15 marzo 2023
Tags : Iaia Forte (Maria Rosaria Forte)
Biografia di Iaia Forte (Maria Rosaria Forte)
Iaia Forte (Maria Rosaria Forte), nata a Napoli il 16 marzo 1962 (61 anni). Attrice. Da ultimo vista al cinema in Natale a tutti i costi di Giovanni Bognetti (2022) e in Oltre il confine di Alessandro Valenti (2022). A teatro in Mine vaganti per la regia di Ferzan Ozpetek (2023).
Vita «Ho avuto un papà mitologico, morto a quarantott’anni quando io ne avevo quattordici, un uomo vitale e curioso che insegnava Ingegneria all’università, ma era appassionato di letteratura e di cinema, e io la mia formazione umanistica la devo a lui, che era tra i soci fondatori di un cineclub a Napoli, dove mi faceva vedere, con mia grande noia, film di Rossellini e Bresson, mentre io avrei preferito andare in discoteca. Ma lui riuscì a forgiarmi come spettatrice e aspirante attrice. Gli debbo un percorso di maturazione anche se difendo coi denti il mio slancio naturale in conflitto con l’adultità. [...] Per mia madre ho avuto un rispetto enorme. A noi tre figli ci ha cresciuto con sacrifici devoti, assecondando ogni nostro desiderio. Io non ero il tipo da salire sul tavolo a dire le poesie, ero un’adolescente agitata che cercava sempre un luogo dove sfogare le energie, studiavo danza, e a Napoli avevo frequentato la scena sperimentale lavorando sul corpo, per trasferirmi a Roma a diciott’anni perché al Centro Sperimentale di Cinematografia davano una borsa di studio» (a Repubblica) • «“Andare a vivere in una città diversa, trasferirmi da Napoli a Roma alla fine degli anni Ottanta, è stato un rito di passaggio. Mi sono liberata da una certa memoria che aveva determinato la mia infanzia, la memoria piacevole e opprimente di quello che ero stata, per affrontare da lì in poi una dimensione nuova, una specie di ridefinizione di me. Parlerei di processo intimo, oltre che culturale. Mi sono subito innamorata di Roma, un po’ perché volevo fare da sempre l’archeologa e mi sentivo accolta da una città piena di passato remoto e di stratificazioni, e un po’ perché frequentare il Centro sperimentale di cinematografia, luogo mitologico, mi metteva in relazione stretta con registi, attori, compagni di avventura. A trasmettermi la voglia di fare l’attrice fu Pasquale De Santis direttore del corso di recitazione a Cinecittà, e avevo come colleghi Roberto De Francesco, Paolo Virzì, Francesca Neri e Jacopo Quadri, gente con cui ho condiviso l’utopia di un nuovo cinema cui miravamo sognando di fare cose rivoluzionarie, in una Roma che era francamente più vitale di quella di oggi, che ti faceva incontrare indistintamente giovani artisti, teatranti, pittori, musicisti. Decisi di restare, di mettere le radici qui”. Parla tutta d’un fiato, Iaia Forte, come fece a teatro negli splendidi panni della Molly Bloom dall’Ulisse di Joyce, guidata da Carlo Cecchi. Facendo un ritratto di sé, salta a piè pari l’irrequieta e non del tutto soddisfatta gioventù a Napoli, dove in casa i fratelli le affibbiarono il diminutivo Iaia al posto del nome di battesimo Maria Rosaria. […] “Il primo domicilio a Rooma lo aprivo con una saracinesca, nel cortile d’un palazzo di San Cosimato, quando vivevo insieme a Roberto De Francesco, poi sono stata a Trastevere, e a via dei Cappellari, a San Giovanni, a via della Panetteria. Dato il legame con Teatri Uniti, all’inizio davamo alloggio anche a Servillo e Martone, che dormivano sul divano. Il gruppo era determinante, le cose importanti nascono tra amici. E si crea insieme una squadra