la Repubblica, 7 aprile 2023
Intervista a Serena Grandi
Serena Grandi, i primi ricordi?
«Rimini, gelati, ombrelloni, sole, mare. Zie, nonni, cugini. Ho avuto una bella infanzia. Sono nata a Bologna, papà era il capo della Squadra mobile ed era stato trasferito lì. Forse per questo sono diventata una giallista, cresciuta con un padre in divisa e una pistola sul comodino. Il Dna è quello. Ho trovato la mia vena artistica».
Dove vive ora?
«A Tuscania. Terra etrusca, forte.
Volevo stare fuori da una Roma incasinata. Quanto a Rimini... Ero arrivata con la voglia di aprire un ristorante, dare lavoro. Ho trovato persone che hanno pensato che fossi così cretina da spendere tanto per non avere nulla. Nella vita si sbaglia».
Lasciò Rimini per Roma.
«Per fare quel che mi piaceva: il cinema. Dopo tre mesi lavoravo».
Il nome d’arte: Vanessa Steiger.
«Erano di moda nomi stranieri».
L’horror “Antropophagus” di Joe D’Amato fece scalpore
«È un cult, lo sa? Girammo in Grecia, in Spagna. Feci tutto il viaggio con un pancione finto difficile da togliere».
La scena in cui il cannibale le strappa il feto e se lo mangia ha provocato fughe dai cinema.
«Si procurarono un coniglio, ma io non lo volli vedere perché mi angosciava. Girammo la scena a Nepi, tra catacombe e scheletri».
“Tu mi turbi” con Benigni?
«Ebbi ali d’angelo attaccate per due giorni, lui faceva battute buffe...».
Dino Risi è stato importante.
«Con Teresa è partita un’altra fase di carriera. Mi disse: “Facciamo un film tutto su di te, f ai la camionista”. Non conoscevo Luca Barbareschi, che era un grande attore e manager, a volte poteva fregarmi il primo piano, lo capivo, ma era affascinante. Il set fu faticoso, guidavo il camion. Ero di una bellezza sconvolgente».
È da sempre grata a Tinto Brass.
«Gli ho mandato gli auguri, qualche giorno fa. Tinto è stato importante, conMiranda, come lo è stato Pupi Avati».
“In nome del popolo sovrano” di Magni, con Sordi e Manfredi.
«Sordi era in forma strepitosa, la domenica andavamo a mangiare al ristorante, io portavo il bambino piccolo. Alberto amava il tartufo e il vino rosso dolce. Ricordo una scena alla fine del film, entrambi truccati daanziani, la macchina ci prende da dietro mentre camminiamo a braccetto. Non c’è audio. Lui dice “sbrìgate, ‘nnamo, famo presto senno’ se magnano tutti i cornetti”.
Era l’ora della colazione serale, avevamo fame. Sordi aveva bellissimi occhi azzurri, se non fossi stata sposata...».
Dai cornetti di Sordi alle piadine con Paolo Villaggio in “Rimini Rimini”.
«Nel pomeriggio con lui e Corbucci.
Andavamo ai chioschi, Villaggio diceva alla venditrice: “Lei, signora, èuna killer”. Paolo mi diceva “sei la mia tettona, ti porterò al Prado”, in Spagna. Poi ci sono andata da sola».
Un set brutto o difficile?
«Le foto di Gioia,con Lamberto Bava. Il 23 dicembre ero in reggiseno e slip in piscina e arrivava l’assassino... Un freddo.... ELa grande bellezza,film meraviglioso, ma set difficile, Paolo poco amichevole. Avevo un busto enorme, che mi ingrossava, e un bellissimo dialogo con Servillo fu tagliato. Con Sorrentino lavorerei anche domani».
Ha avuto storie poetiche. Pino
Daniele le dedicò “Mal di te”.
«Ci si incontra, ci si guarda, mi arriva un nastro con Mal di te,che aveva scritto nella notte. Lui lo mise su nastro perché voleva che facessi il video, mio marito si accorse di questa attenzione, ma eravamo già alla fine del mio matrimonio, ed era anche la fine del suo. Poi lui si è separato e anche io, ma non ci siamo visti più. Mi è successo altre volte, magari hanno paura di me, scappano».
Adriano Panatta fu un grande amore.
«Ho passato due anni girando il mondo con lui, faceva le esibizioni.
L’ho amato molto».
Lei finì ai domiciliari per accuse da cui fu assolta e risarcita.
«Avrei potuto denunciare tutti. Non ho avuto la forza e il coraggio. Ma è stato un fango mediatico orrendo.
Non hanno trovato cocaina. 157 giorni senza processo. Avevo un bimbo di 12 anni in casa, problemi con la tiroide...
Oggi di quel periodo ho persino un bel ricordo, con mamma, due camerieri, una casa ai Parioli, mio figlio. È stato un po’ come la pandemia: Rimini, mare, passeggiata col cane, spesa. Il mio cervello seleziona, penso più alle bollette che al fango mediatico. Leggo un libro, sento musica, vivo in pigiama e scrivo. Sono un po’ streghetta, prevedo le cose, faccio i tarocchi».
Come vede il suo futuro?
«Beh, il mio futuro... Ormai siamo andati un po’ tanto avanti. Io mi vedo in campagna a scrivere, cosa che mi emoziona. Spero che mio figlio continui a spiccare il volo, fa il talent manager in una grossa società».
Al cinema lavora ancora.
«Il 12 aprile esceUomini da marciapiede in cui interpreto la moglie di Francesco Pannofino. Nel film cerchiamo di ricondurre alla normalità quattro giovani che vogliono fare, appunto, gli uomini da marciapiede, ci sono Francesco Facchinetti, Paolo Ruffini, Corrado Nuzzo, Marco Mazzoli. Faccio solo le cose che mi piacciono. Ma non è facile avere i copioni, esistono le caste e io non ne faccio parte».
Pentimenti nella vita?
«No, anche se nella notte con me ci sono fantasmi coperti con il lenzuolo e io cerco di coprirli di più. Ci sono giustificazioni per quel che ho fatto.
Mi pento di aver divorziato con un bimbo di tre anni. Ma ero innamorata di mio figlio e volevo essere libera, come lo sono ora».