Anteprima, 6 febbraio 2023
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Biografia di Ciccio Geraci
Ciccio Geraci (-2023). Mafioso. Pentito. Ex uomo fidato di Matteo Messina Denaro • «La prima vita di Geraci è a Castelvetrano. È un bambino, di due anni più giovane di MMD: “Ci conosciamo dall’infanzia perché giocavamo assieme da piccolini. Abita vicino casa mia, in linea d’aria saranno un 200 metri”, metterà a verbale anni dopo. Le loro strade si separano quando sono adolescenti e Messina Denaro inizia a seguire le orme del padre Francesco: “Lui ha preso la sua strada e io la mia”. Ciccio Geraci apre una gioielleria con i fratelli, proprio a Castelvetrano. Poi qualcuno si presenta a chiedere il pizzo. Sono gli anni Ottanta e il controllo di Cosa nostra è soffocante. Lui sa dove andare, si rivolge al vecchio amico e trova protezione. È l’inizio della seconda vita perché Messina Denaro chiede in cambio un piccolo favore: diventare custode della cassa di famiglia. Inizia a portare gioielli e contanti che Geraci nasconde nel caveau, poi quando capisce che può contare sul silenzio dell’amico, si presenta in gioielleria Totò ‘u curtu, il capo della commissione di Cosa nostra. Di incontri ce ne saranno diversi. È lui in persona, a consegnare una borsa con i gioielli delle sue donne: “Sono orecchini, collane e qualche altra cosa, tienili tu”. Quel tesoro sarà scoperto alla fine di settembre del 1996 proprio su indicazione di Geraci, arrestato due anni prima, che in quell’anno diventa collaboratore di giustizia. In una botola profonda un metro e larga 50 centimetri, gli investigatori scoprono anelli di Cartier, spille, bracciali, orologi di lusso e 32 lingotti d’oro per due miliardi di valore. Messina Denaro mi disse che facendo gli attentati qualcuno sarebbe andato da Riina a dire “mettiamoci d’accordo, finiamola...”. Le sue testimonianze davanti ai magistrati sono fondamentali per ricostruire l’inizio della strategia stragista di Cosa nostra. Nel febbraio ‘92, quando Riina crea la “supercosa” per contrapporsi alla “superprocura” di Falcone, MMD sceglie Geraci per far parte del gruppo di fuoco che avrebbe dovuto colpire a Roma il giudice, il ministro Martelli e anche Maurizio Costanzo e Pippo Baudo: “Io ero una persona pulita, per dare meno all’occhio quando si andava in giro per le vie di Roma”. È Geraci a coprire le spese del gruppo con la sua American express: 3 milioni e 600 mila lire solo in camicie. Il piano si blocca quando Riina richiama tutti a Palermo perché c’erano “cose più grosse giù”: il piano per colpire Falcone con il tritolo. Ai giudici Geraci racconterà che fu Messina Denaro a parlargli degli attentati come forma di trattativa: “Lui mi disse queste testuali parole: facendo questi attentati a ste cose tu non pensi che ci sarà qualcheduno che va da Riina e dice mettemunni d’accordo ccà, finimula…che lo Stato praticamente scendesse a compromesso”» • Morto a 59 anni in una clinica di Milano per un tumore al colon. Lo stesso che ha colpito il boss trapanese.