Corriere della Sera, 9 aprile 2023
Intervista ad Antonio Tajani
ROMA Le condizioni di salute in miglioramento, la sensazione che la grande paura sia alle spalle, permettono ad Antonio Tajani di scansare la domanda che nessun forzista vorrebbe sentirsi fare: che succederà quando Berlusconi non ci sarà più? «Non c’è risposta. Perché è una domanda non attuale, e nessuno di noi ci ha mai pensato. Sono solo quattro giorni che Berlusconi è ricoverato, e tutti quelli che gli hanno fatto visita confermano che si informa, si attiva, parla di politica, dà indicazioni. Tornerà presto e non si ritirerà certo a vita privata, non è nella sua natura. Sarà ancora un grande protagonista della politica».
Insomma, Berlusconi c’è e ci sarà, è convinto il ministro degli Esteri, che oggi è l’uomo forte del partito, vicepremier e anche coordinatore e vicepresidente di FI, appena riconfermato dal Cavaliere. Un potere del quale si schermisce: «Io sono solo un militante al servizio di FI, rappresentando le nostre idee al governo e tenendo operativo il partito. E lo faccio assieme ai capigruppo, ai coordinatori, ai presidenti di Regione, ai sindaci, ai quadri, a un movimento che non è di plastica, ma reale, radicato, con una classe dirigente ampia e un suo elettorato di riferimento. Berlusconi lavora anche per rafforzare questa organizzazione: ci aspettiamo perfino qualche arrivo dal Pd...».
È un modo per dire che non c’è solo Berlusconi, che FI esiste ed esisterà anche a prescindere da lui?
«Non c’è dubbio che esiste ed esisterà, con Berlusconi. Che c’è anche quando non fa comizi e non va in tivù. Non è la prima volta che per ragioni di salute Berlusconi si è dovuto allontanare dal day by day, ma noi siamo andati avanti sempre seguendo le sue indicazioni».
Come può dirlo per il futuro?
«Perché Berlusconi c’è con le sue idee, con la sua linea politica che guarda al futuro già ora, con un partito da lui creato che da 30 anni rappresenta l’area moderata, europeista, liberale, popolare della politica. E che continuerà a farlo, in qualunque forma evolverà la scena politica».
E che è sempre più in linea con il governo Meloni...
«Certamente sosteniamo il governo, siamo un partito che per natura è di governo: Berlusconi è un uomo del fare e il Paese ha bisogno di FI. Il 5 e 6 maggio – spero con Berlusconi sul palco – terremo la nostra convention a Milano proprio puntando sulle materie di cui ci occupiamo noi ministri: Esteri, Ambiente, Ricerca, Università, Riforme, Pubblica amministrazione. I nostri elettori ci vogliono al governo per portare avanti le nostre idee: nell’ultima settimana siamo saliti di 0,7 punti proprio perché è stata apprezzata la linea scelta».
La kermesse
Il 5 e 6 maggio a Milano,
spero con Berlusconi
sul palco con noi,
terremo la convention puntando sulle materie di cui ci occupiamo
come ministri,
dagli Esteri alle Riforme
Si dice che questa nuova linea di forte vicinanza alla premier sia stata voluta anche dalla famiglia di Berlusconi, che continuerà a sostenere il partito. È così?
«La famiglia Berlusconi ha sempre sostenuto il partito, come tanti imprenditori peraltro, ma mai ha imposto decisioni o linee politiche di alcun tipo. Mai una volta. Chiaro, tra figli, fratello, padre, ci saranno confronti di idee, Berlusconi è sempre pronto ad ascoltare buoni consigli».
C’è l’ipotesi di partito repubblicano, spesso evocato da Berlusconi, che potrebbe vedere assieme FI e FdI. Un cammino possibile prima o dopo le Europee?
«Ma quella di Berlusconi è una visione strategica, un punto d’arrivo di un percorso politico, non di un accordo a tavolino. Certo che l’idea di un sistema realmente bipolare – con un partito repubblicano e uno democratico – è affascinante e da perseguire, ma i tempi e i modi li decideranno i leader. Intanto dobbiamo cercare di creare una formula vincente in Europa di alleanza tra conservatori, liberali e Ppe, di cui noi siamo parte. Sarebbe un passo importantissimo. E in ogni caso, anche in un partito repubblicano, noi rappresenteremmo l’area popolare, europeista e liberale. Non perderemmo la nostra identità».
Potete invece perdere pezzi? Rischiate scissioni?
«È un periodo ipotetico dell’irrealtà. Nessuno vuole lasciare il movimento che lo ha eletto e nessuno chiede o propone congressi. Siamo tutti concentrati solo sul nostro leader e aspettiamo che torni. Si sta drammatizzando qualcosa che non esiste».
Lei insomma, oggi uomo di maggior potere in FI, non emarginerà nessuno?
«Chi mi conosce sa che non l’ho mai fatto e mai lo farò. Seguo l’insegnamento di Berlusconi: c’è libertà di pensiero ma anche una linea da seguire. Che dà il nostro presidente, che continuerà a farlo».