Corriere della Sera, 11 aprile 2023
Cosa contengono i file rubati agli Usa
Il centinaio di documenti segreti americani rivelati su internet (metà dei quali sono stati visionati da alcuni giornali americani) non solo sembrano autentici, nonostante almeno uno di essi sia stato modificato rispetto all’originale. Ma pongono anche un «grave rischio di sicurezza», secondo il Pentagono. I primi file sembrano tratti da un dossier compilato per il Capo di Stato maggiore del Pentagono usando rapporti di varie agenzie di intelligence, inclusa la Cia. La maggioranza delle informazioni segue le dichiarazioni pubbliche di Washington sulla guerra, ma i leak confermano l’altissimo livello di coinvolgimento americano nel fornire dati quotidiani sugli obiettivi russi da colpire; dimostrano come gli Usa abbiano penetrato in maniera massiccia l’intelligence di Mosca e passino i piani a Kiev (in uno dei documenti si discute di come lo Stato Maggiore russo punti a contrastare le vulnerabilità dei diversi tipi di tank forniti dai Paesi Nato; in un altro si preannuncia la data di un raid contro specifici depositi di droni e altre armi a Odessa e Mykolaiv). Ci sono anche le previsioni di Washington sul probabile stallo cui si arriverà nel Donbass. Un documento del Pentagono del 28 febbraio esprime preoccupazione per lo stato della difesa ucraina, in particolare lo «scudo» aereo, dal momento che i missili per i sistemi di era sovietica S-300 e Buk si potrebbero esaurire tra metà aprile e il 3 maggio. Dal leak emerge che gli Stati Uniti monitorano le comunicazioni interne di Zelensky e quelle di alleati come la Corea del Sud.
Una talpa?
Centinaia – se non migliaia – di funzionari del governo con il «nulla osta di sicurezza» ricevono via email ogni giorno documenti di questo tipo e qualcuno potrebbe averli inoltrati al altri. Trovare la fonte originale del leak potrebbe essere difficile. I documenti trafugati esaminati dal New York Times sono fotografie di fogli, alcuni posizionati su una rivista di caccia. Probabilmente qualcuno ha piegato il dossier cartaceo, se l’è messo in tasca, portandolo in un’area sicura per fotografarlo. Le indagini sono ancora in corso, ma un’ipotesi che circola è che su tratti di un’operazione meno «ideologica» di Wikileaks nel 2010. Julian Assange e Chelsea Manning puntavano a denunciare la condotta degli Stati Uniti, mentre Dmitri Alperovitch, esperto di cybersecurity di origine russa, osserva che in questo caso i «leak», prima di finire su Twitter e Telegram, sono apparsi su una piattaforma usata dagli appassionati di videogiochi. La sua ipotesi è che potrebbero anche essere stati diffusi nell’ambito di un dibattito online sullo stato della guerra. «Una lite su internet che finisce con un disastro per l’intelligence».
I danni
Si tratta di documenti recenti, di appena 40 giorni fa. Ci sono previsioni, per esempio, di dove le difese aeree di Kiev potrebbero localizzarsi il mese prossimo. Ma i timori maggiori riguardano in realtà due punti: 1) L’intelligence russa potrebbe evincere come gli americani abbiano penetrato i piani del Gru, l’intelligence di Mosca, e a quali agenzie abbiano accesso, tagliando così le fonti. 2) Il leak complica i rapporti con gli alleati e solleva dubbi sulla capacità di Washington di tenere segrete le informazioni. Pur non essendo una novità che Washington spii gli alleati, renderlo pubblico è sempre problematico. In un dispaccio si riportano discussioni interne tra funzionari sud-coreani sulle pressioni Usa per inviare artiglieria a Kiev in tempo per l’offensiva di primavera; il presidente Yoon Suk Yeol – si legge – temeva che Biden lo chiamasse per chiedere maggiori aiuti. Douglas London, ex alto funzionario della Cia, autore del saggio «The Recruiter» dice al Corriere che i leak sono devastanti per gli Stati Uniti, ma lo sono anche per i russi: mostrano i tentativi mediocri di alterare le informazioni in alcuni di questi documenti, come pure la vulnerabilità del loro intero sistema militare e di intelligence, in contrasto con la narrazione di Mosca. «Putin userà i leak per dividere gli alleati, ma l’incompetenza russa evidenziata dallo stesso leak è forse più dannosa per il leader russo di quanto lo sia per gli Stati Uniti».