Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  marzo 07 Martedì calendario

Biografia di Stefano Coletta

Stefano Coletta, nato a Roma l’8 Marzo 1965 (58 anni). Giornalista. Direttore Intrattenimento Prime Time. Già direttore di Rai 1 (2020-2022) e di Rai 3 (2017-2020). «Voi non vedete lui, ma lui vede voi, sempre. Dall’altra parte dello schermo sceglie i programmi, decide i conduttori, raschia il palinsesto, e a volte il barile, costruisce la programmazione, vi guarda guardare la tv, di mattina, di pomeriggio e soprattutto in Prime Time. È il Dr. Gibaud della fascia oraria di massimo ascolto. È lui che decide – va detto: non sempre con scelte felicissime – cosa va in onda in prima serata sulla Rai, la cassaforte pubblicitaria di viale Mazzini» [Luigi Mascheroni, Giornale].
Titoli di testa «Se fosse per lui, Stefano Coletta metterebbe l’inclusività anche nel segnale orario» [Ibid.].
Vita «Papà era chef all’ambasciata inglese. Mamma maestra d’asilo. Dopo la nascita di mio fratello, si dedicò a noi. Si conobbero in paese, a Roio del Sangro, e poi emigrarono a Roma» [a Concetto Vecchio, il Venerdì] • Frequenta L’Archimede, «quello di Valerio Verbano, il giovane militante di sinistra ucciso nel 1980» [Vecchio, cit.] • «A 15 anni mi ha folgorato La storia di Elsa Morante, per la rappresentazione animale dell’uomo. Poi scoprii Il male oscuro di Giuseppe Berto. E, nascosto tra le cose di mio fratello, trovai Porci con ali di Lidia Ravera» [Vecchio, cit.] • Laurea in Lettere e Filosofia con una tesi sul «matricidio nella letteratura di Umberto Saba». Vuole fare lo psicanalista: «Sono stato in analisi dai 25 anni ai 30, col professor Mayer. Rappresentò anche una grande formazione culturale. Penso che Freud andrebbe insegnato nelle scuole» [Vecchio, cit.]. • «Nel luglio del 1991, una mia amica, che lavorava a Radio2, mi disse che cercavano dei giovani da inserire nella struttura della prosa radiofonica. Mandai il mio curriculum alla responsabile Lidia Motta. Mi convocò nel suo ufficio, in via Asiago, e mi esaminò per tre ore. Una lunga chiacchierata sulle mie aspirazioni. Il giorno stesso mi chiamarono dalla Rai proponendomi un contratto di tre mesi alla redazione di Chiamate Roma 3131. Avevo 26 anni» [Vecchio, cit.] • Per dieci anni va avanti con contratti a termine: «E lì ogni volta ti devi sudare il rinnovo. Per arrotondare facevo supplenze di italiano e latino nei licei: quindi ero doppiamente precario. L’esperienza più formativa si rivelò in un istituto privato. Il Nazareno, vicino a piazza di Spagna. Mi chiamò padre Rossi, era il 1994, portai una classe alla maturità. È il liceo dei vip, vi avevano studiato Carlo Verdone e Christian De Sica. Ero severissimo e appassionato, quello è un lavoro che mi sarebbe piaciuto fare per tutta la vita» [Vecchio, cit.] A 30 anni grande dolore per la perdita della madre • «Nel 2001 la brava capostruttura Lucia Restivo mi propose finalmente l’assunzione. Avevo 35 anni» [Vecchio, cit.] • Girano voci che sia raccomandato per una certa Lina Coletta, segretaria di Gianni Letta. In realtà, nessuna parentela • Lavora 15 ore al giorno • Fino al 2014 suonava Bach e Chopin al pianoforte «e prendevo ancora lezioni per perfezionarmi, ma ho abbandonato perché essendo un secchione nel dna non avevo più il tempo di farlo al meglio. Leggo tantissimo. E vado a teatro, al cinema in cerca di buoni film, ma anche di spunti di riflessione utili alla mia tv» [Agi] • In Rai è stato programmista, autore, capostruttura. Nel febbraio 2013 è nominato vicedirettore di Rai 3 con delega a palinsesto e marketing • Ha curato Mi manda Rai3, Tatami, Amore criminale. Ma il suo fiore all’occhiello resta Chi l’ha visto?, di cui è responsabile