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 2023  marzo 21 Martedì calendario

Biografia di Fausto Bertinotti

Fausto Bertinotti, nato a Milano il 22 marzo 1940 (83 anni). Politico. Deputato nel 1994, 1996, 2001 e 2006 (Rifondazione comunista). Parlamentare europeo nel 1999 e nel 2004. Presidente della Camera dal 2006 al 2008. Ex segretario del Prc (1994-2006). Ex sindacalista.
Titoli di testa «Tra gli indiani e i cowboy io sono sempre stato dalla parte degli indiani».
Vita Padre, Enrico, ferroviere (morto nel 1961), socialista anticlericale «che preferiva Pietro Nenni a Palmiro Togliatti». Madre, Rosa, casalinga. «Eravamo poveri, vivevamo in una casa di ringhiera con il bagno in comune, ma la mia era una famiglia allegra. Ricordo ancora la gioia di mia madre quando le misero in casa il rubinetto dell’acqua» • Si diploma nel 1962, con tre anni di ritardo, come perito elettronico all’istituto Omar di Novara • È stato bocciato più volte: «Passavo il tempo a leggere Marx in biblioteca» [a Carmine Saviano, Venerdì] • Nel 1960 si iscrive al Psi: «La mia è una generazione di studenti che sentì di dover scendere in piazza nel giugno del 1960 contro il governo Tambroni che aveva autorizzato il congresso del Msi a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza. Ci fu un gruppo di studenti che a partire da allora scelse la strada del sindacato. Ho avuto il dono di poter lavorare con loro, iniziai con i tessili della provincia di Varese, poi mi trasferii a Torino, dove divenni segretario regionale della Cgil, ma influì molto mio padre, macchinista ferroviere». È il 1964 [Angelo Picariello, Avvenire 8/11/2014] • In seguito aderisce al Psiup, per poi entrare nel 1972 nel Pci. Nel 1975 viene eletto segretario piemontese della Cgil, incarico che ricopre fino al 1985. In quegli anni il principale avversario del sindacato torinese è la Fiat. Bertinotti è protagonista di una linea di chiusura a oltranza che nel 1980 sfocia nei 35 giorni di sciopero e nella marcia dei 40 mila colletti bianchi. «È stata una sconfitta e di fronte ad una sconfitta bisogna dire: abbiamo perso». Nel 1985 entra nella segreteria nazionale della Cgil, rimanendovi fino al 1994. In seguito alla svolta della Bolognina, con Pietro Ingrao aderisce al Pds, non senza polemiche • Tra i suoi maestri c’è Pietro Ingrao. «Mi ha insegnato il dubbio. E anche a volere la Luna» [a Carmine Saviano, Venerdì] • Cossuta lo fa entrare in Rifondazione nel 1993 e lo candida come segretario nel 1994. Da questa elezione nasce la diarchia Bertinotti-Cossutta che guida il partito fino al 1998 • Il momento che ricorda con maggior piacere risale al 1997: «Foresta della Lacandona, Messico. Il sub comandante Marcos che dice: “Ringrazio il compagno Bertinotti: un intellettuale europeo venuto qui non per insegnarci come si fa la rivoluzione”» • Nel 1997 è protagonista nella crisi del primo governo Prodi: Rifondazione, che appoggiava il governo dall’esterno ma i cui voti erano decisivi, tenta di imporre una svolta a sinistra, non vota la finanziaria e nega la fiducia. Prodi si deve dimettere. Bertinotti si dice pronto a un accordo di programma per un anno. Ottiene dal presidente del Consiglio la promessa di una legge sulle 35 ore e permette a Prodi di continuare a governare per un anno. Ma quando il governo presenta la finanziaria 1999 Rifondazione non vota la fiducia al governo, che cade per un solo voto, e nasce il governo D’Alema • A sinistra non le perdonano la crisi di Prodi. Le pesa? «Il ’98 non fu un errore: fummo preveggenti, si andava verso l’Europa di Maastricht. Mi rimprovero però una cosa, il nostro governo aveva una chance: c’era Jospin e agganciarlo sarebbe stato straordinario... Comunque, non me lo perdoneranno: sapevo di mordere nel corpo vivo della sinistra. Fu una vicenda dolorosissima, umanamente alcune rotture sono rimaste» [a Tommaso Ciriaco, Rep] • «Dobbiamo prenderne atto: questo centrosinistra ha fallito. La grande ambizione con la quale