il Fatto Quotidiano, 6 aprile 2023
Per Renzi il Senato è soltanto un hobby: dirige il Riformista
Aveva promesso una “sosta ai box” dalla politica, come se conferenze e consulenze in giro per il mondo non fossero abbastanza. Ma Matteo Renzi ha già in mente altro. E così eccolo arrivare sorridente nella Sala della Stampa estera a mezzogiorno, quando da una mezzora si è già diffusa la notizia del suo nuovo incarico: da maggio, per un anno, sarà direttore editoriale del Riformista, giornale edito da Alfredo Romeo (coimputato col padre di Renzi nell’inchiesta Consip). Lungi però, l’ex premier, dal rinunciare al posto a Palazzo Madama: “Non lascio, raddoppio. Continuerò a fare il mio lavoro di parlamentare dell’opposizione e a intervenire in aula”. Sommando così gli stipendi: “Ma non è che lo raddoppio, visto che i miei redditi derivano anche da altre attività oltre a quella da senatore”. Anche perché conferma che “sul Rinascimento saudita tra 10 anni mi darete ragione”. L’indennità da direttore non è ancora nota, ma quel che è certo è che Renzi avrà tra le mani un’arma di propaganda con pochi precedenti nella storia recente dell’editoria, per quanto lui minimizzi: “Tanti parlamentari che hanno fatto i direttori. Veltroni era vicedirettore dell’Unità, Sergio Mattarella è stato direttore del Popolo”. Tutti giornali di partito, però, mentre Il Riformista ha una tradizione diversa che adesso dovrà piegarsi alla stortura di un direttore leader politico: “La linea non potrà essere né il sovranismo di Giorgia Meloni – arringa l’ex premier – né quella che di Elly Schlein o quella dei 5 Stelle. Tra sovranismo e sinistra radicale c’è una maggioranza silenziosa”. La stessa che però non si è vista alle regionali del Friuli: “Lì hanno visto arrivare solo Fedriga”, dice facendo il verso a Schlein.
Sulla giustizia, Renzi assicura una linea “iper garantista”, ma “più moderata rispetto a quella di Piero Sansonetti” (con cui l’unica vera discontinuità sarà sul sì alle armi a Kiev), il direttore che tra un mese farà posto a Renzi passando alla resuscitata Unità (rilevata dallo stesso Romeo). L’ex premier avrà così un organo per dar voce alle invettive anti-pm. “Ma non ritiro le querele ai giornali. Adesso sarò io a rischiarle”. Renzi non dice tutta la verità: potrà essere querelato per i suoi pezzi, ma non rischierà nulla per quanto scritto dai collaboratori, visto che non è iscritto all’Ordine dei giornalisti e dovrà essere affiancato da un direttore responsabile. Chi? “Lo decideremo nei prossimi giorni”, chiude Renzi. Era stato sondato Alessandro Barbano, direttore del Corriere dello Sport, ma il suo nome sarebbe stato valido come alternativa a Renzi, che invece ha sorpreso tutti accettando: “L’idea ce l’ha data Gianni Cuperlo”, scherza lui, togliendo qualche merito a Romeo. Nessuno della redazione del Riformista sapeva nulla.
Ora però i giornalisti attendono risposte ben prima del 3 maggio, giorno di debutto del nuovo corso: gli assunti a tempo indeterminato sono meno di 10 e alcuni di loro si sposteranno all’Unità. A quel punto, confermano fonti vicine al senatore, Renzi avrà margine per investire su qualche nome di fiducia. L’esodo all’Unità non è però indolore. Il cdr protesta. Pietro Spataro, che ne fu condirettore, usa l’ironia: “Renzi diventa direttore del Riformista, il cui direttore e la cui redazione traslocano per fare l’Unità, diretta dall’ex direttore del Riformista che è stato condirettore dell’Unità, chiusa a suo tempo dal nuovo direttore del Riformista. Tutto questo senza la vera redazione dell’Unità”. I cronisti della storica testata, chiusa appunto anche per volere del Pd renziano, sono fuori dal progetto. Quanto a Renzi, persino un commentatore solitamente mite come il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana si lascia andare: “Mi stupisce che Renzi voglia fare tremila mestieri e non l’unico per cui è stato eletto. È un rapporto un po’ strano coi propri elettori”.