il Giornale, 8 aprile 2023
Intervista a Francesco Gabbani
Francesco Gabbani, lei è un intrattenitore tv? «In realtà me lo dicono in tanti ma non so se crederci». Eppure torna con la seconda edizione di Ci vuole un fiore (14 e 21 aprile, prima serata Raiuno). «Stavolta senza Francesca Fialdini». Quindi un one man show. «Lei non poteva, la Rai ha pensato che potessi condurre da solo e mi ha affidato tutto». È una bella evoluzione, quella di Francesco Gabbani, che è rimasta fuori dai ricami spesso pecorecci di presenzialismo e social concentrandosi invece su un dato in via di estinzione: la qualità. Dopo due Sanremo vinti uno dopo l’altro, dopo successoni come Occidentali’s Karma o Il sudore ci appiccica era facile deragliare e cercare il consenso facile. Succede spesso, specialmente se non si hanno gli anticorpi per resistere a tentazioni megalomani e controproducenti. Esposizione h24. Pubblicazione di brani a ripetizione (e spesso ripetitivi). Polemiche a piacimento. Invece Gabba (come lo chiamano gli amici) ha fatto «alla vecchia maniera», dosando le apparizioni e tenendosi fuori da quello che orrendamente è definito «circo mediatico». Adesso pubblica un brano, che si intitola L’abitudine ed è scritto con Fabio Ilacqua, e torna da mattatore solitario su Raiuno, un risultato che altri artisti hanno impiegato decenni a raggiungere. Obiettivo: sensibilizzare sul tema «green». «Ma stavolta lo faremo in modo diverso». Ossia? «Rispetto alla scorsa edizione, saranno due serate meno divulgative e più spettacolari. La presenza fissa sarà quella di Mario Tozzi, toccherà a lui dare il tocco di informazione necessario per un programma così». Nella prima edizione di Ci vuole un fiore c’è stato anche Piero Angela. «E credo che quella sia stata la sua ultima apparizione in televisione. Un onore enorme. Anche per questo lo saluteremo subito in apertura della prima puntata». Nessun altro ospite fisso? «Nino Frassica. Basta il nome». Altri ospiti? «Nella prima puntata Mr Rain, Levante, Alfa, Francesco Arca e anche Ornella Vanoni che racconta della sua passione per le api. Mi sono sorpreso anche io, non lo sapevo». Quali sono i suoi modelli? «Senza dubbio Giorgio Gaber nelle apparizioni televisive. Una essenzialità elegante che per me è un punto di riferimento, naturalmente irraggiungibile». Si parla di ambiente. Magari pensa anche ad Adriano Celentano e a «là dove c’era l’erba ora c’è una città». Tra l’altro ha anche dato una canzone a Mina e a lui per il disco Le migliori. «Per attitudine alla performance, Celentano è irraggiungibile. Mi basterebbe somigliargli un po’». Avete già registrato. Cosa ne pensa il capo dell’intrattenimento prime time Coletta? «Non credo l’abbia ancora visto tutto». L’anno scorso Ci vuole un fiore vinse la serata. «Superò il 15 per cento di share con oltre tre milioni e mezzo di telespettatori». Stavolta ci sono pressioni? «Assolutamente no, nessuno mi ha detto nulla». E se Ci vuole un fiore diventasse un appuntamento fisso anno dopo anno? «Beh io me lo auguro». Magari è benaugurante il titolo del suo nuovo singolo, L’abitudine. «Un brano che riflette sulle persone nei centri commerciali che vogliono comprare una sola cosa ma poi si ritrovano il carrello pieno di ciò di cui non sentivano il bisogno. Io non do soluzioni ma mi faccio domande su questa abitudine». In Ci vuole un fiore lei sensibilizzerà sull’ambiente. In che modo? Talebano alla Greta Thunberg? «Credo che sia più importante stimolare con garbo la coscienza di chi ancora non ha capito quale sia la gravità della situazione». Gabbani canterà e ballerà. Farà anche monologhi? «Sì ma voglio evitare l’effetto professorino perché proprio non è il mio modo di essere». Quindi? «Saranno monologhi vagamente teatrali che anticiperanno le canzoni. Canterò tanti pezzi miei e anche cover». Ad esempio? «Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi di Lucio Battisti». Che tipo di ambientalista è Francesco Gabbani? «Uno che si arrabbia se qualche irresponsabile imbratta monumenti storici». Farebbe Sanremo? «Da conduttore boh, al momento direi di no. Da concorrente spero sempre di scrivere una canzone che riesca a riportarmi là». Nel frattempo farà concerti per tutta l’estate. «E poi festeggerò a Carrara nel giorno del mio compleanno, il 9 settembre, con amici e con il pubblico, che cosa sarei senza il pubblico?».