che gira il mondo, come per le infinite tournée di Rasoi, e poi degli Shakespeare di Cecchi. Ha fatto eccezione il lavoro da sola per Tony Pagoda, musical acido con corpo da queer ispirato al libro di Paolo Sorrentino, con cui sono stata a New York, Detroit, Londra, Parigi, Shangai e Pechino. Non ho mai mollato il teatro per il cinema, anche se ad esempio l’intesa con Corsicato è stata naturalissima”» (a Rodolfo Di Giammarco) • Studi di violino al Conservatorio, nell’89 si diplomò al Centro di cinematografia. Nello stesso anno in Ha da passà ‘a nuttata (diretta da Leo de Berardinis), in seguito con la compagnia Teatri Uniti di Napoli, nella parte della regina in Rasoi di Enzo Moscato (1991). Tra i suoi film: I buchi neri (Corsicato 1995), Luna e l’altra (Nichetti 1997) col quale vinse il Nastro d’argento, Teatro di guerra (Martone 1998). Poi, tra l’altro, ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino (2013), Miele di Valeria Golino (2013) e Il volto dell’altro di Pappi Corsicato (2012). Per Renato De Maria è stata una prostituta ne La vita oscena (2014), tratto dal noir di Aldo Nove, mentre per Giulio Manfredonia ha realizzato Madre terra, una commedia “ecobiologica” con la coppia Rubini-Accorsi, e per Mario Martone è la padrona della casa dove vanno a vivere Giacomo Leopardi (Elio Germano) e Ranieri (Michele Riondino) ne Il giovane favoloso. Sempre nel 2014 e sempre diretta da Martone, anche a teatro con le Operette morali • A teatro anche ne I giganti della montagna (Federico Tiezzi 2008), Odissea Penelope (Giuseppe Argirò 2009), Molly B - Tutti i miei sì (Carlo Cecchi 2010), Enea e Didone (Eva Cantarella 2010), Promessi sposi alla prova (Federico Tiezzi 2010-2011) e Il sogno di Lisistrata (Stefano Artissunch 2011), ecc. • «Mi manca solo di interpretare un animale, per il resto non mi sono fatta mancare niente. Sono stata suora per Carlo Cecchi e Pappi Corsicato, poi ne La monaca di Monza di Federico Tiezzi che m’ha fatto fare Gertrude e Ofelia in Amleto. Ho fatto la Moda nelle Operette morali di Mario Martone, dopo un’Elena nuda con Luca Ronconi, ho recitato nei panni d’un uomo, ossia Tony Pagoda, in Hanno tutti ragione dal libro di Sorrentino. Ma ho alle spalle anche una regina Carolina, le donne di Molière, i personaggi eduardiani con Leo De Berardinis, una Medea di Emma Dante e una Molly Bloom di Joyce» (a Repubblica) • «Se fosse un oggetto, vorrebbe essere una barca. Se fosse un colore, l’azzurro. E se fosse un film, vorrebbe essere Barry Lyndon (“Vorrei essere lui!”). Nell’attesa, si è messa i panni di Tony Pagoda, protagonista di Hanno tutti ragione (Feltrinelli) di Paolo Sorrentino, per presentarsi in un monologo di un’ora che rilancia i primi due capitoli del romanzo, che Iaia aveva letto quasi per caso durante la cerimonia di consegna del Premio Fiesole (vinto nel 2010 dal regista di La grande bellezza). “Il piacere di incarnare Tony Pagoda”, ci confessa nella sua splendida casa romana, “e di dare suono alla bellissima lingua del libro è stato tale da farmi subito desiderare di realizzarne uno spettacolo, dove recito e canto tre canzoni, La notte e Profumo di te di Pasquale Catalano e Nun è peccato di Peppino Di Capri. (…) Attrice vera, Iaia Forte. Capace di trasferirsi con disinvoltura dalle vesti maschili di Pagoda all’Opera da tre Soldi di Brecht (nel 2014 in scena con l’Orchestra di Piazza Vittorio)» (Aldo Fittante) • «Ho avuto la fortuna di lavorare sempre con grandissimi registi che mi hanno fatto crescere: Toni Servillo che