10 febbraio 2023
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Biografia di Sarah Palin (Sarah Louise Heath
Sarah Palin (Sarah Louise Heath, già coniugata Palin), nata a Sandpoint (Idaho, Stati Uniti) l’11 febbraio 1964 (59 anni). Politico (Partito repubblicano). Ex governatore dell’Alaska (2006-2009) ed ex sindaco di Wasilla (1996-2002). Prima donna candidata dal Partito repubblicano alla vicepresidenza degli Stati Uniti (2008). «Sono un pitbull col rossetto» • «Sarah è figlia di Chuck e Sally Heath, che si trasferirono in Alaska dall’Idaho quando aveva 2 mesi. È la terza di 4 fratelli, tre femmine e un maschio, Chuck Junior e Heather più grandi di lei, e Molly la più piccola. Famiglia non ricca. Per arrotondare, il papà, che insegnava nella scuola e faceva il coach di corsa su pista e campestre, lavorava anche come guida e barman. La mamma era segretaria. Famiglia unitissima. Tutti insieme a caccia di caribù, capre selvatiche, foche, a competere in maratone e corse campestri. Sarah fu battezzata in fasce in una chiesa cattolica, ma poi gli Heath passarono alla Wasilla Assembly of God. Quando aveva 12 anni, volle essere ribattezzata nel lago Beaver: a lei si unirono la mamma e i fratelli. Sarah è specialmente vicina a Molly. Quando Chuck Junior e Heather andarono al college, lei e Molly rimasero a dormire nella stessa stanza. Molly aveva paura di tutto. Sarah le teneva la mano di notte, prima d’andare a dormire, e anche di giorno, sulla strada per la scuola. […] A 10 anni ha ucciso il suo primo coniglio, sparando dalla veranda della casetta gialla dei genitori, a Wasilla, paesino dell’Alaska ai piedi dei monti Talkeetna. Alle elementari leggeva già i quotidiani, attentamente, dalla prima all’ultima pagina» (Viviana Mazza). «È cresciuta mangiando hamburger di alce, andando a caccia e a pesca nei ruscelli ghiacciati, poi via via ha iniziato a correre la maratona, a guidare un idrovolante e si è sposata […] con Todd, un mezzo eschimese quattro volte campione di Iron Dog, la più lunga gara in motoslitta del mondo. […] La chiamano “Sarah Barracuda”, soprannome che si è conquistata quando, ancora teenager, portò la squadra di basket della sua High School alla vittoria nel campionato d’Alaska dopo aver giocato con una caviglia mezza rotta e aver segnato il canestro decisivo negli ultimi secondi. […] In Idaho è tornata per quattro anni, il tempo necessario per studiare al college (University of Idaho), dove è entrata grazie a una borsa di studio ottenuta vincendo il concorso di bellezza del suo villaggio (Miss Wasilla 1984), e dove si è laureata in Giornalismo. Laurea che le è servita per trovare subito lavoro, una volta rientrata in Alaska, come reporter sportiva per una televisione locale di Anchorage. In quello stesso concorso aveva vinto anche un altro premio, Miss Congeniality, un successo che le aveva garantito la partecipazione alla finale di Miss Alaska» (Alberto Flores d’Arcais). «Inizialmente con la sua migliore amica Tilly si erano iscritte alle Hawaii e passavano i pomeriggi a sbirciare sul set di Magnum P.I. sperando di vedere Tom Selleck. Ma alla fine è tornata in Alaska, dalla famiglia e da Todd, il fidanzato del liceo. Il 29 agosto del 1988 erano alla fiera dello Stato. Decisero di sposarsi. Chiesero a due anziani sconosciuti della casa di cura locale di fare da testimoni, uno in sedia a rotelle, l’altro con le stampelle» (Mazza). «Questa regione è l’ultima frontiera americana. Nel più esteso Stato degli Usa, dove la popolazione degli orsi è doppia rispetto a quella degli esseri umani, gli abitanti sentono di vivere ancora nella frontiera che Frederick Jackson Turner descrisse nel 1893 come “uno spazio illimitato di terra libera disponibile, che infonde una sensazione illimitata di opportunità, da cui consegue ottimismo, spinta verso il futuro e dilapidazione di risorse naturali”. Basta mettere piede in Alaska per accorgersene: per gli abitanti di una terra ricca e ostile la priorità è sfruttarla per vivervi meglio. Chiunque ostacoli il ricorso alle sue risorse, come fece Bill Clinton limitando alla fine degli anni Novanta i diritti di pesca, diviene un nemico pubblico. […] Sarah Palin segue il percorso opposto all’ex presidente sin da quando, all’età di 27 anni, si candidò per la