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 2023  febbraio 21 Martedì calendario

Biografia di Antonio Catania

Antonio Catania, nato ad Acireale (Catania) il 22 febbraio 1952. Attore di teatro e di cinema e ancora di televisione
Titoli di testa «Un attore di cui qualcuno magari non ricorda il nome, ma difficilmente dimentica l’espressione e la voce» [Dipollina, Rep].
Vita Olimpia, sua madre, ha quindici anni quando lo dà alla luce. È frutto di una fuitina: «Si sposarono poi in sacrestia, mia madre e Salvatore, mio padre che aveva ventotto anni, studente e poi insegnante di elettronica nell’epoca in cui stava nascendo la televisione» [a Tony Damascelli, Giornale] • «Sono cresciuto con Olimpia per me madre e sorella, poi zia Venera che dava lezione di piano e nonna Grazia che litigava per la spesa al mercato» [ibid.] • «Mia zia e mia nonna mi volevano prete» • «Con mia madre andavamo a scuola insieme. Io all’asilo e lei alle magistrali» [L’Ora solare, Tv2000] • Alle elementari: «Il maestro Arena era come Himmler, ci menava con gusto, morì cadendo nella tromba di un ascensore non ancora installato» [Damascelli, cit.] • «Ad Acireale c’era una maestra che teneva lezioni per strada a chi non poteva andare a scuola. All’epoca era tutto un teatro a cielo aperto» • Da piccolo la nonna lo portava all’opera dei pupi: «Lì è nato qualcosa» [L’ora solare, cit.] • «Aveva otto anni, Antonio, quando la famiglia lo portò sul continente, Reggio Calabria: “Avessi detto, coltellate e ammazzamenti, sangue e agguati”» [Damascelli, cit.] • «A scuola gli studenti picchiavano i professori; in quella realtà la prima regola era imparare a incassare, nello step successivo capivi come darle; a quel punto mio padre ha chiesto il trasferimento a Milano» [ad Alessandro Ferrucci, Fatto] • «Avevo, avevamo voglia di fuggire, al nord. Così fu, nel Sessantotto”. Milano, il panettone al posto dei cannoli, il nebiùn a cancellare il sole: “Papà aveva trovato lavoro come direttore di una scuola professionale a Trescore Balneario, faceva il pendolare, io crescevo con zia Lina e l’avvocato Foti, uomo tutto di un pezzo, isolano di carattere e di stile, ha ispirato le mie figure grottesche. Fu duro l’ambientamento a Milano, mi chiamavano gentilmente “Marocco”, venni bocciato in terza liceo scientifico al Vittorio Veneto, cambiai scuola incominciai a farmi capire anche se odoravo ancora di salsedine e avevo sulla pelle il sole della mia terra» [Damascelli, cit.] • All’università sceglie Medicina, poi un giorno un amico gli chiede di aiutarlo a preparare l’esame per l’ammissione alla Scuola Paolo Grassi. «Mi venne voglia anche a me. Fino a quel giorno ero andato a teatro solo due volte». Fu preso • «Per mamma ero bravissimo, mio padre non mi ostacolava, veniva a vedermi a teatro ma volle ugualmente trovarmi un lavoro alla Regione: insegnante di storia dell’arte ai mobilieri, due sere alla settimana. Non potevo correre di qua e di là, dunque mi licenziai. Preferivo lavorare molto e guadagnare poco, questa è la vita di un attore agli inizi» [ibid.] • Al saggio di canto lo vede Gabriele Salvatores che gli propone di unirsi al Teatro dell’Elfo. Con lui ci sono Paolo Rossi, Claudio Bisio, Gigio Alberti, Bebo Storti. «Facevamo spettacoli funambolici, bellissimi» [a Stefania Ulivi, CdS] • Nei primi anni Ottanta, i primi guai: «Con un collega prepariamo uno spettacolo teatrale e ci segue la compagna di allora di Claudio Martelli. Spesso stavamo a casa dei due; (cambia tono) una sera si presenta un vecchio amico, e chiede di dormire nell’appartamento del mio “socio”. Io ceno con loro poi vado via. Il giorno dopo li raggiungo e scopro che era arrivata la polizia: il vecchio amico era uno dedito alla lotta armata. C’è stata un’interpellanza parlamentare nella quale veniva accusato Martelli di frequentare i brigatisti