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 2023  aprile 09 Domenica calendario

Il Texas vieta la pillola del giorno dopo

Due verdetti opposti sulla pillola abortiva a base di mifepristone (noto in Italia come RU486) mettono in questione l’accesso all’interruzione della gravidanza in tutto il territorio degli Stati Uniti.
Un giudice federale del Texas, Matthew J. Kacsmaryk, ha emesso un verdetto che invalida l’approvazione del mifepristone – avvenuta 23 anni fa – da parte dell’agenzia federale per gli alimenti e i farmaci (Food and Drug Administration). Il verdetto, se confermato, avrebbe validità in tutto il territorio nazionale. Il giudice ha dato una settimana di tempo all’FDA per fare ricorso – nel frattempo la pillola sarà ancora disponibile. Il dipartimento di Giustizia, criticando questa decisione «senza precedenti” relativa all’approvazione federale di un farmaco, ha già detto che la contesterà. Un’ora dopo il verdetto in Texas, ne è giunto un altro dallo stato di Washington da parte del giudice Thomas Rice, che vieta invece di limitare la disponibilità della pillola abortiva in 18 Stati (in diversi dei quali l’aborto è legale) dove i procuratori generali legati al partito democratico avevano promosso un’azione legale proprio in risposta a quella avviata in Texas.
Il caso porterà quasi certamente ad un intervento della Corte Suprema, attualmente dominata da giudici conservatori. Se, con l’abolizione della legge Roe v. Wade da parte della Corte Suprema nell’estate 2022, i movimenti antiabortisti hanno rimosso la tutela del diritto all’interruzione di gravidanza su base federale lasciando la decisione ai singoli Stati, adesso attaccando la pillola in tutto il territorio nazionale mirano a vietare il metodo stesso con cui le donne pongono fine alla gravidanza. L’abolizione di Roe v. Wade ha creato una situazione in cui i singoli Stati stanno dibattendo e combattendo per decidere le proprie regole, ma il verdetto texano abolirebbe in molti casi la possibilità effettiva di abortire, indipendentemente dalle leggi. «Se questo verdetto verrà confermato, impedirà alle donne in ogni Stato di accedere al farmaco, a prescindere dal fatto che l’aborto sia legale o meno», ha detto il presidente Joe Biden.
Battaglia legale
Il verdetto in Texas Nello Stato di Washington sentenza favorevole al farmaco
Il mifepristone blocca un ormone che consente lo sviluppo della gravidanza; è uno dei due farmaci autorizzati negli Stati Uniti per essere usati insieme nelle prime 10 settimane: l’altro è il misoprostol. Se il mifepristone diventasse illegale, alcune cliniche pensano di continuare a fornire per l’aborto farmacologico il misoprostol, che però se impiegato da solo è meno efficace e può provocare maggiori effetti collaterali.
Il caso è stato presentato da una coalizione di attivisti e medici antiabortisti ad Amarillo, in Texas, dove opera il giudice Kacsmaryk, 45 anni, nominato da Trump. Il dipartimento di Giustizia si era opposto, sostenendo che il giudice è stato scelto specificamente perché la sua posizione è nota. Secondo il New York Times è cristiano conservatore, si era già espresso contro Roe v Wade; lui e la moglie persero la prima figlia, nata morta e da allora è impegnato nel promuovere l’adozione come alternativa all’aborto. Il giudice ha dichiarato che l’FDA non ha tenuto conto dell’evidenza scientifica sui possibili «danni psicologici» né seguito i corretti protocolli quando ha approvato il farmaco, ma l’agenzia avrebbe agito «sotto pressione politica, per avanzare l’obiettivo politico di un maggiore accesso all’aborto chimico». Il giudice Rice che nello stato di Washington ha invece tutelato «ogni azione per rimuovere il mifepristone dal mercato o ridurne la disponibilità» è stato nominato da Obama. Il Times ha ripubblicato ieri 101 studi, condotti in tutto il mondo, che mostrano la sicurezza del farmaco, usato dal 53% delle donne americane che decidono di abortire.