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 2023  aprile 09 Domenica calendario

Putin vieta l’espatrio a ministri e funzionari

ROMA Divieto di libero espatrio per ministri, capi-dipartimento e per tutti gli alti funzionari governativi russi, costretti a chiedere un permesso direttamente al capo dell’esecutivo, Mikhail Mishustin, se vogliono andare all’estero e non siano in missione ufficiale. Dall’obbligo sono esclusi solo i dipendenti dell’amministrazione presidenziale. I fedelissimi di Putin. A riportarlo il sito di informazioni “The Bell”, a dimostrazione della crescente paura del Cremlino di possibili fughe degli alti papaveri col degenerare della guerra e della situazione economica. E, forse, come effetto dell’inquietudine che non solo negli Stati Uniti e tra i “Five Eyes” (le intelligence di Usa, Gran Bretagna, Australia, Canada e Nuova Zelanda), ma negli stessi ambienti di Mosca si è diffusa dopo la pubblicazione sui social di documenti secretati sull’appoggio degli alleati occidentali all’Ucraina per il contrattacco atteso di primavera. Non solo. Ieri altre carte segrete sono state diffuse e, secondo il New York Times, «gli Usa stanno spiando gli alleati», soprattutto gli ucraini.
LA FUGA
Nelle ultime settimane i servizi di sicurezza russi avevano sequestrato passaporti di funzionari, ex funzionari e dirigenti delle aziende di Stato per evitare che uscissero dalla Russia. Putin ha paura che dopo le clamorose defezioni di alcuni stretti consiglieri e di oligarchi, alcuni dei quali trovati morti “suicidi”, altri possano fuggire dalla cerchia stretta di governo e consegnare in Occidente segreti e rivelazioni. A un livello molto più basso, lo stesso starebbe accadendo in Ucraina grazie alla chat “Voglio vivere”, che lancia un salvagente ai soldati russi desiderosi di disertare: ben 3mila sarebbero le richieste di assistenza arrivate nel mese di marzo, il doppio della media. La finestra temporale per ottenere un trattamento di favore come prigionieri si sta esaurendo a mano a mano che si avvicina la controffensiva. Tutto è pronto e si aspetta soltanto l’ordine di attaccare.
LA CONTROFFENSIVA
L’intelligence britannica annuncia che la campagna di attacchi missilistici russi per distruggere le infrastrutture energetiche in Ucraina è fallita e i bombardamenti si sono quasi esauriti, forse per mancanza di munizioni. I russi si preparano anche loro a sostenere l’urto delle truppe ucraine: le immagini satellitari Sentinel 2 fotografano una trincea di 70 chilometri nella regione di Zaporizhzhia. I lavori, cominciati lo scorso settembre, si sono conclusi il 18 ottobre. Fulcro del possibile contrattacco, la città occupata di Melitopol. Gli ucraini rafforzano le difese lungo il confine nord con la Bielorussia. Archiviata la battaglia per Bakhmut, controllata dalle forze russe che hanno perso però un numero spropositato di uomini e mezzi, i capi militari russi si affidano alla creazione di nuove compagnie “Storm Z” (Tempesta Z), formate ciascuna da un centinaio di riservisti suddivisi in squadre d’assalto, ricognizione, genio, trasporti e medici, che dovrebbero supportare la prima linea, dedicarsi alla guerra urbana e alla conquista di obiettivi strategici e capisaldi in territori difficili, ma che avrebbero ricevuto appena tra 10 e 15 giorni di addestramento.
GUERRA IBRIDA
Tra le operazioni propedeutiche alla controffensiva (e difesa), guerra ibrida e disinformazione. I blogger militari russi, per esempio, sono convinti che i documenti trapelati dal Pentagono con dettagli del futuribile contrattacco ucraino sarebbero in realtà un’astuta macchinazione delle intelligence occidentali per disorientare i generali russi. Igor Girkin, uno dei più popolari milblogger russi, insiste nelle sue critiche agli assetti schierati nel Donbass, riconoscendo di avere sbagliato nell’elogiare il battaglione di volontari russi “Nevsky”, che non avrebbe né uomini né mezzi adeguati e sarebbe solo uno strumento per fare politica nelle mani del suo fondatore e comandante. Ieri, a Mosca, si è tenuto il funerale di un altro popolarissimo milblogger, Vladlen Tatarski alias Maksim Famin, ucciso il 2 aprile in un attentato dai contorni misteriosi. A Mosca e non a San Pietroburgo, la sua città, alla presenza del capo dei mercenari di Wagner, Prigozhin, l’ex chef di Putin che negli ultimi mesi ha duramente criticato il ministro putiniano della Difesa, Shoigu, nel tentativo di ritagliarsi un ruolo politico di primo piano, in prospettiva concorrente rispetto allo stesso Putin. Unica vera notizia positiva di ieri, il rientro in Ucraina di 31 bambini che erano stati “rapiti” e trattenuti in territorio russo, e sono tornati a casa grazie alla Ong “Save Ukraine”.