si sono distratti ed hanno accumulato un po’ di ritardo nelle notizie: nove giorni dopo, per questo li comprendo. In compenso – ha proseguito l’assessore – ho animato la discussione sulle tavole di Pasqua e Pasquetta. Il Klimt resta a Venezia. Anzi, ad essere sinceri ora è al Mart di Rovereto, prestato nell’ambito di una stretta collaborazione tra i due musei. Andate a visitarlo se siete da quelle parti. Ma tornerà presto a Cà Pesaro».
Boraso, a parte la boutade sulla vendita dell’opera di Klimt, fa riferimento a quei 93,5 milioni di euro del finanziamento agognato tramite il Pnrr che servirebbe per il “Bosco dello Sport”, un complesso che include lo stadio e un’arena in un’area verde, progetto valutato in 308 milioni di euro, attraverso anche fondi pubblici. Ma Bruxelles, pur se non ha ancora deciso, sembra propendere per uno stop al finanziamento dell’opera nell’ambito del Pnrr. Un disco rosso che arriverebbe, oltre che per Venezia, anche per la riqualificazione dello stadio Artemio Franchi di Firenze.
L’IPOTESI
Boraso ha quindi rispolverato l’ipotesi, già avanzata nel 2015 dal sindaco di centrodestra Luigi Brugnaro, di vendere delle opere d’arte di proprietà dei Musei Civici, in particolare un Klimt e uno Chagall, per far quadrare i bilanci. Una provocazione che vide al tempo la netta contrarietà dell’allora sottosegretaria ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni. Idea che ora, dopo le dichiarazioni dell’assessore veneziano Boreaso, ha di nuovo scatenato una ondata di polemiche e per questo è forte il sospetto che sia più di una semplice boutade. «Barattare e svendere opere d’arte assolute come la Giuditta, un patrimonio delle veneziane e dei veneziani, allo scopo di raccogliere soldi per assecondare i desiderata della giunta già bocciati dall’Europa è una degenerazione irricevibile. Siamo pronti a dare battaglia al fianco dei cittadini di buon senso», assicura la deputata del Pd, Rachele Scarpa.