Il Messaggero, 8 aprile 2023
A 50 anni dalla morte di Picasso
Il talento e lo studio: «Impara le regole come un professionista, affinché tu possa infrangerle come un artista», diceva. L’animo del pioniere e la passione del rivoluzionario: «Io faccio sempre ciò che non posso fare, in modo da imparare come farlo». La frenesia di creare: «Rimanda a domani solo ciò che saresti disposto a lasciare incompiuto morendo». E, indiscussa e soprattutto, indiscutibile, la coscienza di sé: «Credo di sapere cosa si prova ad essere Dio». C’è tutto questo e molto altro nell’arte di Pablo Picasso, maestro che ha segnato il passaggio tra la tradizione ottocentesca e la libertà dell’arte contemporanea.GLI EVENTISono passati cinquant’anni dalla sua morte, avvenuta a Mougins, in Francia, a 92 anni l’8 aprile 1973, e il mondo si ferma a celebrarlo. Il progetto Picasso Celebrazioni 1973 2023, con 50 mostre ed eventi, nell’anno, tra Europa e Stati Uniti. Nel programma, anche l’Italia: da mercoledì scorso al 27 agosto, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nelle sale della Collezione Farnese, è ospitata la mostra Picasso e l’antico, curata da Clemente Marconi. Perché Napoli e il museo influenzarono l’artista. Nell’iter, anche 37 delle 100 tavole dell’iconica Suite Vollard.LA FAMIGLIAIl maestro è raccontato, da oggi al 16 luglio, anche a Sarzana, in Liguria, alla Fortezza Firmafede, in Pablo Picasso. Le origini del mito, a cura di Lola Durán Ucar, realizzata da Comune di Sarzana e Museo Casa Natal Picasso de Málaga. «La famiglia di Picasso era ligure», spiega la curatrice. Esposte oltre cento opere, incluso il dipinto Tete de femme, e foto di Juan Gyenes e Robert Capa. Di luogo in luogo, Picasso torna, dunque, in primo, anzi primissimo piano, dimostrando che la sua arte è ben viva. Eternamente contemporanea. E perennemente ambita: Donne di Algeri (versione “O"), battuto nel 2015 per 179,4 milioni di dollari, è tra i record della storia delle aste.«A cinquant’anni dalla morte, Picasso è ancora un riferimento a livello internazionale perché ha rivoluzionato l’arte del ventesimo secolo afferma Lola Durán Ucar ha colto quelli che erano movimenti agli inizi e li ha portati al massimo sviluppo. Ha creato dipinti, incisioni, sculture, poesie. E quando, già maturo, si è accostato alla ceramica, l’ha trasformata da artigianato in arte. È sempre stato un passo avanti». «Ancora oggi per il direttore della Casa Natal di Malaga, José María Luna Aguilar – perfino per andare contro Picasso, si deve guardare a Picasso».LE RELAZIONISe il genio continua ad essere motivo e oggetto di confronto per studiosi e artisti, a far discutere, specie in epoca di cancel culture, è la sua vita, specie nel rapporto con le donne verso le quali passò, spesso rapidamente, da un’estrema tenerezza a un’accesa passione, fino a un violento odio, con conseguenze anche drammatiche per le “amate”. La nipote Marina Picasso lo ha descritto come un uomo «che prosciuga le energie degli altri, e se ne nutre per la sua arte per poi gettare via le carcasse, con spregio». Paloma Picasso, ultima dei quattro figli dell’artista, però, definisce «assolutamente magica e meravigliosa» la relazione con il padre. Un’eredità «pesante ma con molto amore», ha detto, ieri, a Radio France Inter. «Oggi si guarda a Picasso da un punto di vista che non esisteva nella sua epoca commenta José María Luna Aguilar non ci sono prove che fosse malvagio. Di certo, viveva per l’arte e ciò era difficile da conciliare con la famiglia. Lavorava moltissimo e alla fine della vita credeva di non avere abbastanza tempo per realizzare opere e non voleva perderlo».Nella sua visione, c’è molto dell’Italia. E di Roma. Il primo viaggio nell’Urbe lo ha fatto nel 1917, con Jean Cocteau, per lavorare ai costumi del balletto cubista Parade, firmato da Sergej Djagilev. Qui conobbe Olga Khokhlova, che poi sposò. Visitò il Vaticano e Galleria Borghese. «Rimase affascinato da Raffaello e ciò lo fece tornare al classico, a suo modo», prosegue.L’ALLEGRIAFu, inoltre, a Firenze, Napoli, Pompei, Ercolano. «Lo storico dell’arte britannico John Richardson, principale biografo del maestro catalano, dà ai due soggiorni a Napoli nel 1917 un ruolo di primo piano nello sviluppo artistico di Picasso che, in pochi anni, passerà dal cubismo a un nuovo classicismo», rimarca Clemente Marconi. Nel Paese Picasso «tornò nel 1949 – riporta Lola Durán Ucar e disse che la gioia e la vitalità degli italiani gli avevano fatto tornare l’allegria». Il resto è storia, anche leggenda. Anzi, mito.