La Lettura, 8 aprile 2023
L’epopea dei crociati cannibali
La storia dei cannibali di Ma’arra al tempo della Prima Crociata resta poco conosciuta. I fatti raccontano, che, nel 1098, le truppe cristiane in preda alla fame giunsero in prossimità della città. Mentre, fuori di essa, i leader crociati discutevano sul da farsi, parte della truppa affamata vi irruppe e si diede ad atti di cannibalismo, mangiando i corpi di alcuni musulmani trucidati. L’episodio viene così raccontato dal cronista Radulfo di Caen, che scrive «delle persone dissero che, costrette dalla mancanza di cibo, bollirono i corpi di pagani adulti in grandi pentoloni, impalarono i bambini su degli spiedi e li divorarono alla griglia». Una scena splatter ripresa anche da Fulcherio da Chartres: «Devo aggiungere che molte delle nostre genti, spinte alla pazzia dall’eccessiva fame, tagliarono pezzi delle natiche dei saraceni già morti lì, che essi cossero. E non aspettarono neanche che fossero cotti a puntino per divorarli con fame selvaggia».
La cosa più interessante riguarda la spiegazione che, nel corso dei decenni successivi, si diffuse sull’episodio. A partire dai protagonisti, i cannibali di Ma’arra. La responsabilità non ricadde sui cavalieri, esponenti di quella militia Christi fondata su valori di magnanimità e onore, che mai avrebbero potuto essere gli interpreti di un atto così insano. Allora, su chi? Sui Tafuri, termine adoperato in alcune chanson de geste crociate per indicare quella massa indistinta di persone – poveri, marginali, briganti, vagabondi – che seguirono i predicatori ossessionati dal sogno della conquista di Gerusalemme, tra cui Pietro l’Eremita. Nell’immaginario letterario, una moltitudine mal composta, scalza, irsuta, vestita con brandelli di tela di sacco, coperta da piaghe e sudiciume, abituata a vivere di immondizie e, nel caso, pronta a cibarsi anche di carne umana. Troppo miseri per permettersi il lusso di spade e lance, essi maneggiavano roncole, falci, bastoni, badili, zappe e fionde. Truppa numerosa, violenta e mal assortita, fanatica, disposta a qualunque tipo di eccidio, a cominciare dai pogrom contro gli ebrei registrati nella fase iniziale della Crociata a Spira, a Worms, a Magonza, a Treviri, a Ratisbona, fino a Praga: in assoluto i primi della storia europea.
Poi, come si legge ora nel libro di Davide Esposito «La Chanson de Jérusalem» : l’epopea dei crociati cannibali (Carocci), la vicenda di Ma’arra, non fu sempre descritta dai contemporanei con biasimo. Per esempio, a leggere la Chanson de Jérusalem il quadro che emerge suona opposto. Fu solo la fame a spingere i Tafuri? Una furia cieca generata dal bisogno? Da quest’opera, scritta verosimilmente più d’una cinquantina d’anni dopo i fatti, non sembrerebbe. L’atto cannibale ha, qui, un movente razionale: è una scelta tattica fatta per annichilire il nemico, per fiaccarne il morale. Terrorizzarlo in modo da poterlo in seguito annientare. Metodo che sembra fosse stato applicato anche in altre occasioni, come ad esempio in Spagna, nel 1020, contro prigionieri musulmani. Parere sostenuto anche da altri, come Raymond de Aguilers che considerava il cannibalismo «arma donata ai franchi da Dio per terrorizzare i nemici»; mezzo che, secondo molti, rientrava nel disegno della Provvidenza, spogliato – nota Esposito – «di ogni carica negativa e considerato utile strumento per realizzare la volontà di Dio».
Una truppa animalesca che fa scempio del corpo del nemico, in una logica di annientamento, giacché questo fu la Crociata: un’impresa che, spiega Norman Cohn, «tendeva costantemente a diventare quello che la gente comune voleva che fosse: una guerra diretta a sterminare la “razza di Caino”, come il leggendario re dei Tafuri definiva i musulmani». E Gerusalemme, per i crociati simbolo di speranza, si trasformò, una volta conquistata, in un orrendo mattatoio dove la scelta per musulmani e ebrei fu inequivocabile: convertirsi o essere ammazzati. Perché, fu detto, «era una giusta e meravigliosa decisione divina che quello stesso luogo ricevesse il sangue di coloro le cui bestemmie erano giunte sino ad allora a Dio». Esperienza amara, la Crociata. Impregnata di sangue e d’odio. Di terrore e anche di cannibali.