avevamo costruito l’Unione non si è realizzata. Come vedo Prodi, mi chiede? Con tutto il rispetto, di lui mi viene da dire quello che Flaiano disse di Cardarelli: è il più grande poeta morente...» [a Massimo Giannini, Rep] • Alle elezioni politiche dell’aprile 2008 si candida come premier per la Sinistra-l’Arcobaleno, formazione che riunisce Prc, Pdci, Verdi e Sd. Risultati disastrosi: la lista non supera lo sbarramento né alla Camera né al Senato, e non porta nessun candidato in Parlamento: «Era purtroppo un accrocchio inevitabile, ma abbiamo sbagliato a farci vedere in un luogo simbolo del consumismo americano come l’Hard Rock Café: è stato un errore di comunicazione» [ad Antonio Nasso, Rep] • Segue il ritiro da ogni incarico politico: «Farmi chiamare compagno dà un senso alla mia vita, ma per i ruoli dirigenziali c’è un limite di età...». Rifondazione comunista non esiste più • Nel 2006 è presidente della Camera. Il 2 giugno si presenta sul palco della parata militare, vicino al presidente Giorgio Napolitano, col bavero della giacca ornato dal simbolo dell’arcobaleno pacifista. Non dal tricolore, come vorrebbe la prassi istituzionale. «Quando penso che sono stato obbligato a festeggiare il 2 Giugno con la sfilata delle forze armate, il patimento si fa intenso, sì. Quel giorno misi alla giacca l’arcobaleno della pace: segnalava la mia difficoltà ad essere lì, a presenziare in nome della Repubblica. Non la felicità di esserci» [ad Antonello Caporale, Rep] • Secondo la dichiarazione dei redditi depositata, va in giro per Roma con una 500 acquistata nell’85, e possiede soltanto una casa nella Capitale e un’altra a Dolceacqua. Poi si sfogliano le pagine e spuntano le proprietà della moglie Lella: un altro fabbricato a Dolceacqua, 4 a Roma (ma tre sono competenze, potrebbero essere anche box), con la casa principale «in uso gratuito al figlio», cinque a Massa Martana, in provincia di Perugia, dove possiede due terreni [Emanuela Fontana, Giornale] • Da maggio 2007 è direttore della rivista bimestrale di politica e cultura Alternative per il socialismo, da lui fondata, e da gennaio 2012 presiede la Fondazione Cercare Ancora • Nel 2012 ha proposto sul suo blog di abolire tutti i partiti. Obiettivo: spazzare via il vecchio centrosinistra organico alle oligarchie finanziarie europee, per costruire “una forza politica di sinistra” antagonista, «sia per necessità storica, sia per le opportunità maturate nel conflitto e nella società» [Giuli, Foglio] • Nel 2014: «Fallito sicuramente, e non potrebbe essere diversamente a ben 25 anni dalla caduta del Muro. Fallito in buona compagnia, “ma pentito no. Le abiure non mi piacciono”, dice Fausto Bertinotti. Ex di molte cose: sindacalista, segretario di Rifondazione comunista, affossatore del governo Prodi, presidente della Camera. Ma l’etichetta prevalente che gli appiccicano ora è di “comunista fallito”. Lui non la rifiuta, “anche se in realtà sono un socialista e mi piacerebbe un domani essere ricordato semmai come sindacalista, operaista per la precisione”» [Angelo Picariello, Avvenire 8/11/2014] • Grillo vi ha rubato l’idea, la partecipazione diretta con la Rete. «Non credo che la tecnologia possa portare la rivoluzione. In questo sono marxista, l’ideologia della classe dominante si afferma a prescindere dallo strumento. Sto con Papa Francesco che parla di ideologia del mercato; ripudia la guerra come strumento dei mercanti di armi e invita i poveri alla ’lotta’, una parola che mi ha colpito, come strumento di affermazione della loro dignità senza aspettarsi da altri la liberazione. Per me è suonato come una valorizzazione del movimento del sindacato di base, il sindacato dei consigli, dei preti operai, una vicenda per me molto significativa degli anni ’70. Una storia di dialogo intenso fra socialisti e cristiani in nome dell’egualitarismo» [ibid.] • Nel 2022 invita il Pd a sciogliersi: «Il Pd è un partito. Ma è il partito delle élite». C’è un cantiere al centro.
