Anteprima, 22 marzo 2023
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Biografia di Benedetto Frisina
Benedetto Frisina (-2023). Muratore. Protagonista, a Cuorgnè, di alcuni dei fatti più cruenti di cronaca nera degli anni ottanta. Attentati, tentate estorsioni, fino all’omicidio del macellaio Giuseppe Magnino • «Frisina lo hanno trovato senza vita l’altro giorno. Quando i carabinieri di Cuorgnè e il personale medico sono riusciti ad entrare nel suo alloggio, il 70enne era già morto da un pezzo. Un malore non gli ha dato scampo: vivendo da solo, non ha potuto chiedere aiuto a nessuno. Ex muratore, portava sulla pelle i segni di una vita difficile, condita da tanto carcere. Nel 1986 venne condannato in via definitiva a 23 anni per l’omicidio del macellaio Magnino, trovato nella cella frigorifera del suo negozio di Cuorgnè. Era il marzo 1981. Un periodo veramente drammatico per la cittadina alto canavesana. Pochi mesi prima, ad esempio, con sette colpi di pistola, era stato freddato un panettiere di 40 anni all’uscita di un bar di via Parigi. E nessuno riuscì mai a prendere l’autore materiale di quell’omicidio. Su Frisina le maglie della giustizia si chiusero con qualche anno di ritardo. Ma furono inesorabili. Il macellaio Giuseppe Magnino venne assassinato un attimo prima della chiusura del negozio: un colpo di pistola sparato a bruciapelo. Inizialmente sembrava si fosse ribellato alle pressanti richieste di pagare il pizzo alla malavita locale. L’omicidio rimase insoluto per due anni: fu lo stesso Frisina a tradirsi, facendosi arrestare per un attentato incendiario a un bar cittadino. Da quell’episodio il sostituto procuratore Palumbo trasse i primi elementi per nuove indagini, che portarono alla sorprendente soluzione del caso, legato a tutta una serie di altri episodi di criminalità. Quando la Corte d’Assise d’Ivrea, nel novembre del 1984, lo condannò per la prima volta, sostenendo in pieno la tesi dell’accusa, Frisina scoppiò in lacrime davanti alla corte, senza però aprir bocca. Rimasero comunque tante ombre in quella vicenda, dal movente fino alla complicità di altre due persone, in prima battuta condannate a dodici anni di carcere e poi assolte in Appello. Per tutti gli imputati, in secondo grado, cadde anche la tentata estorsione: per i giudici non c’erano prove di un nascente racket tra i negozi della città al quale Magnino si sarebbe ribellato, firmando la sua condanna a morte. Forse il macellaio sorprese Frisina intento a piazzare dell’esplosivo sotto una macchina. E per evitare che potesse raccontare quell’episodio, evidentemente legato ad altri attentati simili che si erano appena verificati a Cuorgnè, l’uomo, allora 33enne, non esitò a sparargli in testa, chiudendo il corpo nella cella frigo del negozio» [Previati, Sta].