fino al 2017 [Rosselli, Fatto] • Nel 2012 stava per migrare a La7 chiamato da Paolo Ruffini, ma poi decise di restare. «Vorrei riportare in Rai Fiorello e Lilli Gruber», ha dichiarato dopo la sua nomina nel 2017. «Fosse per me la Rai potrebbe fare a meno del genere cooking…» [Rosselli, Fatto] • Da luglio 2017 Stefano Coletta è direttore di Rai3, nominato dall’ex dg Mario Orfeo in sostituzione di Daria Bignardi. «Non era facile passare indenni nella fitta giungla di veti e controveti del nuovo corso gialloverde, ma Coletta è riuscito nel miracolo. Grazie ai suoi buoni risultati e all’aver ridato un’identità alla rete, e per giunta senza più corazzate come Che tempo che fa o i programmi di Alberto Angela. Ma pure per questioni di opportunità politica: lasciandolo al suo posto Salvini e Di Maio possono dimostrare di non aver applicato uno spoils system selvaggio, assicurandosi un credito con il Pd, che potrà sempre tornare utile» [Mascheroni, cit.] • «Da direttore di Rai3 cercai di costruire la rete come un romanzo popolare. Bisogna parlare a tutti, ma questo intento pop deve essere profondo, carico di senso, occorre unire radici di memoria e di futuro» [Vecchio, cit.] • «Una delle prime trasmissioni che mi inventai fu Non ho l’età. Raccontava gli amori tardivi, quelli degli anziani. Mi avevano sempre detto che i vecchi non amano vedersi raccontati. Venni perciò sconsigliato a procedere. Corsi il rischio e andò benissimo» [Vecchio, cit.] • Con Massimo Recalcati porta la psicoanalisi in televisione [Vecchio, cit.] • Nel gennaio 2020 diventa direttore di Rai 1 «Vietato lamentarsi» recita la targhetta alle spalle della poltrona dell’uomo più potente della tv italiana. La stanza è la 543 al quinto piano di viale Mazzini [Vecchio, cit.] • «Il mio compito - è solito dire a sé stesso - è quello di dirigere nani e ballerine». Dolcevita in cashmere, giacche di ottima sartoria, barba arruffata, occhiale modello «Vorrei essere un hipster ma non ci riesco», ermeneutica e paillettes (però è innegabile: di televisione ci capisce), sa orchestrare come pochi il circo RAInbow della prima serata come un generoso mangiafuoco indulgente e comprensivo che si è messo in testa di guidare la transizione dalla tv di genere alla gender television [Mascheroni, cit.] • Stefano Coletta è il «Genitore 1» dell’Italia democratica, progressista e Lgbtq, legatissimo al «Genitore 2», Serena Bortone, nel cui programma le casalinghe si commuovono perché il figlio del portinaio non può pagarsi gli ormoni per la crescita delle tette [Mascheroni, cit.] • «La parola chiave è inclusione dentro il racconto del Paese reale. Per me anche Ballando con le stelle deve essere espressione del tempo che viviamo. Con Milly Carlucci, che è una professionista caparbia, ci siamo divertiti a costruire un format dove tutti questi elementi fossero presenti» [Vecchio, cit.] • È il padrone dello Zeitgeist arcobaleno del servizio pubblico e l’artefice dei Sanremo dei record, trasformando il festival in un X-factor generalista. La liquidità sessuale come state of mind, il trionfo queerness di Blanco&Co., il gay-glam di Achille Lauro, eros ultrapop e piume di struzzo. Il tweet trend topic Sanremo2022 fu quello di Mario Adinolfi: «Una volta Sanremo era lo specchio del Paese. Ora pare un manicomio dove sono tutti fluidi e vanno in giro mezzi nudi e coi capelli pitturati come una tribù cheyenne» [Mascheroni, cit.] • Ha sofferto terribilmente per la morte di Azzurra, il suo amatissimo pastore maremmano • «Momenti indimenticabili della vita professionale di Coletta. Quando, spiando da dietro le quinte dell’Ariston, vide baciarsi - con la mascherina! - Fiorello e Amadeus, ed era il rito propiziatorio per