14 marzo 2023
Tags : Raffaele Guariniello
Biografia di Raffaele Guariniello
Raffaele Guariniello, nato a Frugarolo (Alessandria) il 15 marzo 1941. Già magistrato dal 1969 al 2015. Pretore, Gip, Procuratore della Repubblica aggiunto, coordinatore del gruppo sicurezza e salute del lavoro, tutela del consumatore e dei malati a Torino. Consulente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sull’uranio impoverito dal 2016 al 2018. Presidente della Commissione Amianto istituita dal Ministro dell’Ambiente nel 2019. Presidente della Commissione Federale di Garanzia dal 2021. Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Inl dal 2022. Dopo 30mila inchieste è andato in pensione alla fine di dicembre del 2015. In quarant’anni di carriera ha chiesto i primi arresti nel 2008 (inchiesta sull’Aifa). «Grande Inquisitore dello sport italiano, il pm che ha messo alla sbarra la Juve» (Gaia Piccardi).
Titoli di testa «Avrei dovuto giocare a pallone, ma mio padre disse che avrei dovuto studiare».
Vita Figlio di un sarto salernitano che, emigrato al Nord, conosce sua madre lavorante in una fornace dell’Alessandrino, a Fragarolo. «Salernitano di padre e piemontesissimo per tutto il resto, mamma, scuole e formazione culturale, con Alessandro Galante Garrone e Norberto Bobbio eletti a maestri di vita e di pensiero dell’adolescenza» [Buccini, CdS] • Si laurea in Giurisprudenza a 23 anni • «Prima inchiesta? 1971, le schedature Fiat sui dipendenti e le loro tendenze politiche. Era un’altra Italia, e va detto anche un’altra Fiat. Quella vicenda risale ai tempi di Vittorio Valletta, dal dopoguerra fino alla fine degli anni Sessanta. Quando sento dire che prima si stava meglio, mi arrabbio. Non è vero. Sui diritti abbiamo fatto passi da gigante. Approfittando delle mie ferie estive, il primo agosto feci una perquisizione a sorpresa, dimenticandomi di avvisare i miei superiori...». Conseguenze? «Trovammo lo schedario. E il procuratore capo di allora non la prese bene. Mi disse che ogni magistrato ha una specie di sacca nella quale si vanno a mettere le pietre bianche e quelle nere. Quando arriverà il momento, aggiunse, si conteranno quante sono le pietre di ciascun colore. Non era proprio un incoraggiamento a proseguire con certe iniziative. In quel momento decisi che avrei continuato a occuparmi di questi temi» [Imarisio, CdS] • «Lì capii che il nostro sistema di norme, se applicato correttamente, riesce ad ottenere dei risultati. La sola celebrazione di un processo, indipendentemente dagli esiti, spesso genera la soluzione di un problema» [Caselli, Fatto] • Nel 1981 apre una scottante inchiesta riguardo alle tangenti sui farmaci nella Sanità, per competenza la fa trasferire a Roma ma viene archiviata tre anni dopo • Nel 1997 si occupa di centrifughe killer. Sono quelle della Moulinex che dopo due anni di utilizzo, per un difetto di progettazione, saltano in aria: «A Torino una giovane donna che stava preparando un succo di carota si è vista schizzare pezzi di plastica e di lama in faccia: la profonda ferita al viso, dal solco del naso fino all’ orecchio, le ha lasciato uno sfregio permanente. A poco sono servite le operazioni di plastica facciale. È successo anche in Lombardia, dove a essere ferito alle mani è stato un bambino. In tutto i Europa si contano una cinquantina di casi». Le centrifughe vengono ritirate • Il caso del doping juventino nacque nell’estate 1998: «Anni durissimi. Minacce di morte, insulti. Ogni lunedì, mentre andava in onda un noto processo televisivo, mi chiamava mia madre. “Mi sembra che ce l’abbiano con te” diceva. Io la rassicuravo, spiegandole che si trattava di un momento destinato a finire presto. Mi sbagliavo. Durò almeno quattro anni» [Imarisio, cit.] • Non le era chiaro che il mondo del calcio è particolare? «Me ne resi conto con l’audizione di Diego Armando Maradona. Mancava dall’Italia da qualche tempo, per via dei suoi problemi