«Il vuoto travestito da politica» [a Carmine Saviano, Venerdì] • Felice per l’elezione di Elly Schlein: «Il segnale va colto. Pensavo, e penso tuttora, che il Pd sia un partito senza futuro, anche amicalmente mi è venuto di proporre il suo scioglimento per liberare le energie al suo interno. Ora siamo di fronte ad un fatto nuovo e interessante. Troppo presto e troppo poco per parlare di rinascita, ma il segnale c’è. La novità viene più dalla società che dalla politica. Prima di questo voto francamente era difficile trovare qualche commentatore entusiasta o in grado di investire sulla capacità attrattiva del Pd» [a Radio Cusano Campus] • Contrario all’invio di armi in Ucraina: «L’Europa di oggi di fronte alla guerra in Ucraina come le appare? Scandalosa: ha rinnegato il neutralismo, dimenticato il Mediterraneo, è diventata atlantica. Un ministro degli Esteri come Fanfani non avrebbe mai fatto questa manifestazione di cupidigia e servilismo nei confronti degli Stati Uniti. Anzi, peggio: non è servilismo. È co-partecipazione. E c’è altro... Ma si può mai decidere l’invio di armi senza prima consultare i cittadini? Relegando un presunto dibattito ai salotti televisivi che ormai sono parte di quel governo allargato al cui centro c’è il principe, il presidente del Consiglio, che emana decreti confidando nel fatto che ormai il Parlamento è solo cassa di risonanza. Così non si cambia nulla» [a Carmine Saviano, Venerdì] • Che errori si riconosce? «In 50 anni, tanti. In generale, non aver saputo rinnovare le ragioni dei “vinti ma giusti”. L’ultimo, aver protratto Rifondazione comunista oltre il tempo politicamente maturo. Serviva il coraggio di scioglierlo nel movimento altermondista. Siamo stati protagonisti nei social forum da Porto Alegre a Mumbai, moltitudini di giovani si erano rimessi in cammino... Invece, quel passaggio non l’ho visto» [a Candida Morvillo, CdS] • Come sono stati gli anni lontano dalla politica attiva?
«Mi sono mancati le donne e gli uomini con cui ho camminato, quel rapporto, l’assemblea, la riunione... Mai mi è mancata la politica istituzionale» [ibid.].
Libri Si è messo a riflettere sul significato di sinistra scrivendo libri: La città degli uomini (Mondadori 2007), Chi comanda qui? (Mondadori 2010), La discorde amicizia (Ediesse 2013), Sempre daccapo. Globalizzazione, socialismo, cristianesimo. Conversazione con Roberto Donadoni (Marcianum Press, 2014), Colpita al cuore. Perché l’Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro (Castelvecchi, 2015). Anche attore di teatro in Transiti di Venere (2012)
Amori È sposato dal 1965 con Gabriella Fagno, diventata Lella: «Scelta terribile di mio marito. Per via della sua erre moscia, sono stata costretta a diventare Lella» • Anello di fidanzamento in zircone «perché non potevamo permetterci altro» • Un figlio, Duccio (1970), che suona musica reggae, sposato con Simona Olive, la «figlia del fascista», dato che il suocero era un esponente di Alleanza nazionale. Duccio: «La verità è che io non sono comunista e che mia moglie non è fascista». La coppia ha reso i Bertinotti nonni quattro volte (Davide, Lisa, Anita e Maria Sole) • Qualche anno fa, la cronaca rosa aveva preso di mira la sua relazione. È vero che c’è stato un momento di crisi tra lei e l’ex Presidente della Camera? «C’è stato qualcosa, ma nulla di quello che hanno raccontato. Mio marito non è mai uscito di casa ed è sempre rimasto qui. Che poi chiamarla crisi è anche esagerato: si trattava di un classico bisticcio familiare. Pensi che avevo delle troupe televisive fisse sotto casa. Non facevano altro che chiedermi: “Ma suo marito se ne è andato?”». E lei cosa rispondeva? «Che piuttosto che permettergli di andar via, l’avrei cacciato io!». Che poi qual è il segreto per far durare una relazione così a lungo? «Il segreto? Avere un progetto. E quel progetto va difeso fino alla morte. Noi resistiamo da cinquantadue anni» [Lella Bertinotti ad Alessio Poeta, gay.it].