prima volta senza successo a sindaco di Wasilla, […] cittadina di 9.780 abitanti a 50 km da Anchorage. […] Divenuta sindaco nel 1996, e rieletta nel 1999, ridusse il bilancio del museo locale e si oppose all’allargamento della biblioteca per poter destinare i fondi risparmiati a ben altri fini: abbassare le tasse sugli immobili, costruire strade e fognature. L’idea di fondo fu di sfruttare le risorse per i bisogni prioritari dei residenti, lasciando tutto il resto – acquisto di libri incluso – in secondo piano. Da governatrice ha mantenuto questa direzione di rotta» (Maurizio Molinari). «Presidente della Alaska Oil and Gas Conservation Commission, nel 2006 diventa governatrice dell’Alaska dopo aver battuto in una esaltante campagna nelle primarie repubblicane il governatore in carica, Frank Murkowski, attaccandolo duramente per le sue scorrettezze nella gestione del patrimonio petrolifero dell’Alaska. […] Nel 2006 ha stabilito due record in un colpo solo: è diventata il più giovane governatore nella storia dell’Alaska e la prima in assoluto a diventarlo essendo nata dopo che il “Last Frontier State”, lo Stato dell’ultima frontiera, […] è entrato a far parte degli Stati Uniti d’America (3 gennaio 1959, due giorni dopo che Castro era salito al potere a Cuba)» (Flores d’Arcais). Da governatore, «sullo sfruttamento degli 80 mila chilometri quadrati del Rifugio nazionale, sotto cui vi sarebbero almeno 10 miliardi di barili di greggio senza contare il gas naturale, Palin è favorevole perché privilegia la possibilità di abbassare i costi di carburante e riscaldamento rispetto alla sorte delle renne caribù. Quando l’amministrazione Bush dichiara l’orso polare una specie protetta, scrive sul New York Times per spiegare che si tratta di un errore perché ve ne sono ben 20-25 mila, ovvero il numero più alto degli ultimi 40 anni, non esistono prove scientifiche del legame della loro esistenza con i cambiamenti climatici e, infine, le tribù degli Inuit vivono dandogli la caccia. La difesa delle abitudini di caccia locali la porta a opporsi anche alla limitazione della pesca delle balene da parte degli eschimesi, come a tutelare il diritto di usare piccoli aerei per braccare lupi e orsi prima di ucciderli. A guidarla è il principio-cardine della frontiera secondo cui ciò che si trova in Alaska deve servire per aiutare chi vi risiede a fronteggiare pericoli e ad avere un’esistenza più confortevole. Per questo dà vita a un serrato negoziato con le compagnie petrolifere, obbligandole a versare più tasse locali per poi distribuire il supplemento di entrate alle singole famiglie residenti nello Stato, rifacendosi agli esempi di Norvegia e Kuwait» (Molinari). Grande sorpresa quando, il 29 agosto 2008, durante le assise di Dayton (Ohio), l’allora candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti John McCain presentò la Palin quale propria vice. «Una mossa a sorpresa piena di significati politici. Con la scelta di una donna nei giorni in cui Hillary Clinton ha dovuto accettare, con lealtà ma a malincuore, di essere messa da parte, il “Grand Old Party” lancia un messaggio preciso alle elettrici americane; con la scelta di una giovane (la Palin ha 44 anni, tre meno di Obama), accetta e rilancia la sfida ai democratici sul tema chiave di Obama, quello del cambiamento. Praticamente sconosciuta al grande pubblico americano, Sarah Palin è una paladina dei valori tradizionali del Gop. Antiabortista convinta (ha da poco avuto il quinto figlio, pur sapendo che era affetto da sindrome di Down), membro della National Rifle Association, a favore della pena di morte e contraria ai matrimoni gay, è l’immagine fatta persona dell’America da spot televisivo. […] La scelta della Palin è coraggiosa e non priva di rischi. Il candidato repubblicano, che ha finora impostato la sua campagna attaccando Obama per la sua inesperienza, sceglie come vice una giovane donna che ha un’esperienza politica più breve di quella del candidato democratico. […] Gli elettori che hanno qualche perplessità sull’età di McCain – che […] ha compiuto 72 anni – potrebbero avere qualche dubbio a votare come suo vice una donna giovane e inesperta, che in caso di emergenza sarebbe destinata a diventare “commander in chief”» (Flores d’Arcais, all’epoca). Ciononostante, la