la Repubblica, 7 aprile 2023
Berlusconi, il patrimonio e la possibile cessione
MILANO – La televisione, il calcio, l’editoria, il risparmio degli italiani, le ville con il loro sfarzo da tycoon e tanto altro ancora, compresi tre jet e un elicottero Agusta AW139, ormai un po’ vecchiotto. Anche se sono lontani i tempi d’oro della televisione, quando la sola Mediaset capitalizzava in Borsa più di 18 miliardi di euro (era il 1999), il regno economico costruito da Silvio Berlusconi resta un gruppo di prima grandezza, con un patrimonio dai confini non sempre semplici da tracciare. E che oggi è al centro di speculazioni di Borsa, con il titolo che sale da due giorni e il mercato che scommette su una cessione.
Fininvest al centro
La società che custodisce gran parte delle attività è ancora oggi Fininvest, la holding nata nel 1978 che Berlusconi ha sempre posto al centro delle iniziative imprenditoriali e finanziarie che seguirono gli inizi, caratterizzati dalla costruzione di Milano 2, a Segrate. Oggi Fininvest detiene partecipazioni di controllo – o di rilievo – in tre società quotate in Borsa, che appartengono anch’esse alla storia del gruppo e tutte insieme valgono 2,8 miliardi di euro.
Con l’ambizione di diventare un gruppo europeo, Mediaset ha trasferito la sede ad Amsterdam, è stata ribattezzata Mfe-MediaForEurope, ha rilevato il 29 per cento dell’emittente tedesca ProSiebenSat e incorporato Mediaset España che prima era quotata a Madrid. Fininvest controlla quasi il 48 per cento della società, una quota che ai prezzi di Borsa vale 712 milioni. Può sembrare un paradosso ma, in termini finanziari, la partecipazione di maggior valore è oggi il 30 per cento in Banca Mediolanum, la società di gestione del risparmio che Berlusconi ha sempre lasciato alla guida del socio Ennio Doris, scomparso nel 2021 quando già aveva trasferito il comando al figlio Massimo. Il pacchetto di minoranza in mano a Fininvest – la famiglia Doris possiede il 41 per cento – alle quotazioni attuali supera gli 1,8 miliardi, un valore che riflette la solida posizione di mercato della banca, che gestisce risparmi dei clienti per oltre 103 miliardi di euro. La terza società quotata del ventaglio di Fininvest è la casa editrice Mondadori, il simbolo di un’altra fase della saga berlusconiana, proprietaria oggi di 50 marchi editoriali come Einaudi e Rizzoli: la holding ne conserva la maggioranza assoluta, il 53 per cento, per un valore di mercato di 273 milioni di euro.
La questione del controllo
I cinque figli di Berlusconi hanno già una partecipazione diretta in Fininvest ma lui, il fondatore, ha sempre mantenuto saldamente in mano la maggioranza, con una quota del61,2 per cento distribuita fra quattro delle celebri 22 holding personali che un tempo ne custodivano il capitale. Le altre tre ancora esistenti fanno invece già capo ai figli. La primogenita Marina e il fratello Pier Silvio possiedono ognuno il 7,65% di Fininvest, mentre i figli avuti con Veronica Lario – Barbara, Eleonora e Luigi – ne detengono tutti insieme il 21,42%, conservato nella Holding Quattordicesima, di cui ognuno dei tre ha un terzo del capitale.
Anche se il padre ha riservato a Marina la guida della Fininvest (e Mondadori) e a Pier Silvio quella di Mediaset ora Mfe, i futuri assetti di controllo sono tutti ancora da svelare. Si possono fare solo ipotesi basate sullo stato dell’arte. Se Berlusconi decidesse di distribuire in parti uguali ai cinque figli il suo 61,2 per cento, a ognuno di loro andrebbe un ulteriore 12,24 per cento. Basta fare le somme per vedere che i tre figli di Veronica Lario avrebbero più del 58% della Fininvest, mentre Marina e Pier Silvio si ritroverebbero con il 19,9 per cento ciascuno (la somma non fa 100 perché Fininvest detiene un 2 per cento di azioni proprie).