Curiosità Fuma il toscano • Ama penne e matite, memorabilia equestri, Hammet e Chandler, impermeabili e vestiti usati, il Florian di Venezia e il Grand Hotel dell’isola Borromea, il jazz e La battaglia di Algeri, i portaocchiali e la lozione da barbiere professionista Floid • Famosi i salotti per cui lo chiamavano “BertiNight” («Colpa dei cafonal di Dagospia se la mia carriera politica ha preso una piega diversa») e i maglioncini di cashmere. Il primo, rosso, glielo comprò la moglie al mercatino dell’usato di via Sannio a Roma: «Lo pagai 25mila lire. Questa cosa diventò una sorta di tormentone, evidentemente già ai tempi sembrava un lusso non permesso a un uomo che parlava di comunismo, che al suo settantesimo compleanno tutti gli amici si son presentati con un maglioncino di cashmere. Non sa, ai tempi, le aziende di moda quanto erano dispiaciute di questo misunderstanding, ma quello che volevamo dire è che noi non potevamo permettercelo! Mio marito non aveva neanche il cappotto quando arrivò in Parlamento, fu proprio la casa di moda Rubinacci a regalarglielo» [gay.it] • Al polso «porto da sempre un Rado bellissimo, regalo di compleanno di un compagno e amico, podologo» [a Candida Morvillo, CdS] • Casa tappezzata di libri: «Molti comprati da giovani, facendo debiti coi librai, che pagammo coi regali di matrimonio» [ibid.] • «In casa anche i tre Mao di Andy Warhol, tutte date dall’amico Mario D’Urso, una in regalo, le altre due in eredità, accompagnate da 500mila euro: “Tutti i quadri della casa sono donati o dagli autori, come i Dorazio, o da amici come gli Schifano. Lella, scherzando, dice sempre: “Viviamo di carità”» [Sette] • Unico quadro comprato da lui una in serigrafia di Lattanzi: «Lo comprai 55 anni fa alla Festa dell’Unità di Novara. Credo di averla pagata 10 mila lire, ma non ne sono tanto sicuro, mi pare un po’ troppo anzi, perché a quei tempi se non ricordo male il mio stipendio era di 40 mila lire, mia moglie guadagnava il doppio. Ero il segretario provinciale della Fiot, la Federazione italiana degli operai tessili, quella zona quasi al confine con la Lombardia era la fascia delle cotoniere...» [a Fabrizio Caccia, Corriere] • «Riceve un vitalizio da circa 100mila euro: “Rinunciare al vitalizio? Se mi dessero qualcos’altro per vivere sì. Ho lavorato una vita e ho diritto ad una pensione: poi come si chiami non conta, basta che sia congrua con ciò che ho versato”» [alla Zanzara, Radio 24] • Trai suoi amici: Valeria Marini, Donna Assunta Almirante (quando era viva), la coppia Marco Tardelli e Myrta Merlino, Renzo Arbore. Ma anche Gianni e Maddalena Letta, Mario e Susanna Pescante, Edoardo Vianello (l’autore di Siamo i watussi), Marisela Federici, Vittorio Sgarbi, Giorgia Meloni, i vecchi rifondaroli Alfonso Gianni e Nichi Vendola
Religione «L’interesse per il cristianesimo è da sereno non credente» [a Tommaso Ciriaco, Rep].
Tifo Milanista.
Titoli di coda Myrta Merlino a Fausto Bertinotti: «Compie 83 anni, chapeau! È rimasto di sinistra, nonostante queste 83 primavere?, “L’aria è disinvolta ma pesano. Sono di sinistra un po’ più di quando ho cominciato”».