la Repubblica, 11 aprile 2023
Intervista a Jannik Sinner
Il cemento è resettato, è l’ora della terra battuta. Jannik Sinner si presenta a Montecarlo da numero otto del mondo, e prova a replicare Indian Wells (dove ha chiuso in semifinale) e Miami (finale).Ma lo sa che la gente quasi parla più di tennis che di calcio?«No, dai: si parla sempre più delle squadre, tipo Napoli e Milan e la Champions. Di calcio si parlerà sempre più perché l’Italia è un Paese molto calcistico. Però certo, c’è anche il tennis: c’è Matteo Berrettini, ci sono io e adesso abbiamo più tifo e aspettative.Portiamo più su il tennis, ma il calcio resta un’altra dimensione: ci hanno giocato tutti da piccoli, e sarà sempre molto difficile scalzarlo, paragonarsi al calcio».Sinner ora è sempre tra i favoriti.«Beh, è una parte di quello che proviamo a raggiungere. Per quello ci alleniamo tanto, e i risultati sono il frutto di questo duro lavoro e dell’imparare dagli errori. Investiamo sul futuro: vincere uno Slam rimane un sogno. Poi sappiamo che è difficile. Però ho fatto vedere che sono pronto ad andare fino in fondo nei tornei. Mi muovo meglio, mi sento meglio, riesco a recuperare meglio tra le partite. Ci sono settimane che riesco a farlo prima, altre meno. Ma credo sia normale, no?».Però quanto piace questa rivalità con Alcaraz.«Abbiamo cominciato dai Challenger, ricordo che gli chiesi informazioni su quanto si allenasse, come fosse organizzato. Capii che aveva qualcosa di più rispetto agli altri. Vederlo oggi faimpressione: già n. 1, ha vinto uno Slam. Ora anche io, quando gioco contro di lui, ho capito che devo affrontarlo cambiando cose, anche a rischio di sbagliare».E poi c’è il grande interesse per Jannik Sinner in Italia.«Mi fa piacere. M’importa, lo sento. Anche qui a Montecarlo, con tanti italiani... Si sente un’energia diversa, molto positiva e costante».A ogni modo questo è un tennis da effetti speciali.«Capisco la domanda. Ma ricordiamoci il ruolo che stanno giocando i materiali, a cominciare dalle racchette fino alle palline, e poi i campi. Inoltre, in generale, è tutto lo sport che sembra più veloce, non solo il mio. Poi, per quanto riguarda il tennis nellospecifico è sempre più un servizio/dritto, no? È così anche da vedere. Io le guardo le partite in televisione e capisco che se la partita è più lenta è più piacevole e il pubblico la gradisce di più, ma questa è la difficoltà di oggi: essere veloce, più degli altri. Se da questo dipendono gli infortuni non so. Io penso che dipende più dalla preparazione, se sei pronto oppure no per giocare e battagliare per cinque set. Ecco, credo che ci si debba adattare».E poi c’è il suo staff, che meriterebbe un discorso a parte.«Intanto mi sento più tranquillo.Con la squadra abbiamo lavorato tanto. Ci siamo capiti, ovviamente un minimo di tempo ci voleva. Non c’è una persona sopra l’altra, siamo tutti sulla stessa linea e parliamo di cosa si poteva far meglio. Ripeto, questa è la mia tecnica ideale. D’altronde che bisogna far meglio lo sappiamo, no?».C’è anche un discorso di strategia.«Naturalmente. Le questioni di tattica che ora capisco meglio, è una fase per me importante.Possiamo parlare di tennis per tre giorni, non c’è problema. Ma forse ci annoieremmo, se parlassimo sempre e solo di tennis».Bisogna pur svagarsi. Lei come fa?«Con il burraco. In passato ci sfidavamo a scala quaranta».E qualche lettura? O altro?«Anche qualche libro, ma non è che ne legga tanti. Ho finito però la biografia di Ibrahimovic: io che leggo piano l’ho finito in cinque-sei giorni. Non era un librone ma mi è piaciuto e l’hofinito subito. Ora sto leggendo un libro in tedesco. Di cosa parla? Dei perché della vita, quelle cose che dovresti sapere perché funzionano così, tipo perché il formaggio ha i buchi. Suona strano, vero? Ma provate a farvele, queste domande».E la famiglia che dice? Ormai sarà totalmente orgogliosa.«Beh, il babbo ha finito con il rifugio. Dopo averci lavorato per venti anni, e dopo quaranta di carriera. Ora ha preso a viaggiare qualche volta con noi: per esempio era a Indian Wells e ha anche cucinato per tutti noi. A lui piace, la squadra ha gradito. È stato un momento perfetto, ma lo sarà di più quando ci saranno anche mamma e mio fratello».