20 marzo 2023
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Biografia di Francesco Lollobrigida
Francesco Lollobrigida, nato a Tivoli (Roma) il 21 marzo 1972 (51 anni). Politico (Fratelli d’Italia; già Popolo della libertà, Alleanza nazionale, Movimento sociale italiano). Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (dal 22 ottobre 2022). Deputato (dal 23 marzo 2018). «La politica è un mestiere che farei anche gratis» • «“Sono parente da una vita”. Risata. […] Forse è autoironia preventiva. Sarà l’abitudine. D’altronde, prima di diventare l’ultimo grande cognato d’Italia [così detto in quanto compagno di Arianna Meloni, sorella maggiore dell’attuale presidente del Consiglio – ndr], Francesco Lollobrigida, con quel cognome lì, da quando è nato si arrampica sull’albero genealogico. […] In principio fu Gina Lollobrigida. […] “Il nonno di mio padre, Nazzareno, e suo nonno, Luigi, erano fratelli”. […] Mister Lollo […] dalla famosa parente ha forse preso il gene buono, lineamenti gentili. Per via di questa faccia da attore di soap americana, ovviamente trumpiana o al massimo reaganiana. (“Iniziarono a chiamarmi ‘Beautiful’ quando facevo politica all’università: era il mio nome in codice per sfuggire alle rappresaglie dei compagni, che attraverso le vere identità poi ti aspettavano sotto casa”, racconta). […] Nato a Tivoli, ma cresciuto a Subiaco, padre medico condotto di estrazione liberale, madre maestra con il cuore per il Msi. Due fratelli: Claudio, che fa l’odontoiatra, di 12 anni più piccolo, e Maurizio, sacerdote salesiano di frontiera in quel di Genova, nel popoloso quartiere di Sampierdarena. […] Il curriculum di Lollobrigida racconta una passionaccia per la politica fin da quando aveva i calzoncini corti e iniziò a bazzicare la sezione “Paolo Di Nella” nel suo paesino. “Sono stato sempre eletto”, ripete a intervalli regolari. Da rappresentante del liceo in su. […] Per un periodo, e questa è divertente, è stato il capo di Giorgia Meloni: lui faceva il responsabile nazionale di Azione studentesca, lei quella della capitale» (Simone Canettieri). «Le botte all’università? Succedeva. E, se me le davano, reagivo». «Non faceva parte del gruppo di Colle Oppio, la storica sezione della destra postfascista romana, con vista Colosseo, dove si sono formati Meloni e diversi suoi fedelissimi. […] La sua carriera politica è partita dalla periferia» (Tommaso Rodano). «Lollobrigida, dopo le organizzazioni studentesche, […] a 25 anni entra per la prima volta nel consiglio comunale di Subiaco, terra natia di tutti i Lollobrigida (lì è nata anche la Bersagliera). Due anni dopo, nel 1998, è già consigliere provinciale di Roma. Sono i giorni in cui, insieme a Giorgia Meloni, si fa notare per una campagna ideologica contro la faziosità dei testi scolastici» (Massimiliano Jattoni Dall’Asén). «I due, mentre con Arianna iniziava un “lascia e prendi” che diventerà stabile nel 2000 o giù di lì, siederanno vicini in consiglio provinciale. […] “Il giorno dell’insediamento ci fermarono all’ingresso, me e Giorgia: eravamo due ragazzi, vestiti in maniera molto informale. L’usciere ci bloccò e ci chiese chi fossimo. Non voleva farci entrare. Allora gli spiegai che ero consigliere provinciale. Lui mi disse: ‘Va bene, salga. Ma i bambini qui non possono entrare’. Ce l’aveva con Giorgia”. Lollobrigida, poco attratto dalla mistica di Colle Oppio al contrario delle sorelle M., continuerà a scorrazzare per conto di An in giro per Roma e provincia, sempre con nuovi galloni sulle spalle» (Canettieri). «La svolta di “Lollo” e della sua generazione arriva con il congresso