mi ha lanciata, Carlo Cecchi che mi ha insegnato a proteggere la mia diversità in un mondo di attori omologati, Tiezzi, Ronconi, maestro assoluto che stimola lo spettatore anche con scelte difficili» • «Apprendimenti? Da Cecchi la preziosità della specificità, da Martone il rigore e l’approfondimento, da Tiezzi la visione e anche un certo tipo di glamour pop, da Servillo la passione e il rispetto dell’impegno etico, da Ronconi la scoperta della maschera e del gioco dell’intelletto, da Corsicato l’assoluta libertà. Basta?» • «Non so dire se sono io che ho la fortuna di trovare film particolari o se sono i film e i registi che mi ritengono giusta per quei ruoli» • «Lamento la condizione degli attori in Italia: non c’è più morale né preparazione. Il risultato è che uno come Corona gira una fiction o che in tv fanno carriera le donne protette dai politici. Io ho una piccola casa di produzione con la quale porto in scena le cose che difficilmente si vedrebbero a teatro» (ad Angela Calvini) • «“Ricordo un’estate passata a provare il Riccardo III che, in quella versione, non andò mai in scena”. Iaia Forte racconta il suo incontro con Carmelo Bene. “Era il 1998 - riprende Iaia - trascorrevamo pomeriggi interi a casa di Carmelo per sviscerare il testo. I suoi territori mentali erano vasti, vagavano dalla filosofia alla letteratura, dalla sua passione per il calcio a come cucinare nel modo migliore il pesce... Nella mia carriera ho conosciuto tanti grandi artisti, ma provai forte emozione entrando in contatto con un artista che non era un semplice attore, Carmelo portava il segno di una esistenza poetica, anche nella diversità degli obiettivi artistici che si prefiggeva”» (a Emilia Costantini) • «Il teatro si sta riducendo a un fenomeno para-televisivo. Nei cartelloni compaiono spesso progetti senza valore, cuciti intorno alla star televisiva soltanto per far funzionare il meccanismo voyeuristico, per cui il pubblico va a vedere da vicino se l’attore ha veramente i muscoli o se l’attrice ha più rughe di quante se ne vedano in televisione. Si sta confondendo il successo con la popolarità, due dimensioni molto diverse perché il successo è il riconoscimento del proprio lavoro. Ormai sembra l’epoca in cui la popolarità è il successo. E questo naturalmente degrada anche il panorama teatrale» (al Piccolo).
Amori «Per dodici anni, dai miei ventitré anni, ho avuto per marito un attore, Roberto De Francesco, con me nelle Operette morali, poi sono stata per otto anni con un altro teatrante, Tommaso Ragno, ma ho capito che a un certo punto non si può più stare con artisti colleghi a condividere la parola “provino”, e ora da cinque anni sto con un sinologo, Davide Vona, quasi coetaneo, e dura, tra alti e bassi. Lui ha una casa sua, e io ho un “partner” in più, un’abitazione mia, che a Roma affaccia sui Fori, un traguardo per me che da piccola volevo fare l’archeologa, anche se ho un mutuo da pagare ancora per ventuno anni» (a Rodolfo di Giammarco nel 2014) • È poi tornata insieme a Tommaso Ragno. «Siamo stati insieme tanti anni, poi ci siamo lasciati e ci siamo ritrovati casualmente. Per me è stato sempre un grande amore. Non gli ho mai chiesto di quegli anni in cui non siamo stati insieme. Meglio così» (a Caterina Balivo).
Religione «Sono una non credente non pacificata, sono alla continua ricerca» (ad Angela Calvini)
Curiosità «Fissazioni? Getto le cose, ho solo una collezione di ex voto d’argento, sono una non credente che spera ci sia qualcos’altro» (a Rodolfo Di Giammarco).