22 marzo 2023
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Biografia di Gianni Infantino (Giovanni Vincenzo)
Gianni Infantino (Giovanni Vincenzo), nato a Briga (Svizzera) il 23 marzo 1970 (53 anni). Dirigente sportivo. Avvocato. Dal 26 febbraio 2016 presidente della Uefa, il 16 marzo 2023 è stato confermato per acclamazione fino al 2027. «In che lingua prendiamo le decisioni? Se parliamo diplomaticamente, in francese. Se ci arrabbiamo, in italiano: le parolacce vengono meglio».
Vita Il padre di Gianni Infantino, Vincenzo, era calabrese, controllore di treno. La madre Maria arrivava dalla Valcamonica e faceva l’edicolante in stazione. Si conobbero da emigrati in Svizzera. «Da piccolo, per vederli, andavo in stazione e mentre aspettavo divoravo la Gazzetta: ho studiato l’italiano così» (a Fabio Licari) • «I treni sono stati fondamentali anche per i miei studi, Per pagarmeli, ho lavorato nelle carrozze letto e alla pulizia dei vagoni, oltre ad aiutare mia madre nel chiosco» (a Enrico Currò) • Gli piaceva il calcio, ma non era un fenomeno. Trovò spazio nella Folgore, squadra per soli italiani del vallese: «Giocavo soltanto perché papà faceva l’allenatore e mamma lavava le maglie». Ruolo? «Dove mancava qualcuno. Nella partita della promozione dall’ultima alla penultima serie sono entrato a cinque minuti dalla fine: sul 4-1 non potevo più far danni» (a Fabio Licari) • «Da bambino, papà mi portava a San Siro. I miei eroi diventarono Altobelli e Beccalossi, poi i campioni di Spagna» (Rep). «In stanza, in bella mostra, il poster del 10 nerazzurro, «uno che faceva girare la squadra, un po’ fuori dai giochi, Bearzot non lo convocava: soffriva quasi come un emigrante» (Fabio Licari) • «Ho lavorato sodo, specializzandomi in diritto sportivo, secondo i loro valori: rispetto e dedizione assoluta. Ha funzionato quasi in tutto. Come calciatore non avevo talento. Dagli 11 anni mi sono dedicato a organizzare partite e tornei. Con alcuni amici fondammo la Folgore, squadra di italiani del cantone Vallese. A 18 anni la iscrissi al campionato. Fummo promossi alla penultima categoria: ci sentivamo campioni del mondo, come i miei primi idoli» (a Enrico Currò) • Laurea in legge a Friburgo, è diventato avvocato di diritto sportivo all’Università di Neuchatel, lavorando per il Cies (Centro internazionale studi sportivi). Cominciò a collaborare con la Figc, la federazione svizzera e la Lega spagnola. Entrò nell’Uefa nel 2000, con conseguente scalata: direttore degli affari legali nel 2004, segretario generale nel 2009, braccio destro di Michel Platini • «Noto al grande pubblico come l’uomo dei sorteggi, Infantino ha diretto il gruppo di lavoro sulle licenze, ha collaborato nella creazione del fair play finanziario e ha seguito da vicino lo sviluppo del marketing della Uefa, riuscendo a triplicare il fatturato della stessa» (Marco Bellinazzo) • «All’Uefa è l’architetto del fair play finanziario. Negli anni conquista autorità e potere, diventa famoso perché gestisce i sorteggi in diretta tv, ma la presidenza della Fifa non l’avrebbe neanche sognata se Platini non fosse stato squalificato. La decisione di candidarsi ha rischiato di compromettere i rapporti tra i due» (Fabio Licari) • Il 26 febbraio 2016 è stato eletto presidente della Fifa, l’organizzazione che governa il calcio mondiale. Nono presidente della storia della Fifa, se si esclude il camerunese Hayatou che ha gestito ad interim per pochi mesi. Nella seconda votazione, quando servivano 104 voti, ne ha presi 115, convogliando sul suo nome tutta l’Europa, il Sudamerica, quasi tutto il Nordamerica e un po’ d’Asia e d’Africa. Lo sceicco bahreinita Salman Al Khalifi s’è fermato a 88. «Ha preso il comando nel momento più delicato, dopo il ciclone delle inchieste che hanno spazzato via i 18 anni di dittatura di Blatter. L’ex tiranno in esilio forzato tifava per Salman Al Khalifa, sceicco del Bahrein, mentre Infantino è un allievo del presidente dell’Uefa Platini, sospeso a sua volta e tuttavia