Anteprima, 20 febbraio 2023
Tags : Ilario Castagner
Biografia di Ilario Castagner
Ilario Castagner (1940-2023). Allenatore di calcio. «Nonostante abbia allenato in piazze come Roma e Milano, Ilario Castagner, il “sorriso più bello del calcio italiano”, come lo ha definito il figlio Federico dando la notizia della scomparsa, si era legato totalmente alla città umbra, dove viveva ed è morto. Il suo Perugia, che nella stagione ’78-’79 riuscì a chiudere il campionato di Serie A senza perdere una partita. Fu definita la squadra dei miracoli. Mancò solo l’equazione che sembrava più logica, quella della imbattibilità-scudetto, per due motivi. Perché gli dei del calcio non vollero lasciare Gianni Rivera, al passo d’addio di una eccezionale carriera, senza lo scudetto della stella. E perché, sia pure inconsciamente, il raggiungimento di quel record finì per generare una eccessiva prudenza che portò a qualche pareggio di troppo. […] Merito anche di un presidente come Franco D’Attoma, che aveva visto lungo puntando su quel giovanissimo allenatore veneto che in città aveva lasciato il segno da ragazzo, centravanti nel vecchio stadio Santa Giuliana ai tempi della Serie C. Non fu un miracolo, semmai quello Castagner lo fece quasi venti anni dopo. Aveva attraversato la tragedia di Renato Curi, l’arrivo di Paolo Rossi in un colpo di mercato che fece sensazione, la mancata promozione in A con la Lazio nell’anno seguente allo sconquasso del calcio scommesse, la marcia trionfale in B con il Milan, la biglia in testa a Bergomi che lo aveva privato di un probabile successo europeo con l’Inter. Nel 1998 Luciano Gaucci lo chiamò, mancavano 11 giornate dal termine di una stagione che il Perugia si apprestava a chiudere stancamente. Lo presentò insieme a una tabella di marcia impossibile che però incredibilmente fu rispettata. La squadra rimontò, andò allo spareggio con il Torino, vinse ai rigori e tornò in A. Castagner nel momento decisivo si immaginò giocatore, esultando al punto tale da rompersi il tendine d’Achille. Un grido di sofferenza per l’ultima impresa. L’anno dopo nonostante il lancio di gente come Nakata, chiuse con il campo ma non con il calcio, che proseguì a commentare in tv» [Panella, Rep].