la Repubblica, 11 aprile 2023
Torna in libreria il primo romanzo di Massimo Felisatti e Fabio Pittorru
I gialli di Massimo Felisatti (1932-2016) e Fabio Pittorru (1928-1995) stanno a Roma come quelli di Giorgio Scerbanenco stanno a Milano. Sono delitti romani, e gli autori, come si legge nella prefazione all’edizione antologica del 1978, «vanno, come il grande Ambler, alla ricerca di un quadro sociale, magari anche politico, cui finisce per dare spessore e credibilità proprio la formula felice del romanzo poliziesco di azione».
Benvenuta, dunque, la riproposizione di questa Una famiglia perbene (titolo originale, opportunamente modificato, A scopo di libidine ),con cui Felisatti & Pittorru vinsero nel ’74 il premio Gran Giallo Città di Cattolica, inaugurato appena l’anno precedente. E dire che nessuno dei due nasceva giallista. Come avrebbe dichiarato anni dopo Felisatti allo studioso Massimo Carloni (Dalle parole allo schermo la fiction d’indagine in Italia, ed. Gammarò), «io non ero un amante del giallo, ne ero uno scadentissimo lettore, in generale non lo amavo». Il fatto è che Felisatti & Pittorru formano un formidabile duo di sceneggiatori, e la Rai decide di puntare su di loro nell’intento di intercettare il gusto di un’audience che comincia a trovare obsoleti l’impermeabile bianco del tenente Sheridan e la pipa di Maigret. Felisatti però, come Pittorru, è un ferrarese cresciuto alla scuola dei Bassani, dei Vancini e degli Antonioni, troppo di sinistra per aver voglia di tessere le lodi di una polizia che, nei primi anni Settanta, gode, nel mondo progressista, di pessima fama. «Andammo alla Rai ponendo delle condizioni che ci sembravano inaccettabili: un taglio documentario e cronachistico, il che significava dover partire da storie reali e ricostruire, attraverso il filtro del giallo, un’immagine della città moderna nella sua patologia: niente protagonista unico ed accentratore; ritrarre il reale lavoro d’équipe della polizia, nella sua quotidianità». Sorprendentemente, laRai accetta la proposta. Felisatti & Pittorru passano mesi a studiare casi e frequentare commissariati e sale operative. Nasce cosìQui Squadra Mobile. Il primo episodio va in onda l’8 maggio 1973 ed è un successo immediato: amatissimi risulteranno Giancarlo Sbragia e Orazio Orlando nei panni di Carraro e Solmi, implacabili risolutori di casi dal sapore ferroso di strada, sovente desunti da fatti di cronaca.
Con Qui squadra Mobile il giallo televisivo italiano abbandona la metafisica degli interni borghesi e le improbabili ambientazioni anglosassoni e prende a lambire i temi scottanti del tempo, come la corruzione, la perversione del potere, la crisi della famiglia. E, particolare non trascurabile, Roma diventa protagonista di storie criminali, inaugurando quella lunga narrazione che potremmo definire “il dark side della Dolce Vita”. In parallelo con le sceneggiature, Felisatti & Pittorru firmano, nello stesso periodo, cinque romanzi con i personaggi della serie, dando voce e spessore decisamente più inquietanti alla loro capitale violenta e amara: la stessa ideazione di un circuito mediatico-letterario di questo genere è una novità assoluta. Una famiglia perbeneinaugura questa avventura letteraria. Il romanzo comincia con il ritorno nella sua lussureggiante dimora borghese del professor Andrea Carpi, barone della medicina più che altro per meriti di public relations. Siamo in zona Colli della Farnesina, dove vive chi è “arrivato”, le case costano un occhio della testa e la speculazione «non riesce mai del tutto a perdere i propri vizi». Carpi è il classico cattedratico cinico e sessualmente aggressivo, con moglie addetta a cene e shopping e una figlia adolescente un po’ viziata e un po’ perversa. Ed è proprio intorno alla scomparsa della giovane Fiorella che ruota l’indagine dei nostri eroi in divisa, un’indagine che porterà alla luce un universo di vizi inconfessabili, segreti scabrosi, tenebrose relazioni, mettendo a nudo l’insostenibile ipocrisia della borghesia benpensante.
Da questo romanzo Mario Caiano trae un film, …a tutte le auto della Polizia…, che gli autori sceneggiano. Narratori di razza, Felisatti & Pittorru disegnano una squadra investigativa che pesca nei ragazzi dell’87mo distretto di Ed McBain ma, soprattutto, nella saga di Sjowall & Walhoo, i due coniugi svedesi che proclamavano di servirsi del giallo per denunciare gli orrori della socialdemocrazia. In quegli anni, grazie a un pugno di coraggiosi autori – primo fra tutti Loriano Macchiavelli – la critica sociale e la politica fanno irruzione nel mondo ovattato del giallo, le narrazioni si aprono a un’inedita verve polemica, e il genere si fa vettore di una chiave di lettura non convenzionale del contemporaneo.
Quando, come nel caso di Felisatti & Pittorru, la trama regge e la scrittura prende, la riscoperta è un vero godimento.