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 2023  febbraio 23 Giovedì calendario

Biografia di Alain Prost (Alain Marie Pascal P.)

Alain Prost (Alain Marie Pascal P.), nato a Lorette (Loria, Francia) il 24 febbraio 1955 (68 anni). Pilota automobilistico. Uno dei più grandi della storia della Formula 1 • Detto «Il Professore» • «Prost è stato per la F1 ciò che, negli stessi anni, Platini è stato per il calcio. Un atleta di classe immensa» (Pino Allievi, Gazzetta 24/2/2005) • Ha corso con McLaren (1980, 1984-1989), Renault (1981-1983), Ferrari (1990-1991) e Williams (1993). Vincitore di 51 Gran Premi, in media uno ogni quattro disputati. Quattro volte campione del Mondo (1985, 1986, 1989 e 1993). Quattro volte vice-campione del Mondo (1983, 1984, 1998 e 1990) • «Puntiglioso e calcolatore» (Quattroruote). Il suo stile nella guida era così perfetto che si diceva fosse noioso da vedere • La notte, dormiva appena 4-5 ore. Poi, freschissimo, si presentava negli autodromi per sfidare avversari del calibro di Jones, Lauda, Mansell, Piquet, Rosberg, Arnoux, Patrese e (infine) Schumacher. E soprattutto: Senna, suo grande rivale • «Lui con me è umanamente incompatibile, ma non riesco ad immaginare la mia carriera senza lo stimolo rappresentato da Alain» (Ayrton Senna) • «Prost si è bruciato il cervello a causa di Senna. Prima che la gara inizi, sa di essere battuto. (James Hunt) • «Prost era veloce come Ayrton ma rispetto a lui sapeva portare a casa il risultato anche con più pazienza» (Stefan Johansson) • «Senna era troppo carico di emozioni. Questo era il suo limite: un grande talento portato a eccedere e di conseguenza a commettere errori. Se fossi stato un team manager avrei scelto Prost, che era chirurgico nella guida e nella condotta di gara. Molto più affidabile» (Jackie Stewart) • Lui, a proposito di Ayrton, diceva: «Non avevo nulla contro di lui, personalmente. Era un buon tipo, ma complicato. Ma nonostante questo l’ho odiato e ho studiato come batterlo. In F1 per vincere devi essere un bastardo, non puoi vincere se sei un bravo ragazzo» • Quando gli chiedevano cosa si provi a correre su una monoposto: «Adrenalina pura, scarichi violenti, paura, eccitazione, riflessi sotto vuoto spinto, difficoltà continue». E aggiungeva: «Se ho paura quando guido ai 300 all’ora? Certo che ho paura. Non sono certo un idiota».
Titoli di testa «Mi ripeto spesso una cosa: vengo da un piccolo paese, i miei genitori non avevano soldi. Ho fatto tutto da solo. Non avevo un manager, gestivo da solo i miei contratti. Ero piccolo, con un naso storto e i capelli ricci».
Vita Nato a Lorette, nella clinica Les Berceaux. Cresciuto a Saint-Chamond, piccolo paese della Loira. Il padre, André Prost, produceva mobili da cucina. La madre Marie-Rose Karatchian, di origini armene, è insegnante. Un fratello minore, Daniel, morto di cancro nel settembre 1986 • Fin da piccolo, Alain è un ragazzo irrequieto. Non sta mai fermo. Pratica il wrestling, va coi pattini a rotelle, gioca a pallone (e si rompe il naso diverse volte). È un piccoletto ma ha un’inclinazione naturale per lo sport, si convince che che vuole diventare istruttore di ginnastica, oppure calciatore professionista. A quattordici anni, però, durante una vacanza con la famiglia nel sud della Francia, scopre di amare le gare di go-kart • Nel 1974 molla la scuola per dedicarsi alle gare a tempo pieno. Nel 1975 è già campione nazionale francese di kart. Nel 1980 è in Formula 1 • «Si fece notare subito quando, all’inizio degli anni 80, arrivò secondo dietro Lauda. E fin qui si può dire che sia una cosa normale. Ma lui arrivò secondo per mezzo punto e a detta di molti quel mezzo punto glielo fece perdere la McLaren pur di far vincere Lauda. Poi, cominciammo tutti a chiamarlo il “Professore” tanto era pignolo, preparato, competente, efficiente. Controllava tutto, in officina e ai box. Impartiva ordini, seguiva il lavoro dei meccanici. Era l’anima di una squadra. Soprattutto della Ferrari dove gli ordini li impartiva ad alta voce, come un nostromo sul ponte della Vespucci spazzato dal vento e dai marosi. E tutti obbedivano. Nessuno fiatava. Spesso, seduto ad un tavolino all’aria aperta, spulciava i tabulati dei computer e dava ordini al mite ingegner Mazzola che allora (inizio anni 90) era il suo ingegnere