con il fisco. Alla fine della nostra chiacchierata aprì la porta dell’ufficio e fece entrare sua moglie. Volle a tutti i costi che le dessi un bacio sulla guancia. Poi mi abbracciò, tenendomi stretto a sé. Ero in imbarazzo. Quando si sciolse da me, Maradona scattò verso la finestra, che avevamo tenuto chiusa per attutire il rumoreggiare della folla radunata sotto la piazza della vecchia procura di Torino. Aprì le imposte e si affacciò benedicendo la gente, come un Papa del pallone. Una scena incredibile. “Ti amo, Italia” si mise a urlare, e ogni volta che lo faceva si girava verso di me per avere la mia approvazione. Io non sapevo dove guardare» [ibid] • Per quell’inchiesta ha ascoltato 24mila giocatori: «I calciatori sentiti furono un po’ tutti una delusione, le omissioni sono state molte di più delle ammissioni. Del resto, nel mondo del calcio l’omertà è una regola non scritta» • «Ricordo un Deschamps esilarante, dava lezioni di posologia farmaceutica ai nostri periti scientifici. Montero si alterò... vedendo la folla in aula pretendeva di parlare con il giudice Casalbore in separata sede. Zidane fu il più sincero, ammise che senza quella quantità spropositata di creatina e altri farmaci [Epo, ndr] che gli somministravano i medici della Juventus non “avrebbe mai potuto giocare sessanta partite l’anno”» [Castellani, Avvenire] • Alla fine quel processo finì con la prescrizione. Insomma, la Juventus è stata assolta. “Non facciamo l’errore che fanno molti politici, che trasformano la prescrizione in assoluzione. È stata dichiarata la prescrizione ma la cassazione ha dichiarato una cosa molto importante”. Quale? “Che il fatto era un reato e che però era prescritto» [Tuttosport] • Nel 2001si occupa della Mucca Pazza • Ha condotto e chiuso in tempi record l’inchiesta sul rogo alla Thyssen di Torino (6 dicembre 2007, sette morti) e ha proposto l’istituzione di una procura nazionale sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali. Con Sara Panelli ha condotto l’inchiesta sulla pillola abortiva Ru486 (sperimentata al Sant’Anna di Torino già nel 2005) • Nel 2008 nel mirino di Guariniello finisce l’Aulin: 2 arresti. Il farmaco rimane comunque in commercio • Accusa del processo Eternit (2009-2012), in cui gli ex vertici della multinazionale furono condannati a 16 anni per disastro doloso e rimozione di misure antinfortunistiche. «Quando è iniziata la lettura della sentenza, dagli articoli del codice citati ho capito che si trattava d’una condanna, in forma dolosa, per entrambi gli imputati, su due reati che normalmente non si contestano. Allora mi sono detto: “Ma qui sto sognando a occhi aperti”» • «Alcuni lo descrivono come un lavoratore, pignolo e meticoloso: in ufficio fino a mezzanotte o l’una, il sabato e certe volte anche la domenica. Altri gli rimproverano la sovraesposizione mediatica e l’accusano di aprire molti più fascicoli di quanti riesca a gestirne. È stato calcolato che con il suo pool abbia istruito 30 mila processi in 40 anni. Forse un po’ troppi per poterli seguire con la dovuta preparazione. I morti di amianto. Per esempio, sul drammatico caso Eternit, la Cassazione lo ha smentito clamorosamente: il processo per i morti di amianto era prescritto prima ancora di cominciare e l’accusa avrebbe dovuto contestare non il disastro ma l’omicidio e le lesioni. L’errore è stato tale, tra l’altro, da annullare i risarcimenti ai familiari delle vittime [Aldo Grasso, Sette] • La più grande delusione? «Il recente annullamento per prescrizione delle condanne per Eternit. Data la recente giurisprudenza della Cassazione, non me l’aspettavo» Non poteva procedere per omicidio, invece che per disastro ambientale? «Avrebbe significato procedere su ogni singolo caso, perizie ed esami per ogni fascicolo. È quello che stiamo facendo con Eternit bis. Sono convinto che quel processo si farà. Non esserci è il mio più grande rimpianto. Sento un dovere, verso