di Viterbo del 2004, l’appuntamento che ha eletto Giorgia Meloni presidente di Azione giovani, movimento giovanile di An, consentendo all’attuale classe dirigente di Fdi di fare capolino tra i grandi. Lollobrigida, al pari di Giovanbattista Fazzolari, oggi senatore, e con l’ausilio di Nicola Procaccini, che ora è europarlamentare, disegna la strategia che coadiuva la Meloni per sbaragliare la concorrenza. Chi ha vissuto quelle fasi racconta la scientificità con cui “Lollo” ha condotto i congressi provinciali, garantendo ai meloniani le maggioranze territoriali e dunque i numeri per il trionfo finale. È l’inizio della parabola che ha consentito alla destra italiana di sopravvivere alle giravolte di Gianfranco Fini, di rinascere in una nuova formazione e di dribblare la concreta possibilità di sparire dalla scheda elettorale. Se non altro perché sono i reduci di Viterbo, per così dire, ad aver dato vita a Fdi» (Francesco Boezi). «Intanto, terminato il mandato come consigliere provinciale, Lollobrigida diventa nel 2005 assessore a Sport, Cultura e Turismo del Comune di Ardea. In quello stesso anno si candida alle elezioni regionali del Lazio con Alleanza nazionale nella mozione del presidente uscente Francesco Storace, dove risulterà il secondo dei non eletti. Ma nel 2006 l’elezione al Senato di Andrea Augello libera un posto per Lollobrigida in consiglio regionale e lo spinge sul trampolino di lancio. Il 2010 è l’anno della grande occasione: Renata Polverini prende l’ancora poco conosciuto consigliere e lo nomina assessore regionale a Mobilità e Trasporti» (Jattoni Dall’Asén). «Lollobrigida l’11 agosto 2012 – da assessore alla Mobilità della Regione Lazio – inaugura ad Affile, nella valle dell’Aniene, un mausoleo dedicato al gerarca fascista Rodolfo Graziani, detto “il macellaio di Etiopia”, collaborazionista dei nazisti (condannato a 19 anni di carcere) e inserito dall’Onu nella lista dei criminali di guerra. Lo ha voluto “Lollo”, quel monumento: lui ha ottenuto dalla Regione i 127 mila euro necessari per costruirlo (quando nel 2009 era consigliere regionale)» (Carlo Bonini e Carmelo Lopapa). Nel dicembre 2012, in seguito all’annullamento da parte di Berlusconi delle annunciate elezioni primarie del Popolo della libertà, Lollobrigida abbandonò il partito per fondare insieme alla Meloni Fratelli d’Italia, di cui fu subito nominato responsabile nazionale per l’organizzazione. «La militanza giovanile e le battaglie condotte all’interno di Alleanza nazionale sono ormai alle spalle, mentre permane la necessità di allargare a macchia d’olio le truppe a sostegno di Giorgia Meloni. […] Lollobrigida è l’aggregatore naturale che gira in lungo ed in largo per tutto il Belpaese con il fine di strutturare il “partito dei patrioti” ed estendere le maglie degli aderenti. I tempi cambiano ma lo schema, insomma, è rimasto quello vincente di Viterbo» (Boezi). Nel marzo 2018, poi, l’elezione a deputato, e la nomina a capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, partito rimasto all’opposizione di tutti i governi della legislatura. «Tra le battaglie campali combattute in Parlamento, un accento può essere posto sulla strategia con cui “Lollo” ha affossato il Global Compact: “Per mesi – ricorda a ilGiornale.it – siamo stati derisi per la volontà di fermare un accordo internazionale teso a certificare l’immigrazione clandestina come un diritto, […] ma alla fine siamo riusciti, con una tattica d’aula, a dividere la maggioranza, presentando una mozione d’indirizzo, e a battere i partiti immigrazionisti, impedendo la ratifica della sottoscrizione del Global Compact