vincitore morale delle elezioni» (Enrico Currò). «Il potere del calcio si sposta di 9,73 chilometri: quelli che ci sono da Visp a Briga. Due puntini nel mondo ma, per quello del pallone, i luoghi di nascita di Sepp Blatter e Gianni Infantino. Da uno svizzero a un altro svizzero, più che eleggere l’uomo più potente del calcio sembra di giocare ai Quattro Cantoni, ma le affinità tra i due (a parte un certo compiacimento nel cambiare lingua a seconda di chi fosse il destinatario del messaggio, tipica arte blatteriana), finiscono qui» (Paolo Brusorio) • «Gianni Infantino è il traghettatore del dopo Blatter: raccoglie il mandato dal reuccio terremotato dagli eventi, cui è stato chiesto di andarsene dall’appartamento pagato dalla Fifa, e interrompe con un contropiede da manuale allo sceicco del Bahrein l’era delle dittature, perché il pallone possa ricominciare a rotolare. L’Europa respinge l’assalto del Golfo Persico, cui ha immolato il Mondiale 2022 e si tiene stretta il calcio, quel gioco semplice e bellissimo entrato, per peccato di bramosia, nei faldoni della Procura svizzera e dell’Fbi. “La vittoria del cuore. Quante ore ho per esprimere le mie emozioni?” ricaccia indietro le lacrime il tenero Gianni sdoganato dai guai di Michel Platini alla fine di questa favola in cui il delfino si fa crescere i denti e sbrana il pescecane fiocinato dalla squalifica di 6 anni, perché se agli Usa non fosse saltata la mosca al naso per la doppia assegnazione dei Mondiali 2018/2022 oggi le Roi entrerebbe a Fifastrasse 20 da padrone e Infantino continuerebbe a reggere le sorti dell’Uefa, la potente Confederazione europea che l’ha votato in blocco, il modello virtuoso su cui plasmare una Fifa spaccata (metà Africa voleva lo sceicco) e piena di lividi (550 milioni di dollari di ritardo sugli obiettivi finanziari fino al 2018, contratti di sponsorizzazione da rinnovare, una perdita di almeno 100 milioni attesa nel prossimo report), ma lucida abbastanza da comprendere che era il momento di mandare un segnale, un palpito di vita» (Gaia Piccardi) • Sotto la sua presidenza, la Fifa dato il via libera all’utilizzo della Video Assistant Referee (Var a partire dal campionato mondiale 2018 in Russia, e ha portato a 48 squadre i Mondiali dal 2026 • Ha ottenuto il rinnovo del mandato per acclamazione nel 2019 e, il 16 marzo 2023 è stato confermato per la terza volta alla guida della Fifa, fino al 2027. Candidato unico, è stato scelto per acclamazione alla presidenza in occasione del 73° Congresso della Fifa a Kigali, in Ruanda. Il discorso dopo la rielezione: «So che in molti mi amano e che c’è anche chi mi odia: ma io amo tutti, anche e soprattutto loro. Leadership è ascoltare e imparare e io imparo ogni giorno. Ma leadership è anche agire: potete continuare a fidarvi del mio impegno perché continuerò a lavorare duramente per unire il mondo attraverso il calcio» • «Gianni Infantino non è solo il presidente della Fifa, rieletto per la terza volta a capo della Federazione internazionale del calcio, è anche un guru (“Vi amo tutti”), il messia di nuovi scenari, l’ateo sacerdote di una religione senza atei. Con toni profetici, ha annunciato un nuovo Mondiale per club a 48 squadre, in aggiunta al Mondiale per Nazioni, ma anche una nuova competizione per club a cadenza annuale. Più partite si giocano, più la Fifa si arricchisce: a questi ritmi infernali resisteranno solo i club più danarosi (in mano agli sceicchi?), a dispetto della passione popolare che regge questo sport. Infantino ha trasformato la Fifa in un organismo politico, in un centro di potere. È un mediatore ideale tra i fondi sovrani delle monarchie del Golfo e il loro desiderio di «sportwashing», di usare cioè il calcio che conta per rendere moderna la propria immagine e distogliere lo sguardo dalla situazione dei diritti umani nel proprio Paese» (Aldo Grasso) • Il 19 novembre 2022, durante la conferenza stampa inaugurale dei Mondiali di calcio a Doha, in Qatar, ha tenuto un discorso molto retorico e polemico