le vittime e anche verso me stesso» [Imarisio, cit.] • Nel 2010 indaga su una mozzarella blu tutta torinese, ma fatta con cagliata proveniente dalla Lituania anziché con il latte intero come indicato sulla confezione. Ma anche su cozze avariate, Sla, un traffico di cani, la sicurezza dei treni • Metodo Stamina: nel 2011 ha messo sotto inchiesta Davide Vannoni e altre 15 persone per truffa e associazione a delinquere, parlando di 68 vittime: «Ho visto trionfare la scienza» • Nel 2014 inchiesta sulle case farmaceutiche Roche e Novartis con l’accusa di disastro doloso e associazione a delinquere finalizzata alla truffa • Ha proposto di creare una procura nazionale contro le frodi alimentari: «Con la globalizzazione il crimine viaggia alla velocità della luce mentre noi siamo fermi alla diligenza» • «S’è fatto negli ultimi tre decenni una solida fama di rompiscatole nazionale, intervenendo su qualsiasi materia che possa venire in mente a un pretore, dalle catene di montaggio della Fiat alle botteghe dei panettieri e dei falegnami, combattendo contro il fumo nella redazione della Stampa e contro i videoterminali che rendono i lavoratori simili a talpe postmoderne, contro le centrifughe sfregiamassaie e i decoloranti nelle tinture dei parrucchieri, fino a ficcare il naso nella sperimentazione della terapia Di Bella e, passando ad argomento più lieve e attuale, fino a frugare negli armadietti di medicine delle più prestigiose società del calcio italiano» [Buccini, CdS] • «Il magistrato simbolo in Italia per le sue battaglie a tutela della sicurezza e della salute» (Roberto Tricarico) • «Mi preoccupa il problema più generale di una giustizia che sull’ambiente e la salute si riveli sommaria. E questo non è degno di una nazione moderna e civile (…) Tra le mani ho l’ultimo rapporto del Renam, il registro dei mesoteliomi che raccoglie tutti i casi di tumori tipici d’amianto in Italia. Le statistiche sono state riprodotte su mappe e si vede a occhio nudo dove ci sono concentrazioni anomale e picchi epidemiologici. (…) quasi nessuno indaga» [Fatto] • «Mentre ascoltavo la lettura della sentenza con i nomi di tutti i morti, ho pensato che quel lungo elenco mi sembrava invece un inno alla vita (…) In fondo di questo si tratta: mettere l’uomo e la sua salute al centro di tutto. Aiutarlo a ribellarsi all’ingiustizia e all’umiliazione. Certe volte, la giustizia non è solo un sogno» [Cds] • «Non ho mai pensato che il magistrato possa risolvere i problemi della società. Però qualche minimo risultato ottenuto in materia di amianto, di sicurezza degli ospedali, degli elettrodomestici o sull’uso dei telefoni cellulari mi ha provato che, lavorando, si può arrivare a certi risultati» • «Sono un po’ utopista. Allora la mia idea era ed è dare la speranza a chi non ce l’ha. Lei non sa cosa vuol dire vedere gente senza speranza e quest’oggi sentirla dire: grazie a questa sentenza possiamo continuare a sperare» [ad Alberto Papuzzi] • «Il passato mi interessa poco, io sono proiettato verso il futuro e credo che fare il magistrato sia servito. E sono sicuro che servirà ancora, malgrado le cose che si sentono (…) Il pm è un osservatore attivo della realtà e spesso prende notizia del reato di sua iniziativa, senza aspettare una denuncia. Noi, per esempio, lavoriamo molto sulla letteratura scientifica, conserviamo riviste mediche, tecniche. Ricordo il caso del “sudan rosso 1”, un colorante cancerogeno ampiamente usato nella coltivazione del peperoncino» [Stefano Caselli, Fatto] • Nel dicembre del 2015, a pochi giorni dalla pensione, ha dato le dimissioni. «Il suo metodo è stato analizzato e pure criticato in lungo e in largo, si sono sprecate le ironie sul fatto che in quarant’anni abbia indagato sulle morti sul lavoro e sulle mozzarelle blu, sulla tragedia dell’amianto e sulla farina di castagne nociva, sull’inchiostro dei tatuaggi, le caraffe filtranti eccetera. Ma pochi hanno