e facendo rimangiare a Conte gli impegni già assunti a livello internazionale”. Se la cancellazione dell’adesione al Global Compact è il biglietto da visita del capogruppo Lollobrigida, la ferma contrarietà al reddito di cittadinanza è un’istanza che l’onorevole tiene a rivendicare: “Ci siamo opposti per primi, senza se e senza ma, a un provvedimento che ci è apparso sin dall’inizio per quello che era: veleno immesso nell’economia nazionale”» (Boezi). Rieletto alla Camera nel settembre 2022, «l’esplosione elettorale di Fratelli d’Italia l’ha trovato al posto giusto: Meloni gli aveva già affidato la macchina del partito e la gestione delle liste. […] “Il cognato” è stato mandato avanti come volto di Fratelli d’Italia anche nella prima conferenza stampa dopo la vittoria elettorale. Lì ha annunciato l’intenzione della destra di cambiare la Costituzione: “È bella”, ha detto Lollobrigida, per carità, “ma ha 70 anni”. A volerne fare una questione meramente anagrafica, per essere pignoli, ne avrebbe 75. Come, con chi, per quale motivo cambiarla è stato appena accennato e resta abbastanza vago: “Non vogliamo toccare i valori fondamentali”, grazie, ma “rivedere la sovranità del diritto europeo” e introdurre qualche forma di presidenzialismo» (Rodano). «In realtà lui doveva continuare a fare il capogruppo alla Camera ma Meloni, con la logica del capotribù, alla fine ha deciso di infarcire il suo esecutivo di fedelissimi. E a Lollo, of course, ha assegnato un ruolo di rilievo: l’Agricoltura non è un ministero di serie A ma è sempre stato un crocevia di voti e interessi» (Emanuele Lauria). «Inizia l’èra del “sovranismo alimentare”, che distinguerà questo governo. A sinistra ironizzano già sull’autarchia e altri richiami al Ventennio. “La sovranità alimentare è un principio che nazioni guidate da governi socialisti hanno inserito in Costituzione, come l’Ecuador e il Venezuela. La nuova denominazione del ministero, inoltre, è la stessa usata in Francia, che a differenza dell’Italia ha capito che difendere le proprie eccellenze alimentari è un dovere di ogni esecutivo. Il nostro obiettivo è tutelare l’economia agricola dalle aggressioni del mercato del falso, che distrae miliardi di euro, e rimettere al centro il rapporto con il settore per proteggere la filiera e il concetto di cultura rurale. Tutti i popoli hanno il diritto di definire le politiche agricole e alimentari. Anche gli italiani”» (Gabriele Barberis). Oltre che ministro, peraltro, «Lollobrigida è il capodelegazione, insomma il portavoce, dei ministri di Fdi in Consiglio dei ministri. E in questa qualità, per fare un esempio, a dicembre era pronto a guidare la cabina di regia sulla finanziaria quando tempi stretti e richieste degli alleati rischiavano di far saltare tutto. Nei fatti, era già stato individuato come commissario per la manovra» (Lauria). «Si sono ribaltati i ruoli: non è più lui il “cognato” di lei, ma lei la “cognata” di lui. L’uomo che “governa il governo” è Francesco Lollobrigida e Giorgia Meloni la sorella di sua moglie. È il tutore di tre ministri (Lavoro, Sanità, Mare), fa il corazziere della Repubblica, costruisce relazioni con magistrati, funzionari dello Stato, manager e anche con la stampa estera. La sua arma non è il machete ma il tagliacarte. Con quella piccola lama apre le buste che gli consegnano: “Ministro, questa è la mia storia, questo sono io. Valuti lei”. In Italia chi ha oggi un’ambizione si rivolge al ministro dell’Agricoltura. Alla Camera, cammina con il fascicolo delle società partecipate sottobraccio. C’è un faldone ufficiale e poi c’è il suo. Nella legge di