un buon Sanremo. Il venerdì sera, quando inizia Ballando con le stelle, da godersi dopo cena con gli amici: seta, raso, piume, civetterie, vendette e spetteguless. Il giorno del matrimonio di Alberto Matano col suo compagno, e Stefano era felice come se fosse lui lo sposo. Quando gli bocciarono un gioco a quiz sulle darkroom condotto da Damiano dei Måneskin. E la volta che stava per convincere l’amministratore delegato della Rai a cambiare logo del festival di Sanrem*, e scriverlo con la schwa. L’idea non passò. Peccato» [Mascheroni, cit.] • «Momenti dimenticabili della vita professionale di Coletta. Quando Fiorello rivelò di avere un profilo su OnlyFans: “Mi esibisco di spalle col nick Culotto96. Il capo struttura Rai, Stefano Coletta mi ha riconosciuto e ha minacciato di licenziarmi, a meno che non gli consentissi di esibirsi con me. Il suo nick è Culatto94”. Se sente qualcuno parlare di GayUno, GayDue, GayTre: “Basta con queste bassezze!”. Ogni volta che deve rinviare la messa in onda dello show sulle drag queen Non sono una signora con la Parietti. Le mattine alle dieci quando gli passano i dati di ascolto di certi suoi programmi. E il giorno dopo, quando legge le recensioni di Aldo Grasso» [Ibid.] • «Flop di Stefano Coletta. Una scatola al giorno, il programma condotto dal suo amico Paolo Conticini; L’Almanacco del giorno dopo di Drusilla Foer, un attore che va bene a teatro o per le ospitate, non per un intero programma Rai. L’inutilmente strombazzato Mi casa es tu casa di Malgioglio, battuto anche dai film natalizi di Tv8. Il disastroso esordio di Da grande di Alessandro Cattelan» [Ibid.] • «Cultura sopra la media Rai, un’intelligenza prensile con la politica velatamente di area Pd, all’epoca vicino ai renziani, ora con il cambio di governo sta scegliendo i suoi vice nell’area di destra “per cercare il dialogo” - è uno che fa simpatia quando si presenta citandoti gli ultimi libri che ha letto. E infatti nell’ambiente passa per essere bravo, figo, molto cool, uno tutto share, cucina healthy, analisi quantitativa, casting e ci rivediamo a Sanremo. “Perché Coletta è Coletta!” […]. Che poi. Coletta è persona molto educata, affabile, lobbista, di immediata simpatia e di raro cinismo, snob feroce come sa esserlo solo un provinciale, vanitoso come tutti gli uomini di tv. Di fatto è una show girl mancata con la sua voglia matta di apparire, dimenticando l’imperativo aureo secondo cui il funzionario autorevole scompare nel momento in cui appare» [Mascheroni, Giornale] • «Scrivo racconti da sempre, e ho dato vita anche a un romanzo sui legami familiari, il mio ambito di interesse è da sempre quello analitico. Ma per ora resta tutto confinato nella mia casa, le mie energie sono rivolte da parecchi anni alla Rai» [Agi] • Attaccato più volte per Sanremo 2023, per il caso Fedez e non solo. Cosa l’ha ferita di più degli attacchi subiti? «La ferita più grande è essere stato attaccato sul privato, dal punto di vista sessuale. Ho pensato che se fossero stati vivi i miei genitori – che mi hanno educato al rigore, al rispetto, al dialogo, che mi hanno insegnato che bisogna sempre ascoltare tutti – avrebbero sofferto. Essere attaccati per l’orientamento sessuale, per demolire la professionalità con letture omofobe è una ferita e niente ti può risarcire. Tutti gli anni di sacrificio, impegno, di giornate fatte di solo lavoro, saltano in un istante perché nella vita si ha un compagno e non una compagna? L’autenticità è sempre stato il faro del mio percorso umano e professionale, e spero di essere letto per quello, non per la vita privata» [Fumarola, Rep].
Amori «Impegnato».
Titoli di coda «Mi piace l’essenzialità, anche nel look. Sono uno da monocolore».