Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  febbraio 15 Mercoledì calendario

Biografia di Libero Casagrande

Libero Casagrande (1929-2023). Editore ticinese. «Casagrande ha dato vita alla casa editrice nel 1949 quando nel retro della libreria-cartoleria di famiglia ha installato alcune macchine da stampa e questo è stato il primo nucleo della tipografia da cui sarebbero nate le Edizioni Casagrande. Tra le opere e gli autori pubblicati, il Diario svizzero di Piero Chiara, Romain Gary, Robert Walser e Agota Kristof. Grazie alla collaborazione con figure come Virgilio Gilardoni, con cui Casagrande ha fondato nel 1960 la rivista Archivio Storico Ticinese, la casa editrice è diventata presto un punto di riferimento nel panorama culturale della Svizzera italiana. Nel 1961 Edizioni Casagrande è la prima casa editrice ticinese premiata al concorso “I più bei libri svizzeri”. Negli anni seguenti collabora con autori e studiosi della regione come Plinio Martini, Giorgio Orelli, Giovanni Orelli, Padre Callisto Caldelari, Raffaello Ceschi, Sandro Bianconi, Anna Felder, Christian Marazzi, Alberto Nessi e Fabio Pusterla. Appassionato sperimentatore di nuove tecniche e tecnologie, che amava testare in prima persona, Libero Casagrande è anche il creatore, nel 1982, di Libris, un gestionale per le librerie che verrà usato per anni in tutta Italia, contribuendo a far conoscere la casa editrice oltreconfine. “Ho sempre pilotato un po’ di testa mia tutte le operazioni dell’azienda. Anche quando arrivavano per esempio le piegatrici in tipografia, le studiavo e ero poi in grado di rendermi utile quando gli operai avevano dei problemi. Quello di aiutare tecnicamente era un principio ma anche un’abitudine, una partecipazione personale. In fondo era il mio modo di vivere”» [Ansa].