bilancio è riuscito a ottenere dal Mef risorse ingentissime per la filiera agricola. Sta chiamando al ministero le migliori competenze senza distinzione di colore. È il semipremier. Si può scegliere come stare al governo. Un modo è attaccare tutti e credere che il mondo finisca in cortile, l’altro è scegliere di misurarsi con tutti e navigare in mare aperto. Lollobrigida ha scelto il secondo. […] Si è parlato di “rete Lollobrigida”. La definizione è riduttiva. Siamo di fronte alla selezione di nuova classe dirigente, alla placenta di un nuovo partito. […] Il metodo utilizzato e i ponti costruiti candidano Lollobrigida a essere l’unico segretario possibile di una Fdi dopo Fdi. In questo momento è il perno del governo. […] Mentre Crosetto invoca il machete, Lollobrigida conferma dirigenti e ridimensiona il ruolo di ex aennini. […] Non sostituisce ma “innesta”» (Carmelo Caruso). «Ha scelto anche il candidato presidente del Lazio, già parte della sua rete: l’ex presidente della Croce rossa italiana Francesco Rocca. Una mossa, quella di candidarlo, suggerita alla premier da Lollobrigida anche per mettere nell’angolo il suo vecchio maestro politico, Fabio Rampelli, con il quale militava tra i giovani di Azione nella corrente “gabbiani”: “La rottura non è stata tra Meloni e Rampelli, ma tra quest’ultimo e Lollobrigida”, ripetono tutti i dirigenti di Fratelli d’Italia, però a microfoni spenti, perché oggi far alzare il sopracciglio al ministro dell’Agricoltura significa essere tagliati fuori da tutto» (Antonio Fraschilla). «La vera forza di Lollobrigida si chiama Coldiretti, l’associazione presieduta da Ettore Prandini (uno dei candidati a fare il ministro al suo posto) e dal potentissimo segretario generale Vincenzo Gesmundo. Non è solo una associazione, ma la porta d’ingresso verso il mondo della magistratura. Il vanto della Coldiretti è infatti il suo Osservatorio sulle agromafie, e il comitato scientifico è presieduto da Gian Carlo Caselli. È l’espressione più alta e il campione di un mondo che legge il Fatto Quotidiano e che oggi si scopre, dopo il caso Cospito, tanto lontano quanto vicino a Fdi. […] La vera via del potere, quella che passa per il Colle più alto, non è via del Corso, ma via XX Settembre. In quella stessa via c’è il ministero della Difesa, il Mef e quello di Lollobrigida, il “semipremier”» (Caruso) • Due figlie, Vittoria e Rachele, da Arianna Meloni, che, a proposito del loro primo bacio, ha raccontato a Simone Canettieri: «Io avevo 20 anni, lui 23. Giorgia 18. Prendi e lascia per un po’, fino a quando un giorno si presentò con un mazzo enorme di rose. Non ci siamo più lasciati: era intorno al 2000. Dopo il primo bacio, a margine di una nostra iniziativa politico-culturale, andai subito da Giorgia. Le dissi: “Giorgia, non puoi capire!”» • Cattolico. Auspica la costruzione di «un’Europa dai valori saldi e legati alla cristianità, che deve tornare a essere il collante tra le nazioni di questo continente e la più forte alternativa a modelli di sviluppo che tendono a cancellare le differenze tra persone e tra i diritti e le culture dei popoli» • «Sportivo, il meloniano ha iniziato a essere più attivo verso i quarant’anni, quando ha cercato di “compensare l’avanzare dell’età con uno stile di vita che rispettasse il detto mens sana in corpore sano”, confessa. Sciatore da tempo, […] oggi si è dato anche al padel, alla mountain bike e all’equitazione. E il calcio? “Laziale doc. Quando posso vado allo stadio. Una tradizione familiare che è iniziata da bambino, quando andavo con mio padre. Poi ho continuato con i miei fratelli e adesso, quando