Anteprima, 20 febbraio 2023
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Biografia di Maurizio Scaparro
Maurizio Scaparro (1932-2023). Regista di teatro. «Innamorato ogni sera del palcoscenico, docente, scrittore e direttore della Biennale di Venezia dal ’79 all’83, dove s’inventò il Carnevale (1980-1982) come ideale commistione di festa, spettacolo, teatro ed improvvisazione, geniale innovazione invano copiata in seguito. Fu uno di quei registi che rinnovarono il teatro dopo la guerra, interessato a creare nuovo pubblico con spettacoli d’arte per tutti, secondo l’insegnamento dell’amico Strehler. Operatore teatrale noto anche all’estero, Scaparro era da tempo assente dalle scene: aveva iniziato come critico, scrivendo ventenne sull’Avanti! e poi su riviste di settore Maschere e Teatro Nuovo, ma già nel ’63 è chiamato a dirigere lo Stabile di Bologna, dove nel ’64 debutta regista in Festa grande di Aprile [...] Firma più di 60 spettacoli di successo come l’intramontabile capolavoro Memorie di Adriano della Yourcenar con Albertazzi, legandosi soprattutto a un bravo giovane attore, Pino Micol che con lui ha dipanato la sua carriera con titoli prodigiosi, dal Cyrano con Evelina Nazzari (figlia di Amedeo, poi sua moglie) all’Amleto, alla Lunga notte di Medea con Irene Papas, e poi ancora, quando Scaparro divenne direttore del Teatro di Roma, Il fu Mattia Pascal, Vita di Galileo, Il teatro comico goldoniano con la Moriconi. Scaparro ha lavorato a lungo anche con Peppe Barra, con Mario Scaccia per Chiccignola su Petrolini, con Massimo Ranieri per Pulcinella (da un soggetto di Rossellini) valorizzando molti talenti della scena: con Ranieri allestì anche uno spettacolo fastoso dal titolo Excelsior. Un esperimento riuscito e multimediale (tra i primi) fu nel 92 il Don Chisciotte, riduzione di Azcona e Kezich, con Micol, poi ridotto in film al cinema anche per la tv» [Porro, CdS]. «Scrittore e pedagogo, attivo in televisione e al cinema, Scaparro si ritagliò una particina persino in politica, da socialista (come pupillo nel Psi di Craxi) ed europeista convinto: “Vorrei poter idealmente dedicare questa nostra fatica teatrale all’Europa della Cultura, la grande dimenticata dell’Europa che viviamo”» [Tagliabue, Fatto].