verso le critiche sollevate nei confronti dell’organizzazione dei Mondiali che inizieranno domenica in Qatar. Il paese è stato infatti ampiamente criticato per come ha ottenuto l’assegnazione dell’evento, per lo sfruttamento e la morte di molti lavoratori che si sono occupati della costruzione delle infrastrutture, oltre che per le violazioni dei diritti umani e civili. Infantino ha cominciato il suo discorso con una frase di cui alcuni commentatori hanno fatto notare non sia chiarissimo il senso: «Oggi ho sentimenti molto forti. Oggi mi sento qatariota, mi sento arabo, mi sento africano, mi sento gay, mi sento disabile, mi sento un lavoratore migrante». Ha anche detto di fare fatica a capire le molte critiche arrivate nelle ultime settimane dai paesi occidentali, sostenendo che la loro «lezione morale a senso unico» sia «semplice ipocrisia». Il discorso è durato quasi un’ora. Infantino ha ricordato di essere europeo, e che «prima di dare lezioni morali» gli europei dovrebbero «chiedere scusa per i prossimi 3mila anni» per quello che hanno «fatto in giro per il mondo negli ultimi 3mila anni». A un certo punto ha fatto un collegamento tra la sua esperienza di bambino dai capelli rossi in Svizzera, dove è nato, a quello delle persone omosessuali discriminate in Medio Oriente. «Se volete criticare qualcuno, venite da me», ha detto alzandosi e spalancando le braccia: «Non criticate il Qatar, non criticate i calciatori, non criticate nessuno. Criticate la Fifa, criticate me, se volete. Perché io sono responsabile di tutto» • Sposato con Leena Al Ashqar, hanno quattro figlie: Shania Serena, Dhalia Nora, Alessia e Sabrina • Parla sei lingue: italiano, tedesco, inglese, spagnolo, francese e arabo. «Ho moglie libanese e quattro figlie. A casa parliamo inglese, francese, italiano e arabo. A Reggio solo italiano. Lì ho un piccolo appartamento e molti ricordi di mio padre» (a Enrico Currò).
Vicende giudiziarie Nell’ottobre 2022 è stato interrogato dai giudici francesi che indagano sull’assegnazione dei Mondiali di calcio 2022 al Qatar, il 2 dicembre 2010. Un’inchiesta per corruzione avviata nel 2019 dalla Procura finanziaria francese, ad opera dei giudici istruttori Marc Sommerer e Virginie Tilmont. Infantino ha detto che neppure lui si aspettava la designazione dell’Emirato: «La mattina del voto – ha detto ai giudici – fui impressionato dalla presentazione del Qatar, ma da lì ad ottenere il diritto di organizzare la Coppa del mondo c’era tanta strada». Infantino, che era braccio destro di Platini all’Uefa a quei tempi, assicura di non aver avuto conoscenza di fatti di corruzione. Interrogato in particolare sul decisivo «pranzo segreto» che si era svolto 10 giorni prima dell’attribuzione dei Mondiali nelle sale dell’Eliseo, con l’allora presidente Nicolas Sarkozy, l’emiro del Qatar e Platini – che cambiò da allora la sua preferenza di voto, fino ad allora per gli Stati Uniti – Infantino dice di non saperne «un granché. Non potrei neppure quando Platini ha deciso di votare per il Qatar, perché non ne parlavamo spesso. Secondo me, dalle discussioni che avevamo avuto all’inizio, lui propendeva per gli Stati Uniti. Poi alla fine ha deciso di dare il voto al Qatar. Se abbia deciso prima o dopo quel pranzo, io non lo so. Di certo, dopo quel pranzo, era più convinto» • Nel 2016 il Guardian, uno dei giornali che ha lavorato alla pubblicazione dei Panama Papers (i documenti riservati che mostrano il funzionamento di una delle più importanti società che si occupa di creazione e gestione di società off shore nei paradisi fiscali) ha scritto che Infantino sarebbe collegato alla vendita dei diritti televisivi della Uefa alla società off shore Cross Trading di proprietà dell’imprenditore argentino Hugo Jinkis, indagato dalle autorità statunitensi per i casi di corruzione della FIFA. I contratti firmati da Infantino riguardavano i diritti televisivi della Champions League, della Coppa Uefa e della Supercoppa europea dal 2003 al 2006 e dal 2006 al 2009.