posso, con le mie figlie”» (Boezi). «Tra i fondatori del club biancoceleste a Montecitorio» (Rodano) • «Biondo luogotenente di Giorgia con il vezzo del look (è solito entrare nella sala da barba della Camera per farsi pettinare prima delle sedute)» (Lauria) • «Si potrebbe fare leva su altre celebri e non fortunate “cognatanze”: Paolo Pillitteri con Bettino Craxi, Gabriele Cimadoro con Antonio Di Pietro e, a destra, la parabola disgraziata di Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Gianfranco Fini e co-protagonista della non commendevole vicenda della casa di Montecarlo. Ma la storia di Francesco Lollobrigida detto Lollo, […] cognato di Giorgia Meloni, ha ormai assunto uno spessore diverso. […] Se proprio un paragone va fatto, giusto accostare la sua traiettoria a quella di storici bracci destri, come lo fu Martelli per Craxi, Gianni Letta per Berlusconi, Guerini per Matteo Renzi. […] “Io un uomo-chiave? In realtà mi sento un po’ una chiavica”, scherza lui. […] Ma anche la tendenza a minimizzare fa parte del personaggio, che ha smesso di impermalosirsi quando si parla della “cognatanza” (termine da lui stesso usato con disinvoltura): “Devo sempre ripetere che ho cominciato a far politica diversi anni prima di Giorgia?”, puntualizza. “Gli ambienti giovanili della destra erano chiusi ed emarginati: era naturale che lì nascessero rapporti sentimentali come quello fra me e Arianna Meloni. Però, dico, perché nessuno si scandalizza se il Pd schiera i coniugi Franceschini fra Senato e Camera o se nel gruppo di Avs, che conta appena 13 deputati, due scranni sono di Fratoianni e sua moglie?”» (Lauria). «Si sente subalterno alla capa o si sente il numero due del partito? “Non esistono numeri due nel nostro partito”, dice, cercando di essere il più convincente possibile. Anche se è dura. Lollo è quello delle strategie e delle liste elettorali, l’uomo della penultima parola che spesso è comunque definitiva. È appassionato di numeri e percentuali, di leggi elettorali. Alle ultime comunali (quelle della tragica candidatura di Enrico Michetti in Campidoglio) un giorno si presentò a casa con uno studio, via per via, sui romani che percepivano il reddito di cittadinanza per capire dove Virginia Raggi avrebbe preso più voti. Assicura però allo stesso tempo di non avere mai avuto nulla a che fare con i soldi, i finanziamenti, gli investitori interessati a sostenere Fdi. Gli è chiaro insomma che il minimo errore porterebbe giù anche Giorgia Meloni. […] Dicono che lui nelle riunioni, davanti cioè ad altra gente, non la contraddica mai. Sarà così? “È capitato di litigare, come è normale che sia. Ma più che per motivi politici era perché non ci eravamo chiariti su aspetti personali”. Raccontano che nella coppia il malizioso e borbottone sia lui, mentre la cognata, nonostante la nomea di dura, tenda a fidarsi. “Sì, è così. Ma solo perché sono più vecchio”» (Canettieri). «La premier si fida della sorella e del di lei marito. Sono una cosa sola. Da sempre: la Fiamma magica. Giorgia, Ary e Lollo. […] Mister Wolf meloniano. Onnipresente, con tanto di fastidio degli alleati specie dalle parti di Forza Italia e Lega, su tutte le gatte da pelare: Pnrr, contanti, manovra o candidato alle regionali pari son. Un super soprasegretario a Palazzo Chigi, il terzo vicepremier dell’esecutivo. “Parlate con Lollo”, dice sovente la premier. “Ho parlato con Arianna”, dicono sempre più spesso nel partito. Unendo così due traiettorie di potere» (Canettieri) • «Non riesco più a mettere piede in Rai senza essere preso d’assalto da presunti meloniani della prima ora. Non ne posso più».