Anteprima, 21 febbraio 2023
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Biografia di Stanislaw Grygie
Stanislaw Grygiel (1934-2023). Direttore della cattedra «Karol Wojtyla» del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. «Docente emerito di Antropologia filosofica, è stato tra i fondatori dell’Istituto voluto dal suo mentore, il Pontefice polacco che aveva diretto all’Università di Lublino la sua tesi di dottorato in Filosofia cristiana (“Ricostruzione dell’etica di Jean-Paul Sartre”. All’inizio degli anni Ottanta, quando sulla scia del Sinodo sulla famiglia del 1980 Giovanni Paolo II volle affidare a Carlo Caffarra la creazione di un istituto ispirato ai princìpi dell’esortazione apostolica Familiaris consortio, chiamò l’antico allievo, che da quel momento divenne una colonna del “Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia”. Ha insegnato lì fino al 2019, quando la nuova dirigenza decise di ricalibrare corsi e missione dell’istituto sulle nuove direttrici disposte dal Papa e messe in pratica dal cancelliere mons. Vincenzo Paglia. Stanislaw Grygiel ne soffrì molto, per lui era incomprensibile che si stravolgesse il senso di un’istituzione formativa che era nata solo e soltanto perché Giovanni Paolo II voleva dare attuazione a quanto contenuto nella Familiaris consortio. Nel corso degli anni, era stato anche membro della versione francese della rivista Communio. Il suo primo articolo per il Foglio risale al marzo del 2014, quando chiese di poter intervenire sul celebre “Rapporto Kasper” che questo giornale pubblicò in esclusiva: si trattava della relazione che il cardinale tedesco tenne in concistoro e che fu una sorta di ouverture al drammatico Sinodo sulla famiglia del biennio 2014-2015. Se la prendeva, Grygiel, con “la Chiesa che fa sociologia”, dicendosi più preoccupato che arrabbiato per quanto andava preparandosi: “La Chiesa commetterebbe un peccato primordiale se si lasciasse trattenere dalla prima domanda e cercasse di truccare il Figlio del dio vivente a seconda della moda postmoderna, perché la gente Lo scelga come si sceglie una miss tra le candidate truccate in modo adatto allo scopo”. Il suo ultimo articolo per il Foglio fu invece quello scritto in morte di un amico, Carlo Caffarra. Scrisse Grygiel: “Dopo aver ricordato “la sua saggezza e la sua libertà, e quindi la sua santità”, Grygiel concludeva: “Non posso perdonarlo soltanto di una cosa. Egli, grande amatore e intenditore della musica di Mozart, un giorno dopo aver ascoltato con me una delle sue opere, alla mia domanda se avesse qualcosa di Chopin, mi rispose con malizia ma con un sorriso amichevole: ‘Ne ho, ma non molto. Stashiù, dicono che era un grande compositore’. Oggi, dopo più di trent’anni da questo ‘scontro’, spero che il mio amico ascolti in Dio anche la musica di Chopin e l’apprezzi. Quella sera mi aveva procurato quel dolore che solo può sorgere tra amici: il mio amico non sapeva godere come me, polacco, del genio del polacco Chopin”.» [Matzuzzi, Foglio]. Morto a Roma, nella notte fra domenica e lunedì. Aveva 89 anni.