Palin parve riscuotere un discreto successo presso l’elettorato repubblicano, fino a quando un ulteriore aggravamento della crisi economico-finanziaria iniziata nel 2007 non mostrò la scarsa preparazione in materia dello stesso McCain, a fronte della maggiore dimestichezza ostentata dal candidato democratico Barack Obama. «Prima della crisi di Wall Street, McCain era inaspettatamente passato in vantaggio nei sondaggi nazionali proprio […] grazie alla capacità di Sarah Palin di mobilitare la base conservatrice, da sempre scettica nei confronti di McCain. […] Il dibattito con Joe Biden è stato più visto dei duelli tra i due candidati presidenti e la sua apparizione al Saturday Night Live […] ha fatto ascolti record. Il New York Times ha scritto che la Palin “è emersa come la più elettrizzante oratrice politica tra i quattro candidati dei due principali partiti politici”. Più elettrizzante di Barack Obama, addirittura. “Palin genera un enorme fervore ai suoi eventi – ha scritto –: la gente qualche volta non smette di applaudire o di urlare parole di elogio nei suoi confronti fino a quando Palin fa una pausa”. […] Continua a essere descritta da politici e commentatori come “uno scherzo”, “una disgrazia”, “un cancro”, “una stupida”. E, questo, lo scrivono sui giornali d’establishment i commentatori conservatori, quelli che in teoria sarebbero dalla sua parte. I liberal hanno detto e scritto di peggio, e gli insulti sono stati senza precedenti per una campagna politica nazionale. […] Su Palin sono state dette e scritte cose infondate e diffamatorie, che vanno oltre la legittima battaglia politica. S’è dato spazio a storie, rivelatesi inesistenti, di relazioni extraconiugali. S’è detto che il figlio affetto dalla sindrome di Down in realtà non fosse suo, ma della figlia minorenne. Sono circolate foto taroccate in bikini e bazooka. C’è […] il dvd di un film porno con un’attrice che le somiglia e si porta a letto i soldati dell’Armata rossa. Tutto con una naturalezza e una facilità di divulgazione delle calunnie […] inimmaginabili per qualsiasi altro candidato, […] senza essere accusati di sessismo, razzismo e manganellismo mediatico» (Christian Rocca). Schiacciante, alle elezioni presidenziali del 4 novembre 2008, la vittoria dei candidati democratici Barack Obama e Joe Biden. «Finita l’esperienza della campagna elettorale, la Palin decide di non ricandidarsi alla poltrona di governatore. Spiega ai suoi elettori che ormai, data la pesante campagna di odio di cui era oggetto da parte della sinistra, avrebbe solo fatto perdere denaro ai cittadini, che sarebbero stati costretti a pagarla mentre lei avrebbe dovuto perdere più tempo a difendersi che a governare. Comincia allora un’intensa attività di opinionista e pubblicista. […] È ospite fisso di Fox News e conduce uno show dal titolo Sarah Palin’s Alaska (5 milioni di telespettatori per la prima puntata). Nel frattempo il suo libro Going Rogue vende più di due milioni di copie. Si schiera apertamente con i Tea Party, intervenendo pubblicamente alle loro manifestazioni e facendo campagna elettorale (e fundraising) per i candidati alle elezioni di midterm che godevano dell’appoggio del movimento» (Andrea Mancia e Cristina Missiroli). «Insomma, secondo l’opinione dello stratega di Trump Steve Bannon, sarebbe potuta diventare la “guerriera populista” che l’allora movimento del Tea Party cercava per combattere l’establishment dem incarnato da Barack Obama. La sua impreparazione però non ha aiutato questo processo: nonostante il suo porsi come campionessa delle donne conservatrici, il suo voler incarnare i “valori” delle mamme che portano i figli a giocare a calcio e a hockey, non ha osato mai ricandidarsi a nulla. Né al Senato in Arizona, dove si era trasferita poco dopo le dimissioni, né alla presidenza degli Stati Uniti nel 2012. Si è fatta notare solo per due endorsement: uno, nel 2014, al candidato governatore dell’Alaska Bill Walker, indipendente appoggiato dai democratici, contro il suo ex vice Sean Parnell, come sorta di vendetta per le aspre critiche che le ha rivolto dopo le sue dimissioni; il secondo, più scontato, a Donald Trump nel gennaio 2016. Nel mezzo, anche alcune partecipazioni al mondo dello spettacolo. […] Negli ultimi anni ha