È riaffiorato dopo oltre sessanta anni di oblio da una cantina viennese, è successo in piena pandemia mentre il mondo era sospeso a distanza di sicurezza, ma per una serie di fortunate coincidenze identificarlo non è stato difficile. Si tratta dell’originale inglese del libro di John Berger su Renato Guttuso che Sellerio pubblica per la prima volta in italiano con la traduzione di Maria Nadotti che ha contribuito all’identificazione del testo e ha scritto un’appassionante prefazione. Il titolo è semplicemente "Guttuso", esce matedì e sarà presentato venerdì 14 aprile alla libreria Sellerio di Mondello.
Una storia che sembra imporsi come necessità al presente dell’arte, della società e della politica, un libro destinato a cambiare lo sguardo dei lettori italiani sulla pittura di Guttuso, un saggio che raddrizza la spina dorsale e fa venir voglia di scoprire qualcosa che non è stata ancora vista, ma anche un prezioso strumento antropologico per scoprire il paesaggio umano del sud Italia e per riflettere sul significato e il potere dell’arte.
"Questo libro esce a Dresda nel 1957 in tedesco e nel ’62 in russo e poi scompare", racconta Nadotti, amica di lungo corso di Berger e dal 1998 sua traduttrice italiana. Nadotti racconta delle numerose volte che ha chiesto allo scrittore e critico d’arte inglese che fine avesse fatto quel libro, senza mai ottenere risposta: "Lo dava per perso. Le case editrici non esistevano più e neanche i traduttori, esistevano solo delle copie in tedesco e in russo sul mercato dell’usato, ma non si traduce da una traduzione".
Nel frattempo, a Palermo, Fabio Carapezza, erede universale del pittore, ha cercato in lungo e in largo l’originale inglese del testo: "Io e mio fratello eravamo molto attratti dall’idea di pubblicarlo in Italia - racconta Marco Carapezza, fratello di Fabio scomparso nel 2022 - volevamo capire perché negli anni ’50, mentre prolificano i testi su Guttuso, Berger viene tradotto in tedesco e non italiano".
Ma nel 2020, in piena pandemia, mentre la Nadotti è proprio a Palermo, una mail dal fratello dello scrittore e del responsabile dell’Archivio la avvisa di un ritrovamento che sembrerebbe proprio far pensare al saggio su Guttuso: "Me lo faccio mandare subito - dice Nadotti - si tratta di una fotocopia, annotata, pasticciata, piena di note a margine scritte a penna da una grafia che capisco subito non essere di John. Ma non ci sono dubbi: il dattiloscritto è il suo testo su Guttuso".
Nadotti lo traduce, riesce a integrare due pagine e mezzo mancanti recuperandole dalla versione tedesca, fedelissima e antecedente le note a margine dell’originale inglese, recupera anche grazie a Marco Carapezza, che diventa complice del progetto, la versione integrale di una poesia di Berger "Che ora è in Italia adesso?"- il cui incipit è già presente in italiano nell’edizione tedesca- ed è così che si impone all’attenzione dei lettori italiani il primo di quei ritratti che caratterizzeranno la scrittura di Berger.
Dice Nadotti, senza smettere di raccontare l’emozione e la magia che ha circondato l’intero lavoro: "Per me è il senso di questo libro è che negli anni Cinquanta, immediato dopoguerra, in un’Europa tutta da ricostruire, da ripensare, due uomini giovani, uno siciliano e uno inglese, di due mondi diversi, si incontrano e si affratellano perché hanno in comune una passione comunista evidente, ma hanno anche una passione per ciò che l’arte può, per ciò che l’arte fa ovvero creare un formidabile continuum dal passato al futuro".
Berger e Guttuso si incontrano nel 1956 alla Biennale di Venezia e fraternizzano subito, un’amicizia che dura fino al 1965 e poi si interrompe bruscamente, nessuno sa perché.
Nel libro Berger analizza i quadri del pittore bagherese da "Fuga dall’Etna", 1939, fino a "La spiaggia", soffermandosi lungamente su "Battaglia di ponte dell’Ammiraglio" del 1952, sulla luce, i colori e i personaggi leggendoli come strumento per l’affermazione di un ideale preciso. "In Guttuso Berger vede un antropologo, vede una pittura antropologica, "una visione partecipata" come direbbero oggi - dice Marco Carapezza - Guttuso riesce, stando dentro l’avanguardia, a semplificare la questione mantenendo il rapporto con l’espressività più immediata, il suo riferimento sono proprio le persone di cui sta parlando. Guttuso si pone il problema dell’immediatezza, i pittori degli anni Cinquanta sono tutti comunisti, ma se vuoi fare una pittura che abbia un valore sociale, non ti puoi porre il problema di chi la deve vedere e su questo punto si rompono tutte le avanguardie. È questa chiarezza di lettura delle immagini di Guttuso che fa impazzire Berger e gli inglesi".
Guttuso riesce a non tradire la cifra espressiva del suo momento storico e allo stesso tempo a farsi capire, leggere, da tutti.
"Berger si innamora del lavoro di Guttuso perché gli attribuisce la capacità di avere ricostruito una continuità dall’arte europea", conclude Nadotti, che dice di avere imparato a guardare Guttuso con uno sguardo diverso, usando tutti i sensi come voleva Berger. "È emozionante mostrare ai nostri contemporanei la storia di quell’epoca in cui si costruiva un futuro che non si è realizzato del tutto. Questo libriccino ci permette di indagare cosa si vede oggi nella scrittura di Berger e nella pittura di Guttuso. Questo corpo a corpo tra un pittore e uno scrittore è un formidabile strumento di indagine storica e politica".