e i brigatisti eravamo noi due!» [Ferrucci, cit.] • «La vita era bella e zingara nelle città dove recitare: “Scoprii Longiano, vicino a Cesena, ce ne innamorammo, traslocammo in Romagna, assieme a Paolo Rossi e Riondino affascinati come noi (con loro recitai La commedia di due lire). Nella nostra casa di campagna facevamo l’olio, vendemmiavamo, era l’arcadia. Là vive ancora Lelia. Io ho scelto Roma, ho scelto il lavoro abbandonando i campi. Salvatores significa l’Elfo, mi volle in Kamikazen, era l’Ottantasette, venne poi Mediterraneo e sono quarantotto i film”». Ancora con Salvatores, (Puerto Escondido, Sud, Nirvana), andando verso Verdone (Ma che colpa abbiamo noi, L’amore è eterno finché dura), Moretti (Il Caimano), Soldini (Pane e tulipani), Scola (La cena) con il passaggio alla televisione, Zanzibar, Francamente me ne infischio e il fresco, felice Giudice Mastrangelo (Uelino, l’autista improbabile del giudice)» [Damascelli, cit.] • «Con Diego Abatantuono le cose più belle, con lui l’intesa è immediata, si recita a braccio» [ibid.] • «Come sono i registi? Esattamente non l’ho mai capito, ma hanno dei problemi. Se sono attori, come Carlo Verdone, allora conoscono le nostre dinamiche e diventano pure generosi; ma con i non attori si toccano gli estremi: o ci amano tantissimo, fino all’omosessualità, o manifestano un senso di superiorità». E Moretti? «Sta un gradino sotto Dio e sul set sono tutti appesi al suo “verbo”; (sorride) durante Il Caimano giro una scena, mi ferma e davanti a tutti proclama: “Ti è venuta bene. A culo”». [Ferrucci, Fatto] • «Antonio Dipollina (commentando la seconda serie della fiction Il giudice Mastrangelo): «Certi duetti tra Diego Abatantuono e Catania valgono la faticosa visione di tutto il resto e sono tra i pochissimi esempi eredi di certe gag della commedia all’italiana di una volta» • «Non amo particolarmente la televisione, non punta alla qualità, piuttosto a un prodotto facile, a una comicità a volte inutile, i progetti sono anche interessanti poi manca il tempo, mancano i soldi, vengono scelti attori che non sono tali, il sogno finisce. Il teatro dopo un po’ mi annoia, il cinema mi intriga» [ibid.] • Aldo, Giovanni e Giacomo lo chiamano Catanìa. Con loro gira Così è la vita e Chiedimi se sono felice • Nel 2006 recita con Claudio Bisio e Ernest Borgnine in La cura del gorilla • Nel 2008 visto a teatro inSotto paga! Non si paga! di Dario Fo: «In una scena dovevo interpretare un gallo e lui mi mostrava come: il problema è che la sua mimica era straordinaria, con una potenza vocale inarrivabile; ho provato a capire il come, ma a quei livelli era impossibile; (pausa). Aveva la capacità mai vista di farti entrare nella sua fantasia: ti portava a credere alla sua immaginazione. E ci riusciva in un secondo» [Ferrucci, cit.] • In tv noto come il Renato di Benvenuti a tavola e l’incompetente produttore Diego Lopez nelle quattro stagioni di Boris. E poi ha recitato in Caterina e le sue figlie 2(2006), Squadra mobile (2015-2017) e un’apparizione in Don Matteo 12. Al cinema visto anche in L’ora legale di Ficarra e Picone (2017), in 10 giorni senza mamma di Alessandro Genovesi (2019), e Odissea nell’ospizio di Jerry Calà (2019). A teatro visto da ultimo in Se devi dire una bugia dilla grossa per la regia di Luigi Russo, l’originale era di Pietro Garinei. Nel 2021 recita con Sandra Milo in Free e l’anno dopo torna sul set con Diego Abatantuono in Improvvisamente Natale. In tutto ha girato 76 film. Da qualche anno insegna a Ciak, si gira, una scuola di formazione allo spettacolo per siciliani.
Amori Sposato con l’attrice Rosaria Russo, con la quale ha avuto due figli. I due si sono conosciuti durante le riprese de Il giudice Mastrangelo, con Diego Abatantuono e Alessia Marcuzzi.
Titoli di coda «Sono un attore che ancora deve dare il meglio di sé stesso».