Il Messaggero, 7 aprile 2023
Intervista a Rossella Brescia
Danza, teatro, tv (show e fiction), radio, cinema, insegnamento: se pensi a un personaggio eclettico, ti viene in mente Rossella Brescia. «Sono curiosa, mi piace provare tutto», spiega lei. Bellezza mediterranea, ironica, 51 anni, conduce dal 2011 Tutti pazzi per Rds, il morning show dell’emittente e dal 13 aprile sarà in scena - per lei è la prima volta in un musical - al Sistina di Roma, protagonista femminile accanto a Giulio Scarpati di Billy Elliot (il celebre film da cui è tratto è del 2000), regia di Massimo Romeo Piparo e musiche di Elton John, come nella versione originale del 2005. Rossella interpreta Mrs. Wilkinson, la maestra di danza che scopre il talento del giovanissimo Billy Elliot e lo incoraggia, malgrado l’opposizione del padre del ragazzo.
Un ruolo cucito su misura per lei?
«È piuttosto una sfida perché Mrs. Wilkinson è molto diversa da me: fuma, cosa che io non faccio, è sguaiata, si lascia andare. In comune abbiamo solo l’amore per la danza e la gioia di poter scoprire i veri talenti».
Il suo chi lo ha scoperto?
«La mia prima insegnante a Martina Franca, la città pugliese dove sono nata e cresciuta. Ero piccola, lei mi vide ballare e tirò fuori uno sguardo sbalordito che non dimenticherò mai. Capii che potevo farcela».
È stata dura?
«Dopo il liceo mi ero iscritta a Giurisprudenza, ma non me ne importava nulla. Feci il concorso all’Accademia Nazionale di Danza a Roma, venni presa, e a 19 anni sbarcai in pullman nella Capitale».
La danza viene spesso descritta come un ambiente infernale a base di vessazioni, divieto di mangiare, bodyshaming: è stata questa la sua esperienza?
«No, ma il rigore della danza comporta anche un’alimentazione equilibrata... Il mio problema era semmai il seno, terza misura in mezzo a un mare di piallate. Così, all’esame finale, chiesi di indossare sul body una maglietta cucita da mio padre sarto. Fortunatamente capirono il mio disagio e me lo permisero».
Giovanissima, a Roma da sola proveniente dalla provincia: quanto ha dovuto difendersi?
«Abbastanza. Anch’io ho incontrato i provoloni, come quel regista che mi convocò per un video chiedendomi di andare rigorosamente da sola. È ancora lì che aspetta, la diffidenza mi ha sempre salvata dalle molestie».
A chi è più riconoscente per il suo successo?
«Ai miei genitori che, a differenza del padre di Billy Elliott, hanno sempre creduto in me».
Chi era Maurizio Costanzo per lei?
«Una persona fondamentale, ha puntato su di me volendomi nelle sue trasmissioni come Buona domenica. Sono rimasta legata anche a Maria De Filippi con cui ho fatto Saranno famosi».
Ha preso molte porte in faccia?
«Accidenti. E continuo a prenderne, visto che affronto ancora i provini».
Perché?
«Vorrei fare più film. Sogno uno di quelli che magari non vede nessuno ma è capace di trasmettere emozioni. Ho studiato recitazione, serve anche nella danza».
Il suo più grande rimpianto?
«Aver detto di no a Giuseppe Tornatore che mi voleva per il film Malèna (poi girato da Monica Bellucci, ndr)».
E perché mai avrebbe rifiutato?
«Colpa di un fidanzato geloso. All’epoca, nel 2000, ero troppo bambina e per compiacerlo buttai via quella grande occasione... pochi mesi fa ho trovato il coraggio di chiamare Tornatore per chiedergli scusa, lui è stato gentilissimo e ci siamo fatti un sacco di risate».
Il successo dipende dal talento o serve pure la fortuna?
«Il talento non è solo quello fisico: ci vuole la testa, devi fare le scelte giuste. Io ci sono riuscita mantenendo, grazie all’educazione ricevuta, i piedi per terra».
Le fa rabbia il successo facile degli influencer?
«Ma no, alla fine sono bravi anche loro che, esponendosi sui social, fanno un sacco di soldi. Io non li demonizzo, anzi mi tolgo il cappello. Al mondo c’è posto per tutti».