sottolineato come il presunto esibizionismo giudiziario del “pretore globale” sia stato anche lo strumento per far capire all’opinione pubblica e soprattutto alla sua categoria che un processo sulle morti bianche e la tutela delle fasce cosiddette deboli deve avere la stessa dignità di una inchiesta sulla mafia o sulla corruzione. E il primo a pagare consapevolmente il prezzo di una vita spesa ad occuparsi di argomenti ritenuti a torto minori da molti suoi colleghi è stato lui, che con la consueta ironia, si definisce spesso campione nazionale di mancata carriera, dal 1969 a oggi mai uno scatto. “Se permette, un record”. L’annuncio dato durante un colloquio con la stampa, uno degli ultimi date le draconiane disposizioni all’ufficio impartite dal procuratore Armando Spataro, molto cambiato dai tempi in cui era pubblico ministero a Milano, chiude così un’epoca e conferma la natura “strana” di un magistrato convinto che le toghe “debbano fare solo il loro lavoro, nient’altro. Niente politica, niente proclami, niente correnti”. Guariniello si dimette, senza aspettare il 31 dicembre, il giorno della pensione, e soprattutto senza aggrapparsi ai ricorsi al consiglio di Stato fatti da alcuni magistrati nella sua stessa situazione, che gli avrebbero garantito almeno altri otto mesi al suo posto. “La cosiddetta proroga non fa per me, e non sono d’accordo con questa iniziativa. È una questione che nessuno sa come verrà risolta, mentre noi siamo i primi che dobbiamo dare esempio di limpidezza e serenità, senza aggrapparci ai cavilli. Quando è il momento, si deve andare, e basta” (…)» (Marco Imarisio) [Cds 12/12/2015] • «Ho in mente tante cose che si potrebbero fare. Prima fra tutte è tornare a dare risorse al sistema giudiziario. La crisi cui assistiamo è dovuta soprattutto alla mancanza di persone. E poi vedo dei giovani magistrati stanchi, diversi da come eravamo noi. Non so come si possa fare, ma credo ci sia bisogno di uno scatto di orgoglio» [Ottavia Giustetti, Rep] • «Sono uno a cui piace fare il processo ai reati più che agli imputati» • Come desidera essere ricordato? «Con ironia e leggerezza, ci mancherebbe altro. Anni fa Lorenzo Necci, all’ epoca amministratore delegato delle Ferrovie, dopo un interrogatorio si congedò così. "Dottor Guariniello, lei è davvero un rompicoglioni”. Lo disse senza malanimo, scherzando. La sua definizione forse era riduttiva, incompleta. Però mi è sempre sembrata un gran complimento» [Imarisio, cit].
Politica I partiti politici lo hanno spesso corteggiato, ma invano. Balle, la sua risposta: “Non penso di esserne capace e poi un magistrato dovrebbe lasciar passare almeno cinque anni prima di dedicarsi alla politica”» [Aldo Grasso, cit.].
Curiosità Collabora con riviste giuridiche e mediche. Ha pubblicato numerosi libri. Nel 2017, per Rizzoli, pubblica un’autobiografia professionale: La giustizia non è un sogno. Perché ho creduto e credo nella dignità di tutti • Adora la musica classica e lirica e i libri di poesia • Quando lavorava in procura, tutte le sere dalle 19.30 alle 20.30, andava in palestra e poi tornava in ufficio: ««È finalizzata al lavoro. Riesco a rendere molto di più. Mi libera il fisico e la mente, è una cosa che consiglierei a tutti» • Dorme 4 ore e mezza a notte Soprannomi: «Pretore globale»; «Zorro»
Sport Juventino. «Sono un grande tifoso e mio padre mi portava sempre allo stadio. Chi ama una squadra, vuole che sia un esempio in tutti i campi» • «Il mio idolo? Michel Platini: in campo aveva uno stile unico che mi appassionava. Ora ho visto che è finito in un giro un po’ scandaloso, si parla di parecchi milioni di euro... Mi dispiace. Ma ora io chiedo a lei: perché nel calcio dilaga questo malcostume del dover guadagnare sempre più e ad ogni costo?» [Castellani, cit.]
Amori Sposato, due figli.
Titoli di coda Quale mestiere vorrebbe fare in un’altra vita? «Il giornalista. Ma come si faceva una volta, d’inchiesta».