Anteprima, 28 marzo 2023
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Biografia di Karl-Josef Rauber
Karl-Josef Rauber (1934-2023). Cardinale. «Era noto per la sua schiettezza. Non aveva peli sulla lingua anche quando si trattava di esprimersi su personalità eminenti della gerarchia cattolica. Lasciata la nunziatura di Bruxelles, si era ritirato a Rottenburg, stupenda località del Baden-Wurttemberg, nelle vicinanze della celebre università di Tubinga, ospite delle suore dello Schonstattenzentrum, dove lo incontrai il 3 febbraio 2010 per conto della rivista Il Regno […] Rauber parlò della sua attività nella diplomazia vaticana. “Sono stato in servizio per ben 43 anni, di cui 26 come nunzio. Il più bel periodo lo trascorsi con mons. Benelli, di cui sono stato segretario per dieci anni. Era un uomo eccezionale e strano. Urlava, ma aveva un grande cuore. Conosceva bene l’arte della diplomazia. Un conservatore intelligente”. Mi espresse il suo giudizio sulla attività diplomatica della Santa Sede: “La ritengo importante, ma vedo che il suo ruolo è diminuito. L’Europa e l’America non sembrano darle molto ascolto, forse perché la Chiesa sta attraversando un po’ di turbolenza. Si vedano i casi di pedofilia negli USA, Irlanda, Germania. Il card. Bertone, segretario di Stato vaticano, non viene dalla diplomazia, anche se è stato un ottimo segretario della Congregazione per la dottrina della fede. Certo non sono più i tempi di Casaroli e Silvestrini, che hanno fatto la storia della diplomazia vaticana di fronte alla sfida del comunismo e alla caduta del muro di Berlino”. Allo scadere dei 75 anni, Rauber rassegnò le dimissioni, nonostante le pressioni a rimanere che gli venivano dalla Segreteria di stato. “In Segreteria di stato volevano restassi ancora per un po’, ma non accettai. Devo tanto alla Santa Sede, anche se non sempre sono stato ascoltato, riguardo soprattutto alle nomine dei vescovi. Certo sono rimasto dolorosamente sorpreso per alcuni avvenimenti. Penso al caso dei lefebvriani, alla non trasmissione al papa delle informazioni su Williamson, negazionista dei campi di sterminio, alla nomina di mons. André Léonard, come arcivescovo di Malines-Bruxelles. C’è stata tanta superficialità”» [Strazzari, La Settimana].