sposato tutte le posizioni più estreme del trumpismo, andando ben oltre il semplice negazionismo [rispetto alla pandemia da Covid-19 – ndr]. Oltre a non essersi mai vaccinata, ha pranzato in un ristorante di New York lo scorso 27 gennaio [2022 – ndr] mentre era positiva. Il massimo quindi per titillare una base integralmente scettica sulla scienza medica» (Matteo Muzio). Da ultimo, la Palin tentò di insediarsi nella capitale federale nell’agosto 2022, partecipando alle elezioni suppletive per la Camera dei rappresentanti indette in seguito alla morte del repubblicano Don Young (1933-2022), ma, nonostante il sostegno di Trump, fu sconfitta dalla «democratica moderata Mary Peltola, di origine nativo-americana, che ha puntato su temi molto concreti, come i problemi del comparto della pesca e il potere di acquisto delle famiglie, oltreché il rinnovo infrastrutturale grazie ai fondi federali. Un contrasto stridente con chi invece pensava di puntare sullo scontro ideologico» (Muzio). In vista delle elezioni presidenziali del 2024, la Palin ha già annunciato il proprio sostegno in favore di Donald Trump • Cinque figli dall’ex marito Todd Palin, da cui ha divorziato nel 2020 • «Di religione protestante. […] Quando frequentava le Wasilla High School Warriors era il leader riconosciuto della “Fellowship of Christian Athletes”, e prima di ogni gara li riuniva tutti per pregare insieme» (Flores d’Arcais) • «La parabola politica di Sarah Palin è veramente interessante. […] Nella prima parte della sua carriera politica, la Palin si è costruita la fama di politico indipendente. Come sindaco della città dove abitava, Wasilla, ha combattuto l’establishment del suo stesso partito, quello repubblicano, accusandolo di corruzione, e lo ha battuto raccogliendo alle elezioni una minoranza del voto repubblicano e una maggioranza di quello democratico. Così, quando si è candidata a governatore, la Palin poteva contare non soltanto sull’appoggio dei repubblicani delle generazioni più giovani, che vedevano in lei il paladino della legalità, ma anche degli indipendenti e di una gran parte dei democratici non ideologici. La Palin ha quindi speso la prima parte della sua carriera politica […] come un politico bipartisan, che preferisce definirsi sui diversi temi – aborto, ecologia, e così via. Tutto questo cambia quando la Palin diventa la candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti. John McCain, il candidato alla presidenza, è un repubblicano moderato, quindi il ruolo lasciato al candidato alla vicepresidenza è quello di repubblicano conservatore. Fin dalle sue prime dichiarazioni, fin dal suo discorso d’accettazione alla convention repubblicana, la Palin interpreta il suo ruolo alla lettera. Si presenta come la vera rappresentante dei valori tradizionali americani: Dio, famiglia e patria. Finita la campagna elettorale, però, la Palin paga il conto. Torna in Alaska e capisce presto che la coalizione che l’ha eletta governatore si è disintegrata. […] La Palin ne prende atto, dà le dimissioni da governatore e si mette a scrivere libri e a comparire in televisione» (Enrico Beltramini) • «Sarah Palin mi ricorda il personaggio interpretato da Nicole Kidman nel film Da morire. La rossa di provincia inesorabilmente ambiziosa che è allo stesso tempo spiritosamente acuta e scema, ma soprattutto concentrata in modo maniacale per ottenere l’incarico di condurre uno show in tv» (Tina Brown). «Gioca a fare l’ochetta giuliva quando vuole sedurre il pubblico di bocca buona, ma è stata una governatrice eccellente della sua Alaska ed è una donna assai abile e astuta» (Vittorio Zucconi). «Un personaggio considerato una figura folkloristica, più che un politico di sostanza» (Massimo Gaggi). «Magnifica l’accoppiata Sarah Palin-Donald Trump. Sono perfetti e sono, ebbene sì, più che l’America, l’americanismo. Lo so che non si può dire e già mi sento scagliato addosso l’anatema contro l’Asse del Male, ma quei due insieme fanno la miscela del più riuscito armamentario mentale plebeo e sovversivo: l’alleanza tra il pregiudizio e il ridicolo, tra l’ignoranza e la malizia, tra il sex appeal della lavandaia e il machismo dello strappone. Insieme fanno un capolavoro da pop art. Non proprio Merda d’artista. Ma quasi» (Pietrangelo Buttafuoco).