la Repubblica, 7 aprile 2023
Immoralisti virtuosi
Soltanto gli immoralisti possono ogni tanto commettere azioni virtuose, diceva Giovanni Papini, e spero vi sdilinquiate con me per l’uso del verbo commettere. E infatti un po’ mi inebrio ad assistere al moralismo da terza repubblica populista introdotto all’Assemblea regionale siciliana da Ismaele La Vardera, già inviato delle Iene e oggi esponente patinato a Palazzo dei Normanni per il movimento Sud chiama Nord. Per tradurre in applicazione politica la lezione tratta in video, dove le confessioni si estorcono con telecamera e microfono davanti al pubblico giudicante, ha sollecitato i colleghi a sottoporsi a un test antidroga: una ciocca di capelli e tutto si saprà. È giusto che i siciliani vengano informati se i loro rappresentanti fanno uso di droga, ha detto La Vardera. È giusto. Anzi è un diritto, ha precisato. Non mi soffermo sulla travolgente evoluzione del concetto di diritto, basterà segnalare che una pratica senz’altro nociva, senz’altro legale e senz’altro privata – non gli atti pubblici, che sono quanto conta in un’assemblea elettiva – viene usata per misurare la moralità e offrirla al popolo. E pure con una ridanciana indole fascistoide, per cui respingere il ricatto diventa difficile, diventa implicita ammissione di vizio. Finora hanno ceduto in trentasei su settanta, e ignoro quali siano le intenzioni degli altri trentaquattro. Ma spero ci sia qualche immoralista capace di impuntarsi e commettere l’azione virtuosa di riportare la politica alla sua decenza. E il nostro La Vardera? “Il mio test ha avuto esito negativo”. Peccato, nemmeno quest’attenuante possiamo dargli.