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 2023  aprile 11 Martedì calendario

Intervista a Eleonora Giorgi

Eleonora Giorgi è nella nuova casa ai Parioli, nel salotto scatole di libri e il ritratto di nonna Katò, signora bruna dai capelli corti.
Un ritorno alle origini. «In questo periodo ci sono pensieri che quasi mi ossessionano. Non ho l’eroismo dei coraggiosi, sono prudente, conosco la mia debolezza da sempre. Ma come ho avuto un tale coraggio nella vita? I primi quindici anni li ho vissuti in una famiglia atipica ai Parioli, una nonna parlava come Stanlio e Ollio, l’altra con l’accento teutonico. Erano straniere, emancipate. Mamma e papà si sposano a 18 e vent’anni, fanno cinque figli e si lasciano. Lui entra in un mondo enorme: Giulia, la nuova compagna, è la sorella di Miriam Mafai, che sta con Giancarlo Pajetta. Mamma diventa neocatecumenale, integralista. Tra i figli sono l’unica che reagisce, anche proteggendo i più piccoli, i nostri genitori hanno avuto altro da fare. La prima crisi».
È andata a vivere da sola presto.
«Sì, e mi sono fidanzata a quattordici anni, Gabriele. Giulia è legata a mio padre e io passo da madre a madre.
Lei è femminista, comunista. Mi spedisce a Milano per fare delle foto, e mi propone un percorso per entrare all’Istituto del restauro. Io, non alta e formosa, esordisco fotomodella di taglie forti per Annabella».
Il primo film, “Storia di una monaca di clausura”, scritto e prodotto da Tonino Cervi.
«Sostituisco Ornella Muti, già famosa. Vado al provino, curiosa. Mi infilano il bustino stretto di un costume di Charlotte Rampling, c’è la scena di spogliatoio, mi è chiaro che è una specie di allusione. Ho avuto solo Gabriele, del nudo dice “che importa, il mondo è cambiato”. Il personaggio diAppassionata diventa una Lolita, d’Italia. Lui resta ragazzo, io entro nel mondo adulto. Ci lasciamo».
Con Ornella Muti?
«Stupenda. Sul set tra noi una sotterranea competizione per le attenzioni: Tonino era furbissimo, si distribuiva godendo di dividerci».
Alessandro Momo.
«La prima storia con un simile di cinema, ma con origini comuni. Un giorno fugge dal set diProfumo di donna,avevano sfottuto la “comparsaccia”, una signora procace. Parto per Londra, gli do la mia Honda. Torno e lui “te la porto dopo lezione”. Mi chiama mio padre: “Alessandro è caduto dalla moto, corri al Santo Spirito”. Quando arrivo è morto, me lo fanno salutare».
Una crisi profonda, la droga.
«La morte di Alessandro, la solitudine, è troppo. Ma entra nella mia vita Angelo (Rizzoli ndr), un angelo per davvero. Aveva anche profondi problemi. Ma siamo stati felici. La grande crisi è il risveglio con la Finanza in camera da letto. E quel che mi hanno fatto dopo…».
Prima delle cronache giudiziarie eravate una coppia ambita.
«Sì, ne ridevamo, lui era più riservato e introverso di me. Alla fine di quell’anno tragico, di arresti, io scopro un mucchio di follie, di cui non mi va di parlare per rispetto di una persona che non c’è più. Il suo è stato uno dei primi esempi di un’operazione economico-politica che ha usato un braccio giudiziario.
Me l’ha detto Pietro Longo. Quando ho scritto il libro Maurizio Costanzo mi disse: “Hai fatto il libro bianco?
Ora devi fare quello nero”. Non ero pronta. Ho mantenuto il rapporto con il pubblico, che mi ha scelta brillante, buona, senziente, un po’ ingenua. Faccio cinquant’anni di carriera a giugno, a quell’esame mancato e al primo set».
Con Rizzoli ci sono stati attriti.
«Dopo la vicenda giudiziaria lui si lega a Berlusconi, i politici tornano nella nostra villa, viviamo al di sopra delle nostre possibilità. Dico a Angelo “prendiamo una casa a New York, nascondiamoci, inventiamoci una nuova vita”, lui: “Non accetto critiche da nessuno, men che mai da mia moglie, la porta è quella, se vuoi”.
Non era vero, ma ne ho approfittato.
Perché non potevo, non volevo. Però mi è mancato. Si è risposato e sua moglie mi ha odiata dal primo giorno. Non le ho fatto niente, sono solo esistita prima di lei».
Rimpianti o pentimenti?
«Ho pensato all’elenco dei no a uomini come Nicholson, Delon, Moravia. Mi sono detta: perché? Ero traumatizzata dal fatto che il cinema mi aveva trasformato in un oggetto del desiderio, avevo paura di essere usata, ero immatura. Ho avuto pochi uomini. Ho capito tardi che avrei dovuto avere lo stesso coraggio da esploratrice che avevo nella vita, anche con gli uomini. Chiedo scusa a tutti loro, sono stata una stupida».
A Warren Beatty ha detto sì.
«Aveva incredibile charme, diviso tra cinema e politica. Si spaventò nel vedermi in giardino: “Eleonora, qui è pieno di serpenti a sonagli”. A Los Angeles non mi sono sentita a casa».
Il film in cui si è piaciuta di più?
“Borotalco,grazie alla fiducia di Carlo Verdone, un coetaneo. Mi sentivo sicura di me, ho dato tutto al personaggio, persino le mie scarpine turchesi…».
La storia con Troisi?
«In un villaggio turistico, c’era mezzo cinema italiano. Pietro Mennea mi ha insegnato a correre.... Massimo era poetico, pigro, sempre con Sergio Leone, in caftano, al bar. Io e la Muti siamo le attrici più giovani ad aver visto quel cinema. Ecco perché dopo Borotalco pensavo a Verdone e me come a una coppia comica.
Quando ha girato Io e mia sorella con Ornella Muti è stata una ferita. InCompagni di scuola ero mortificata, non l’ho mostrato».
Massimo Ciavarro?
«Ci conosciamo sul set di
Sapore di mare. Un’oasi di verità, valori sani. Dopo dieci anni è mancato il romanticismo. Aprimmo una casa di produzione, andata male. È sparito. Lo vedo solo perché è nonno».
Andrea De Carlo?
«Sei anni con un piede dentro e uno sul pianerottolo».
Oggi?
«Non ho un compagno. C’è una figura discriminata e non prevista del decreto Zan, che è la donna sopra i sessanta, di cui Dagospia può scrivere “le carampane”, “le vecchiacce”. Non siamo più merce sul mercato dell’amore. Ci avete allungato la vita, dobbiamo fare trent’anni da vedove. Ho reagito, scritto un film, Lockdown love story :una 60enne e un musicista 25enne.
Risarcimento per me e le coetanee esodate dall’amore».
Altri progetti?
«Tanti. Ma anche la consapevolezza che, fatto salvo il rapporto coi figli e col mio nipotino, per quel che ho avuto io potrei anche uscire di scena adesso. Ho paura di invecchiare, delle malattie, nel maleducato mondo odierno sono a disagio».
Il pubblico le vuole bene.
«Affetto puro. Se potessi fare solo Eleonora Giorgi dalla mattina alla sera sarei felice».