La Stampa, 7 aprile 2023
La segreteria di Elly Schlein
È davvero la segreteria di un “nuovo Pd” quella che Elly Schlein illustra all’ora di pranzo del venerdì santo, e non solo perché la squadra viene presentata in diretta Instagram anziché con la classica conferenza stampa al Nazareno. Certo, nel nuovo gruppo dirigente ci sono anche tutte le correnti (o quasi, perché Gianni Cuperlo e Paola De Micheli restano fuori, e non sono affatto contenti) e anche Stefano Bonaccini riesce a far digerire ai suoi la gestione unitaria. Ma il dato più eclatante è che le leve del comando – dall’organizzazione alla comunicazione, passando per il coordinamento della segreteria – sono tutte in mano a figure nuove, che vengono da fuori, persone che fino a qualche settimana fa non avevano nemmeno la tessera del partito. E poi, tanti giovani, tanta sinistra, grande spazio alle donne (11 su un totale di 21 componenti) molta “radicalità”, quella «linea chiara» che la segretaria ha sempre promesso, pur garantendo un approccio unitario. Una scommessa, perché di fatto è anche un’assunzione di responsabilità e il Pd è un partito sempre complicato da gestire.
Schlein lo sa e infatti premette subito: «Abbiamo cercato di costruire squadra molto solida, basata sul rinnovamento, sull’apertura, ma anche sulle competenze che abbiamo anzitutto al nostro interno. E poi naturalmente anche guardando all’esterno, ad alcuni messaggi importanti da dare, persone che possono portare un contributo a questo nuovo corso del Pd». La segretaria sa bene che chi è rimasto fuori è deluso e prova a rassicurare: «Sono stati giorni di riflessioni, non è mai facile fare delle scelte. Posso dire che è solo l’inizio, avrei potuto fare anche altri nomi, non mancherò di individuare le modalità perché tutte le competenze nel tempo possano essere valorizzate».
Resta il fatto che la neo-leader non ha voluto vice, ma solo un coordinatore della segreteria. Anzi, una coordinatrice: Marta Bonafoni, mai iscritta ad un partito, consigliera regionale nel Lazio. L’organizzazione Pd, altro ruolo-chiave, è affidata a Igor Taruffi, un passato in Sel, poi in Sinistra italiana, assessore in Emilia Romagna. La comunicazione va a Flavio Alivernini, che sarà costretto al doppio lavoro essendo già portavoce di Schlein e che pure viene dall’esterno, avendo per anni collaborato con Laura Boldrini quando era presidente della Camera. Il capo della segreteria di Schlein, infine, sarà il fedelissimo Gaspare Righi, 36enne, da anni al fianco della leader Pd.
Certo, le aree – o più prosaicamente: le correnti – sono assai rappresentate. Gli orlandiani ottengono ruoli importanti con Antonio Misiani (economia) e Marco Sarraccino (Sud), senza contare il tesoriere Michele Fina nominato da un mese. Provenzano entra in segreteria con delega agli Esteri, per Franceschini c’è Marina Sereni (Salute), Articolo 1 ha ben due posti con Alfredo D’Attorre (Università) e Cecilia Guerra (Lavoro). Della scuola si occuperà Irene Manzi. E poi i bonacciniani: Davide Baruffi (Enti locali), Alessandro Alfieri (Riforme e Pnrr) e Debora Serracchiani (Giustizia).
Ma, appunto, anche molti innesti esterni e tanta attenzione alle battaglie per i diritti: Alessandro Zan (Diritti), Sandro Ruotolo(Informazione), Marwa Mahmoud (Partecipazione), Pierfrancesco Majorino che si occuperà di politiche migratorie e di “diritto alla casa”, «una novità assoluta come delega», sottolinea Schlein. È contenta: «Questa squadra che abbiamo composto penso sia un giusto mix tra rinnovamento, apertura e solidità, competenze». Quindi, il guanto di sfida alla premier: «Una squadra di grande qualità, soprattutto se confrontata con chi è oggi al governo del nostro paese. Continueremo a voler essere un problema per il governo di Giorgia Meloni». A questo punto Schlein si concede una pausa, per un po’, dice, non vuole sentir parlare di politica: «Mi prenderò anch’io qualche giorno per riposare, perché non mi sono ancora fermata dal 26 febbraio e comincio a risentirne». —