capo. Lui dettava e Mazzola scriveva, questa la frase con cui venne bollata allora la supremazia aziendale di Prost» (Carlo Marincovich, Rep 23/11/2001) • «Non ha goduto di una vita agonistica facile. Anzi, avrebbe avuto degli ottimi motivi per dormire tra gl’incubi. Invece è sempre rimasto sereno: la sera prima delle corse si chiudeva nella sua camera d’albergo e cominciava a smanettare col telecomando per divorare i telegiornali, guardarsi dei film. O anche per telefonare ad amici e amiche che conoscevano bene quel rituale che lo faceva sentirsi tranquillo e coccolato. Ammesso che non trovasse qualcuno con cui giocare a carte o discutere di politica, economia o calcio nelle ore in cui i suoi rivali russavano da un pezzo» (Allievi) • Prost è forte nella dialettica, pronto nelle battute. Anche maligno, se c’è da essere maligno. «I giapponesi della Honda hanno budget ampi e molta tecnologia. La Porsche, sul piano potenziale, può batterli. Ma non ha la testa» (Ungheria 1986). «Dietro di me non c’è una nazione che tifa. Forse i francesi mi sostengono senza darlo troppo a vedere. Ma io corro per me, non per la Francia» (Cernobbio 1984). «L’ambiente tratta un pilota come un dio, però pretende pure di metterlo in gabbia ed esporlo. Si è continuamente spinti a fare cose che non si vorrebbe. Tanti di noi, i più deboli, s’illudono e dimenticano i valori della vita. Detesto tutto ciò» (Adelaide 1986). «Se ho mandato dei fiori a una signora? Beh, sì, l’ho fatto. Le donne amano i fiori...» (Monza 1987) • «“La stampa italiana è una stampa di merda” sentenziò una volta nel microfono di Claudia Peroni di Canale 5. Apriti cielo, dovette intervenire il presidente della Ferrari, Piero Fusaro, a lenire i mal di pancia dei giornalisti. Pochi mesi dopo se ne uscì con un’altra sentenza inappellabile: “La Ferrari è peggio di un camion”. Non ci fu tempo per le polemiche: pochi minuti dopo la Ferrari lo licenziò su due piedi alla vigilia di una gara in cui fu sostituito da Gianni Morbidelli» (Marincovich) • «Oggi un pilota medio dice, in una carriera, ciò che Prost diceva in un week end» (Allievi) • «C’è una cosa che gli è rimasta indigesta: non essere riuscito a portare il titolo iridato a Maranello. C’è andato vicino nel 1990, la sua prima stagione, ma alla penultima gara Senna lo ha buttato fuori senza complimenti alla prima curva di Suzuka. È stato l’atto più violento di una rivalità come non ce ne sono più state. Perché quando due super campioni si trovano sotto lo stesso tetto, con lo stesso mezzo, è quasi scontato che vada a finire così. Prost e Senna sono stati i primi eroi di una F1 da grandi audience televisive e questo è pesato per l’orgoglio di entrambi. Con enormi vantaggi per lo spettacolo. Ci sono state collisioni, sorpassi, staccate da brivido, malizie, scorrettezze che hanno creato un vallo fra le diverse tifoserie» (Allievi) • «L’amicizia tra Senna e Prost si ruppe definitivamente il 23 aprile 1989, nella domenica in cui Berger rischiò la vita tra le fiamme del Tamburello. Anche tra i due litiganti di casa McLaren c’era un accordo: non attacchiamoci al via. “C’era un accordo che era stato valido numerose volte già prima di Imola — ricorderà poi Senna – era stato Prost a propormi di non attaccare dopo la frenata della prima curva. Alla seconda partenza lui partì più veloce di me, ma io gli fui immediatamente alle costole, approfittando della sua scia. Guadagnai facilmente velocità e feci la mia mossa ben prima della zona di frenata. In pratica, a mio avviso, avevo iniziato il sorpasso prima della curva e di conseguenza eravamo fuori dai termini del nostro accordo. Cosa avrei dovuto fare? Spostarmi perché ero più veloce di lui? Si parla di corse o no? Il mio sorpasso era cominciato mentre mi accostavo a Prost sul rettilineo e all’altezza della prima curva eravamo fianco a fianco”. La versione di Prost, naturalmente, è ben diversa. Risultato? Prost non si fida più di Senna e Senna non si fida più di Prost» (Umberto Zapelloni, Foglio 17/4/2021). I due non si parlano più per anni. Fino a che, quando ormai Prost si era ritirato dalle gare ed era diventato commentatore sportivo alla tivù francese, Senna gli mandò un messaggio via radio «Alain, mi manchi». Nessuno riusciva a motivarlo quanto lui • È il venerdì prima del maledetto weekend di Imola ‘94.