Sulla carta ci sono però numerose altre possibilità, a partire dalla quota di eredità che la legge lascia libera, un terzo del totale. Sempre per ipotesi: se a venir distribuiti ai figli in parti uguali fossero i due terzi del pacchetto del 61,2 per cento, gli equilibri cambierebbero in misura significativa. Barbara, Eleonora e Luigi si fermerebbero infatti al 46 circa, meno della maggioranza assoluta. Da quel 20,4 per cento del capitale di quota disponibile, passerebbe così la maggioranza della cassaforte Berlusconi. Una curiosità, legata al matrimonio con Marta Fascina di cui si era molto discusso un anno fa, poi trasformato in festa con tanto di torta e abito bianco. Anche qui il ragionamento è limitato a quanto previsto dalla legge, senza eventuali accordi diversi: se le nozze si fossero celebrate davvero, sulla carta la coniuge avrebbe potuto avere diritto al 30,6% del capitale di Fininvest, diventandone la maggiore azionista.
Il resto del patrimonio
Al di là delle quotate in Borsa, Fininvest detiene un reticolo molto vasto di altre partecipazioni. Ci sono diverse immobiliari, che ricadono in parte sotto il cappello di una sortadi sub-holding che si chiama Fininvest Real Estate & Services. Si trova ad esempio sotto questa società Villa Gernetto, la lussuosa dimora brianzola che, segnala il bilancio 2021, Berlusconi aveva provveduto ad ampliare aggiudicandosi terreni agricoli «per una superficie commerciale di 178 mila metri quadri», assegnati con una vendita giudiziaria dal Tribunale di Monza. Villa Gernetto è ormai nota anche ai tifosi della Serie A perché vi svolge i ritiri lasquadra del Monza, la seconda passione calcistica dell’ex premier dopo quella ben più importante del Milan, venduto nel 2017 a Li Yonghong, un imprenditore cinese dalla fortuna incerta.
Nell’arcipelago della Fininvest Real Estate & Services, oltre alle ville e agli sviluppi immobiliari, si ritrova anche Alba Servizi Aerotrasporti, la società che governa la flotta di velivoli aziendali. Oltre all’elicottero Agusta classe 2006, ci sono tre jet,due dei quali entrati in esercizio in tempi recenti: un Gulfstream G550 del 2018 e un Hawker 800 XP di meno di due anni fa.
Stando all’ultimo bilancio disponibile, relativo al 2021, tra le proprietà di Fininvest figuravano anche due partecipazioni che sembrano investimenti finanziari con un occhio rivolto al futuro e, in particolare, allo sviluppo dei pagamenti digitali. La prima è una quota del 6,8% di Soldo, società specializzata nella gestione delle note spese e dei pagamenti aziendali, la seconda è il 2% di Satispay, la app utilizzata da un numero crescente di clienti per liberarsi dal cash nelle piccole spese. Un’altra partecipazione che merita qualche interesse è la Trefinance, una società lussemburghese che in passato era servita per condurre alcune partite finanziarie, sia in Italia che all’estero. Nonostante sia in liquidazione volontaria dal 2014, Trefinance non è mai stata chiusa definitivamente, così redige e deposita regolarmente il bilancio nel Granducato. Stando all’ultimo, il 2021 anche in questo caso, aveva un capitale di quasi 35 milioni di euro.
Le ville ai piani alti
Non essendo quotate, le attività di Fininvest diverse da Mfe, Mediolanum e Mondadori, sono più difficili da valutare. Limitandosi ai valori riportati a bilancio dalla holding, si sfiorano i 350 milioni di euro, che portano il saldo complessivo del mondo Fininvest a superare i 3,1 miliardi. Ma non è tutto. Berlusconi ha conservato al di fuori della capogruppo altre proprietà, custodite attraverso la holding immobiliare Dolcedrago, nella quale i soli Marina e Pier Silvio possono vantare qualche diritto. Il 99,5 per cento della società fa capo al papà, mentre a loro due è riservata lo 0,25 per cento. I beni più preziosi della Dolcedrago sono in una controllata che si chiama Immobiliare Idra. Qui ci sono alcune delle case di famiglia, compresa Villa Certosa, in Costa Smeralda. Il patrimonio immobiliare della Idra è iscritto a bilancio per 426 milioni, una cifra che porta a 3,5 miliardi una possibile stima delle partecipazioni dell’ex premier. Un valore certamente riduttivo. La rivista americana Forbes, facendo altre valutazioni, arriva al doppio. Tanta roba, in ogni caso.