Amori Secondo Piquet Nelson, altro suo rivale storico, «ha fatto cose bruttissime, soprattutto inseguiva le mogli di altri piloti o dirigenti francesi» • Vantava una notte di passione con la principessa Stephanie di Monaco • È stato sposato con una Anne-Marie (n. 1955), dalla quale ha avuto Nicolas (n. 1981) e Sacha (n. 1990). Poco dopo la nascita del secondogenito, divorziò, si mise con una Bernadette, da tempo sua amante. Qualche anno dopo, lei gli diede un’altra figlia: Victoria (n. 1990).
Affari Nel 1997 acquistò la scuderia francese Ligier, la ribattezzò Prost Grand Prix, strinse un accordo di produzione con la Peugeot per i motori e ingaggiò come pilota Olivier Panis. Dopo cinque anni, il bilancio si rivelò catastrofico: risultati scadenti o nulli, gravi difficoltà finanziarie, scuderia allo sbando. Nel campionato 2000 ottenne zero punti. Nel 2001, solo quattro, e il pilota, Jean Alesi, mollò la scuderia per trasferirsi alla Jordan senza nemmeno aspettare la conclusione del campionato. A novembre di quell’anno il Tribunale di Versailles avviò una procedura di fallimento.
Politica Nel 2007 ha votato per Sarkozy.
Religione «Senna dice che crede in Dio... Probabilmente è tanto convinto da pensare di essere immortale, altrimenti non farebbe quello che fa».
Scaramanzia Saliva sempre in auto dal lato destro.
Curiosità Alto 1,65 m • Pesa 62 chili • Posò per la pubblicità degli occhiali da sole Serengeti, indossati, tra gli altri, da Benedetto XVI • È stato nominato Ufficiale della Legion d’Onore e dell’Ordine dell’Impero britannico per meriti sportivi • Abita a Nyon, in Svizzera, a venti chilometri da Ginevra • In gara indossava un casco con i colori del tricolore francese: blu, bianco e rosso • È convinto che gli italiani, tra i tifosi, siano i più puristi di tutti. «Sono appassionatissimi di motori e adorano sentire il rombo assordante. Quando tre anni fa lanciammo in F1 il nuovo motore ibrido, mi ricordo di tifosi che andavano a vedere la Gp2 per “rifarsi” le orecchie…» • Dice di essersi ritirato dalle gare, nel 1993, perché l’ambiente non gli piaceva più. «Era il momento giusto di dire basta» • Oggi gareggia in bicicletta, le auto non gli interessano più. «Il punto è che non voglio guidare solo per divertimento e per andare al massimo non ho le giuste motivazioni» • «Oggi le monoposto si sono evolute enormemente in termini di aerodinamica, ma non ne sono elettrizzato. Nulla ha più a che fare con gli anni 80. Preferisco le auto più semplici e più snelle. La professione è cambiata. Oggi sono soprattutto i piloti che ascoltano i loro ingegneri» • Giura che lui una monoposto moderna non saprebbe guidarla. «Troppi comandi, troppe cose a cui pensare» • «Alla morte di Senna, mi sentii come se avessi lasciato la Formula 1 un’altra volta. Dopo non ho mai più visto il nostro sport nella stessa maniera. Fu qualcosa di enorme, di incredibile. Ci penso sovente. Sono passati tanti anni e mi accorgo che io e Ayrton manteniamo la stessa popolarità. Perché nelle nostre sfide abbiamo scritto alcune delle più belle pagine di questo sport. È stata una perdita irreparabile, che fa ancora male. Non si può dimenticare. Adesso, a parte l’anniversario di questi giorni, si cerca di non parlarne molto. Ma il pensiero resta» • «La famiglia Senna mi aveva invitato alle esequie in Brasile, ma ero indeciso. Nel suo Paese io ero stato il grande nemico: non volevo eccitare qualche comportamento violento. Eppure avrei voluto tanto andare e rendergli omaggio. Decisi di chiamare un amico: Jean-Luc Lagardére, presidente della Matra. Sua moglie era brasiliana: le chiesi un consiglio e lei non ebbe alcun dubbio, dovevo andare. Le devo tanto. A San Paolo fui ricevuto come un capo di Stato. La sua famiglia mi accolse con grande affetto e non potrò dimenticare l’onore che mi hanno offerto, consentendomi di portare a spalla la sua bara in mezzo a un mare incredibile di folla che gridava il suo nome, che piangeva, si disperava. Legandomi ad Ayrton per sempre» • «Oggi il Brasile è come la mia seconda casa. Sui social ho moltissimi followers di quel paese. Inoltre sono ancora in contatto con la sorella di Senna, Viviane. È come se la divisione che c’era durante la nostra rivalità fosse sparita e avesse preso il sopravvento il lato umano».
Titoli di coda «Quando sei arrivato in F1 e hai vinto, è difficile trovare di meglio: non esiste».